Mio fratello, mia sorella: cos’è la schizofrenia? Sintomi e cause della malattia mentale alla base del film con Claudia Pandolfi
Andiamo a scoprire nel dettaglio di cosa soffre Sebastiano (Francesco Cavallo), uno dei figli di Tesla. Il film è in onda oggi, 25 novembre 2022, in prima serata su Canale 5.
Mio fratello, mia sorella è il recente lungometraggio Netflix diretto e scritto da Roberto Capucci (Ovunque tu sarai, Il giorno del mio compleanno) che è arrivato sulla piattaforma streaming precisamente l’8 ottobre 2021. Il progetto, prodotto da Lotus Production e Mediaset, è molto intenso perché racconta un dramma familiare sullo sfondo, approfondendo diverse tematiche singole come per l’appunto la malattia di uno dei personaggi, in particolare Sebastiano (Francesco Cavallo) uno dei figli di Tesla (Claudia Pandolfi), che soffre di schizofrenia.
Prima di andare ad analizzare nel dettaglio la malattia che appare all’interno di Mio fratello, mia sorella, è opportuno riportare qualche riga della trama del lungometraggio. I protagonisti del lungometraggio sono Nik (Alessandro Preziosi) e Tesla che, alla morte del padre, sono costretti a vivere sotto lo stesso dopo che si erano allontanati. A complicare la faccenda Sebastiano e Carolina (Ludovica Martino) che hanno un rapporto molto difficile con la madre Tesla. Nel corso del tempo, però, si andrà a creare un solido legame in particolare tra Sebastiano e Nik, ma la vita ha in serbo per loro altre sorprese dietro l’angolo.
Mio fratello, mia sorella: la malattia di Sebastiano nel dettaglio
Come scritto poc’anzi, Sebastiano in Mio fratello, mia sorella soffre di una malattia cronica e invalidante che colpisce il cervello, nello specifico la schizofrenia. Il ragazzo è un violoncellista molto bravo e talentuoso che però, a causa di questo disturbo, ha molti problemi ed ostacoli che in parte cerca di risolvere la madre Tesla, con una protezione che diventa ossessione. Tornando alla malattia, la schizofrenia provoca un distaccamento dalla realtà da parte del paziente, come suggerisce l’origine del nome greco σχίζω (schízō, ‘io divido’) e φρήν (phrḗn, ‘cervello’). Questo problema neurologico, tra l’altro, influenza la gestione delle emozioni e anche alcune funzioni più evolute dell’uomo come la percezione, la memoria, l’attenzione e l’apprendimento. Passando nel dettaglio ai sintomi, si possono raggruppare in generale in tre diversi gruppi: sintomi positivi (che vanno e vengono e non sono evidenti in individui sani), sintomi negativi (disturbo delle normali emozioni e del comportamento che possono essere associati erroneamente alla depressione) e sintomi cognitivi (difficili da riconoscere).
Tra questi possiamo trovare allucinazioni, disordini del movimento (nei casi peggiori si verifica la catatonia), disturbi del pensiero che provocano un modo illogico di raccogliere le proprie idee e manie derivate da false credenze. Si riscontrano poi mancanza di piacere, scarsa organizzazione nella vita di tutti i giorni, parlare poco e solo se obbligati e ciò implica che alcuni pazienti abbiano bisogno di essere accuditi anche nell’igiene personale. Chiudendo con gli aspetti propriamente cognitivi, invece, si possono rintracciare degli ostacoli nella memoria del lavoro, ridotte funzioni esecutive, difficoltà a stare attenti e a concentrarsi. Negli ultimi anni, le varie ricerche mediche si stanno concentrando in particolare sui disturbi cognitivi perché sono molto presenti, sono stabili nel tempo e agiscono indipendentemente dai sintomi psicotici. Inoltre, tali problemi sono quelli che permangono per quasi l’intera vita dei malati.
Ad ora ci sono ancora delle ipotesi riguardo le cause della schizofrenia, ma in generale si pensa che elementi come l’ereditarietà, eventi traumatici durante la gestazione, stress ambientale e stress psicologico sono elementi che favoriscono lo sviluppo di questo disturbo. Anche il trattamento non è facile: proprio perché ci sono ancora dubbi su come si origina la malattia, la soluzioni si concentrano prevalentemente sull’eliminazione dei sintomi tramite psicofarmaci (in particolare antipsicotici) e anche trattamenti psicosociali. Tutto questo fa capire l’inferno mentale in cui Sebastiano è finito in Mio fratello, mia sorella, facendoci comprendere meglio la difficile gestione del suo problema.