Lesson Plan: recensione del film polacco Netflix
Dalla Polonia un poliziesco che ammicca e strizza l’occhio ai prodotti di genere d’oltreoceano, ma il risultato lascia molto a desiderare. Su Netflix dal 23 novembre 2022.
Da qualche annetto a questa parte la cinematografia polacca, con la complicità e la spinta delle occasioni produttive e distributive messe a disposizione dalle piattaforme per lo streaming, ha notevolmente incrementato la realizzazione di film e serie appartenenti alla famiglia allargata dei generi, andando a confrontarsi anche con filoni poco se non per nulla affrontati in passato. A dire il vero ci aveva pensato il direttore della fotografia e regista Andrzej Bartkowiak, già nei primi anni Duemila a sposare la causa, adoperandosi in prima persona per fare in modo che anche la Polonia potesse in qualche modo dire la sua a riguardo. Peccato però che per farlo il cineasta di Łódź è dovuto emigrare negli Stati Uniti. Lì con il benestare di Hollywood e delle Majors a stelle e strisce ha portato sul grande schermo action, polizieschi e crime come Romeo deve morire o Amici per la morte che facevano dell’adrenalina, della cinetica esasperata ed esasperante, del ritmo asfissiante, della balistica, delle arti marziali e della velocità d’esecuzione, i punti fermi sui quali gettare le basi di sceneggiature accessorie e approssimative, piegate già in partenza alle esigenze dell’intrattenimento a buon mercato.
Lesson Plan: la nuova pellicola di Markowicz va a raschiare il barile dell’insufficienza, sfiorando la mediocrità
L’eredità dunque non è delle migliori e coloro che in madrepatria hanno deciso di raccoglierla, a giudicare dai risultati, non hanno saputo fare meglio del connazionale. Tra questi c’è Daniel Markowicz, già autore per Netflix del poco esaltante action-crime Bartkoviak, che torna sulla piattaforma della grande N a partire dal 23 novembre 2022 con un film con il quale riesce persino a fare peggio. Quel film risponde al titolo di Lesson Plan. Anche in questo caso l’operato di Markowicz dietro la macchina da presa, per quello che al momento è il terzo tentativo andato a vuoto dopo Diablo e Bartkoviak, lascia molto a desiderare, confermando quanto la cinematografia polacca di genere, a differenza di quella più dichiaratamente d’autore, abbia ancora tanta strada da fare per raggiungere determinati livelli. Altri precedenti netflixiani di recente rilascio come Furioza di Cyprian T. Olencki del resto non avevano offerto agli abbonati segnali incoraggianti. Ecco perché su Lesson Plan le aspettative nostre e degli abbonati erano in partenza piuttosto basse, anche se l’immediato piazzamento nella top ten dei titoli più visti sulla piattaforma sembrerebbe dire il contrario. Ma il gradimento al termine della visione è ben altra cosa e infatti la nuova pellicola di Markowicz va a raschiare il barile dell’insufficienza, sfiorando la mediocrità.
In Lesson Plan l’urticante tentativo di rifarsi in maniera spudorata ai prodotti d’intrattenimento a stelle e strisce è il dato negativamente più significativo
In Lesson Plan l’urticante tentativo di rifarsi in maniera spudorata ai prodotti d’intrattenimento a stelle e strisce, copiandone letteralmente stilemi e approcci senza cercare mai un compromesso tra il modello di riferimento e una propria anche se minima personalizzazione, è il dato negativamente più significativo. Non si tratta di citazioni o rimandi, ma di un progetto di clonazione non andato a buon fine. Il ché è lo specchio di un lavoro di scrittura prima e di trasposizione poi che mostra crepe e debolezze strutturali già alla radice. Dal punto di vista narrativo e drammatugico, il film è deficitario già in sede di plot, con l’originalità che è ai minimi storici così come la propensione a metterla in atto. Il protagonista stesso, qui interpretato da Piotr Witkowski che ne fa suo e nostro malgrado una vera e propria macchietta, è la prima vittima a cadere sotto i colpi della pigrizia mentale e creativa dello sceneggiatore Daniel Bernardi. Quest’ultimo ci catapulta al seguito di Novicki, un’ex poliziotto caduto in disgrazia e nel tunnel dell’alcool dopo l’omicidio della moglie per mano di un boss che ha arrestato. Un anno dopo per vendicare l’assassinio di un amico e per sventare una banda dedita al traffico di droga, Novicki si rimette in carreggiata e sottocopertura, nelle vesti di un professore di storia, si intrufola in un liceo della periferia polacca dove la violenza e lo spaccio sono all’ordine del giorno per trovare i responsabili.
Lo spettatore di turno si trova a fare i conti con un personaggio fortemente stereotipato, disegnato a immagine e somiglianza dei suoi predecessori
È sufficiente leggere queste poche righe di sinossi per essere travolti da un’onda anomale di déjà-vu, nella quale è possibile trovare situazioni e dinamiche che hanno il sentore del già visto e della minestra riscaldata. Tornano alla mente film come Pensieri pericolosi, The Principal e soprattutto Un poliziotto alle elementari. Ed è così che lo spettatore di turno si trova a fare nuovamente i conti con un personaggio fortemente stereotipato, disegnato a immagine e somiglianza dei suoi predecessori, dai quali prendi vizi e virtù. Se poi nemmeno le scene d’azione servono a mettere qualche toppa qua e là, allora anche l’ultima fiammella di speranza finisce con lo spegnersi, lasciando poco e niente.