Venezia 73 – Le Ultime Cose: recensione del film di Irene Dionisio
Un’esordiente alla sua opera prima. Irene Dionisio ha presentato alla 73ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia Le Ultime Cose – unico film italiano selezionato per la “Settimana Internazionale della Critica” . Tre storie struggenti, fatte da piacevoli emozioni e disuguaglianze conclamate; Le Ultime Cose presenta un’andatura narrativa dolce-amara utile ad evidenziare quell’irrisoluto concetto “del debito morale”.
“Un inventario umano contemporaneo” che lega queste tre storie nel miglior modo possibile. Irene Dionisio sceglie di “armonizzare” il tutto con questa soave campagna di sensibilizzazione. Attraverso una coralità d’intenti, il film mette a nudo le più grandi difficoltà – soprattutto quelle economiche – di una persona , messa a dura prova da situazioni poco raccomandabili ma inevitabili. Non una prostrazione ma una difficoltosa accettazione di una cruda realtà.
“Discrepanze economiche fonti di malessere”
Secondo l’immaginario morale di Irene Dionisio le discrepanze economiche costituiscono il male esistenziale di qualsiasi persona. Dover lavorare, produrre per un qualcosa di imposto che non porta tendenzialmente a nulla di concreto. Le Ultime Cose può costituire una vera e propria presa di coscienza della regista stessa, che attraverso ipotetiche storie, tenta di sollecitare lo spettatore con pseudo-studi sociali. Un eterno “scontro” fra debitore e creditore, quella rivalsa intesa come un ottenimento dovuto calpestando qualsiasi forma di umanità.
L’aridità d’animo dunque è la nemica giurata della narrazione, fatta trasparire sotto-forma di più persone fisiche. Cambiano i personaggi o le storie, ma questa componente rimane onnipresente per tutta la durata del film. Convincenti le interpretazioni del cast; Fabrizio Falco, Roberto De Francesco, Christina Rosamilia ed Alfonso Santagata rispondono degnamente alle richieste della regista. Nonostante infatti siano collocati in diversificati contesti, i vari personaggi creano incredibilmente una sorta di legame empatico fra di loro, coinvolgendo emozionalmente lo spettatore stesso.
Investigare in presa diretta
Le Ultime Cose non ha importanza solamente per essere il film-debutto di Irene Dionisio; il lavoro investigativo eseguito dalla giovane regista torinese nel famoso Banco dei Pegni è stato fondamentale per buttare giù le basi del film. Un valore che fortifica di gran lunga l’interezza della pellicola e che avvalora la tesi sostenuta in precedenza, ovvero di come tale prodotto sia fondamentale – sul piano strettamente emotivo – per la regista. Sensibilizzare dunque rimanendo sensibilizzata a sua volta. Un piacevole stato d’animo quello palesato – seppur indirettamente – dalla Dionisio, che immette molto del suo in questa pellicola.
La densità con cui Irene Dionisio imposta Le Ultime Cose coinvolge, “stringendo” inesorabilmente “il cuore” di chiunque ne è spettatore. Una determinata ricerca di quel riscatto – esistenziale e sociale – che appare come un monito per qualsiasi persona in difficoltà. Importante l’utilità che questa pellicola ha nel panorama cinematografico contemporaneo; senza inutili sentimentalismi il film “naviga” con quella chiara determinazione che difficilmente lascia indifferenti. Anche sul piano tecnico il film non passa inosservato. Un buon uso della macchina da presa per una regista alle prime armi che tenta – e spera – di motivare la collettività ad avere più amor proprio accettando anche quello degli altri, accantonando del tutto quella spietatezza d’animo … Le Ultime Cose, mai titolo più consono per invogliare lo spettatore a riflettere.
Le Ultime Cose è un film scritto e diretto da Irene Dionisio, prodotto da tempesta, Amka Films Productions, ADvitam; in collaborazione con Rai Cinema, RSI Televisione Svizzera, Istituto Luce distribuito da Cinecittà Luce. Nel cast Fabrizio Falco, Roberto De Francesco, Christina Rosamilia Alfonso Santagata, Salvatore Cantalupo e Anna Ferruzzo.