Bosè: recensione della serie Paramount+
Una serie che avrebbe potuto fare molto di più!
Sei episodi per raccontare la vita di un artista, un’icona, figlio di due miti, dell’attrice Lucia Bosè e del torero Luis Miguel Dominguin. Sei episodi che, attraverso sei titoli di canzoni, aprono l’album dei ricordi di uno dei più importanti cantautori spagnoli, un attore, un ballerino, uno che in un modo o nell’altro in passato ha segnato lo stile. Questo è Bosè una serie biopic (nel catalogo Paramount+ dal 3 novembre 2022), scritta da Angeles Gonzales Sinde e diretta da Miguel Bardem e Fernando Trullols, che è dedicata alla vita e alla carriera del cantante, fatta di una girandola di luci e ombre, di passato e presente, di canzoni e giorni. Il rapporto con i genitori, la costruzione del mito, le canzoni, il trovare il proprio posto nel campo della musica, lo scoprirsi e nel contempo il celare ciò che non l’avrebbe aiutato, l’amore; Bosè mette tutto insieme scrivendo sulla costa del libro un titolo di uno dei suoi successi che analizza alcune parti del suo percorso dalla gioventù all’età adulta, dalla Spagna a tutto il mondo.
Bosè: carisma, sguardo magnetico, fame di vita, gli elementi da cui parte la costruzione di una stella
Bosè (il giovane Miguel è interpretato da José Pastor, incredibilmente somigliante e l’adulto è Ivan Sanchez) è un ragazzo come tanti ma ha alle spalle due figure ingombranti, due genitori che sono assurti a simbolo, è nato e cresciuto nell’arte e per questo sogna di fare parte di quel mondo, dimostra di avere la bellezza della madre, la forza del padre e la ribellione e l’eleganza di entrambi. Nel 1968 il matrimonio della bellissima Lucia Bosè (Valeria Solarino) che ha sempre appoggiato il figlio e il Casanova virile e macho Luis Miguel Dominguin (Nacho Fresneda) finisce, un vero scandalo per la Spagna conservatrice dell’epoca – è il 1975 quando Madrid esce dal regime totalitario di Francisco Franco, da lì in poi, a poco a poco, emergerà tutto il meglio di un Paese intriso di storia, di colori, di musica e di tradizioni. Bosè ha solo undici anni, cresce e tira fuori una personalità dirompente e anticonformista, sarà proprio questo momento a segnare l’inizio del cambiamento della sua personalità che lo porterà ad essere un personaggio seducente e dirompente che scuoterà il mondo un decennio più tardi. L’essere “figlio di” sta stretto al giovane Miguel, vuole trovare la propria strada, lontano da qualsiasi costrizione, facilitazione, imposizione, lui vuole qualcosa di solo suo. Ha molte qualità, il carisma, lo sguardo magnetico e la fame di vita, ha voglia di mondanità, ama l’altro e porta sul palco l’ambiguità, un sex appeal fuori dal comune, il talento per il ballo, la voglia di sperimentare e di mettersi in gioco, tutto ciò fa di Miguel una star e lo trasforma in uno dei cantanti più amati e desiderati del mondo. Si avvicina prima al cinema, viene scelto per il suo bell’aspetto, poi partecipa anche al film Suspiria di Dario Argento e il ruolo più importante è quello in Tacchi a Spillo di Pedro Almodovar. Si divide tra recitazione, musica e servizi fotografici come modello, senza l’appoggio del padre che lo vorrebbe al suo fianco negli affari di famiglia.
Nel corso degli episodi Miguel cresce, anche professionalmente, si analizza il rapporto con il padre e con la madre, con le ragazze, gli amanti e gli amici, tutto influenza il suo carattere e le sue idee, ma anche la sua musica, costruendo dei legami tra passato e presente, tra le figure della storia, tra mondo privato e immagine pubblica dell’uomo. Miguel è un personaggio che ha molto da dire se non altro per la sua vicenda familiare ma anche per il suo stesso personaggio. La sua esistenza è libro dalle molte pagine, ricchissimo di episodi, eventi, momenti importanti grazie agli incontri, al modo di vivere il successo – pensiamo a quando si racconta il periodo in cui Miguel era spesso protagonista nelle pagine dei giornali per la sua salute; Miguel è morto, Miguel è gravemente malato, Miguel ha contratto l’HIV, tanto che ad un certo punto l’artista ha dovuto rilasciare un’intervista per mettere le cose in chiaro -, alle delusioni, ai tormenti, ai dolori.
Bosè: sei titoli di canzoni per dipingere un artista, un periodo storico, un uomo
Gli episodi diventano un viaggio nella vita dell’artista, si concentra sulla crescita dell’uomo Miguel, un ragazzo di appena venti anni, il rapporto complesso e difficile con il padre, quello tenero con la madre, racconta l’omosessualità di Miguel che per un lungo periodo di tempo è stata tenuta segreta perché questa sembrava essere la scelta migliore – svelarla, per il mondo della musica, avrebbe voluto dire minare il sistema di valori che lui rappresentava.
I rapporti fugaci, l’attrazione per donne e uomini – entra in scena anche un giovane e affascinante Marco Pannella – che raccontano una fluidità che per lui non è mai stato un problema, anzi avrebbe poi segnato i confini di un universo reazionario, libero, senza schemi, un simbolo dinamitardo per una Spagna tutta convenzioni e rigidità. La sua ribellione e la sua voglia di sfondare hanno la meglio su qualsiasi altra cosa, non c’è rapporto, figura genitoriale, momento storico, problemi personali che lo tengano lontano dal palco e dal sogno di diventare una stella.
Bosè è un’istantanea di un artista che ha tenuto per sé molto del suo privato ed ha mostrato al suo pubblico molte delle sue fragilità e molte delle sue qualità attraverso le canzoni, così si può mettere in relazione il testo con il periodo dell’esistenza, quello lavorativo e quello della Spagna tutta (ad esempio si racconta il suo desiderio di diventare padre mentre sta promuovendo l’album Papito). Miguel rompe i cliché e la liturgia propria di un certo tipo di cantante spagnolo – durante un episodio lui incontra Iglesias che lo vorrebbe una sorta di suo erede -, vive in una Spagna ardente e coloratissima.
Una serie che, nonostante tutte le buone premesse, un po’ si perde
Bosè è una serie che, nonostante molti momenti forti e puri, avrebbe avuto molto da raccontare e che avrebbe potuto affondare a piene mani nella vita di un personaggio pieno e intenso, colorato e danzante ma anche ricco di sfumature malinconiche e ribelli. Sarebbe potuto essere un dipinto dalle tinte profonde invece alle volte cade nella spirale della soap opera, facendo perdere alla narrazione la sua potenza visiva ed emozionale, ha perso per strada il potenziale della vicenda, restando in superficie.