8 registi italiani che si sono fatti da soli
Senza andare a scomodare i grandi cineasti del passato, scopriamo 8 registi italiani che si sono fatti da soli, tra quelli che meglio rappresentano il nostro cinema oggi.
Fellini, Leone, Antonioni, De Sica, i fasti del passato sono assai lontani, eppure anche oggi il cinema italiano può vantare una schiera di registi capaci di elevare l’arte dell’audiovisivo e di nutrire le sale con prodotti qualitativamente alti e rimarchevoli. Se i fratelli D’Innocenzo (Favolacce) sono stati in grado, in pochi anni, di costruire una carriera usando la macchina da presa come strumento e la propria passione come mezzo, come loro altri grandi autori, negli ultimi decenni, hanno saputo dar lustro all’Italia dimostrando di sapersi fare da soli, di saper partire dal basso per arrivare ad altissime vette.
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1. I fratelli D’Innocenzo
Nati a Tor Bella Monaca, i gemelli Damiano e Fabio D’Innocenzo, figli di un pescatore, si appassionano alle materie artistiche fin dalla giovane età e, barcamenandosi con i lavori più disparati, dimostrando da subito un’innata predilezione registica e di scrittura. Esordiscono nel 2018 con La terra dell’abbastanza, l’opera prima inattesa e sorprendente presentata al Festival di Cinema di Berlino, e in soli 3 anni si ripetono, prima con Favolacce, poi con America Latina, collaborando anche alla sceneggiatura di Dogman, di Matteo Garrone.
2. Luca Guadagnino
Bones and All, tra le pellicole che a dicembre hanno affollato le sale, convincendo sia pubblico che critica, è solamente l’ultimo dei lungometraggi con cui Luca Guadagnino ha dato prova della sua particolare sensibilità artistica. Nato a Palermo da padre italiano e mamma algerina, il regista di Chiamami col tuo nome, dopo l’infanzia vissuta in Etiopia, si laurea all’Università La Sapienza di Roma con una tesi in Storia e critica del cinema su Jonathan Demme (Il silenzio degli innocenti), che lo avvicina alla settima arte, dandogli il là definitivo per approcciarsi alla professione autoriale.
3. Marco Bellocchio è tra i registi italiani che si sono fatti da soli
1965, con I pugni in tasca, Marco Bellocchio regala un’opera prima sensazionale e avvia una carriera che prosegue da circa 60 anni e ci auguriamo possa non terminare mai. Il regista di Esterno notte, già in tenera età dimostra una forte propensione verso l’arte cinematografica ma è la guida di Andrea Camilleri, presso il Centro sperimentale di cinematografia di Roma, a dargli quella spinta definitiva verso un’universo cucitogli su misura.
4. Paolo Sorrentino
Non ha certo bisogno di presentazioni il regista che nel 2014 si è aggiudicato il Premio Oscar per La grande bellezza. Come egli stesso romanticamente racconta con È stata la mano di Dio, Paolo Sorrentino rimane orfano a 16 anni e a 25, avendo sempre avvertito un urgente interesse verso la cinepresa e la finzione mimetica, decide di abbondare gli studi di economia e commercio e di dedicarsi totalmente alla sua più grande passione.
5. Giuseppe Tornatore è un altro di quei registi italiani che si sono fatti da soli
Partito in piena adolescenza con rappresentazioni teatrali ragguardevoli, Giuseppe Tornatore, anch’egli aggiudicatosi il riconoscimento più illustre nel 1990, con Nuovo Cinema Paradiso, è un altro dei registi italiani che si sono fatti da soli. Anche nel suo caso è l’incontro con un’illustre figura del cinema nostrano a dargli il definitivo avvio verso una florida carriera: quello con il fotografo Mimmo Pintacuda.
6. Gabriele Salvatores
Marrakech Express, Mediterraneo, Puerto Escondido. A cavallo tra gli anni ’80 e gli anni ’90 Gabriele Salvatores da sfogo al proprio talento con tre lungometraggi che marcano gli annali del cinema italiano. Anche l’autore nato a Napoli, e traferitosi molto presto a Milano, parte dal teatro, il teatro d’avanguardia, e nel 1972 fonda il Teatro dell’Elfo assieme all’attore e regista Ferdinando Bruni.
7. Mario Martone
Uno dei direttori artistici più esaltati dalla critica è Mario Martone che quest’anno, con il suo Nostalgia, ha suscitato l’entusiasmo di tutti quelli che hanno avuto la fortuna di godersi l’opera su grande schermo. Il regista esordiente nel 1992 con Morte di un matematico napoletano, parte come i precedenti dai palchi teatrali e dalla fondazione del gruppo Nobili di Rosa, con cui mette in scene diversi spettacoli tra il 1970 e il 1990.
8. Nanni Moretti: anche lui tra i registi italiani che si sono fatti da soli
L’ultimo dei 9 registi italiani che si sono fatti da soli è Nanni Moretti. L’autore e interprete di Tre piani, fin da giovane esterna due sentitissime, quanto opposte, inclinazioni: quella cinematografica e quella sportiva verso la pallanuoto. Terminato il liceo, all’età di 20 anni, gira il suo primo cortometraggio, La sconfitta, con il quale dimostra una maturità fuori dal comune e con cui dà origine a una carriera che prosegue da 50 anni e ancora riesce a rinnovarsi, pur mantenendo uno stile inconfondibile.