That ’90s Show: recensione della serie TV Netflix
Dire che That '90s Show è una bella sorpresa è dire poco.
Arriva come una manna dal cielo questa That ’90s Show, la serie Netflix ideata come un nuovo sequel del cult That ’70s Show. Le colonne portanti sono ancora i genitori Forman (Red e Kitty) che ospitano per un’intera estate Leia Forman (figlia di Eric e Donna): intorno alla quindicenne gravitano inesorabilmente i soliti personaggi di culto, ancora una volta riuniti nella taverna di casa e pronti a stringere legami indissolubili. Leia affronta le prime passioni e i primi dilemmi in amicizia, costruendo rapporti che segnano in maniera profonda il suo rientro a Chicago a fine estate. Intorno al focus centrale della narrazione, occupato appunto dai ragazzi, fanno la loro comparsa i loro genitori che, manco a dirlo, la cui visione fa sorridere di gioia e tenerezza tutti coloro che sono rimasti attaccati alla serie originaria.
That ’90s Show: l’equilibrio perfetto tra passato e presente
That ’90s Show ha trovato la formula per l’equilibrio perfetto tra passato e presente, costruendo una trama completamente a sé stante senza rinunciare a conquistare a scatola chiusa il pubblico di un tempo. Gli elementi che ci riportano indietro nel tempo non interferiscono in alcun modo con la narrazione presente, lasciando che quest’ultima scorra in autonomia e assumendo la funzione di deliziosi (anche quando superflui) souvenir delle stagioni passate. Cosí, mentre il racconto centrale prende la forma di un teen drama fedele a tutti gli stilemi del caso, il contorno è la vera forza della serie, che contribuisce anche ad ampliare notevolmente il bacino di utenza. Mentre si ritrovano le vecchie glorie (da Ashton Kutcher a Laura Prepon, da Topher Grace a Debra Jo Rupp, ma anche – udite udite – Brian Austin Green), i nuovi membri del cast si impongono sulla scena interpretando i rispettivi ruoli alla perfezione. Vanno encomiate le prove attoriali di Callie Haverda e di Ashley Aufderheide, rispettivamente nei ruoli di Leia e Gwen, ma anche Mace Koronel e Reyn Doi, che vestono i panni delle loro controparti maschili. I giovani attori sono una vera e propria marcia in più per That ’90s Show, capaci di dare vita a personaggi potenzialmente banali sulla carta, ma vincenti una volta visti in azione sulla scena.
Dire che That ’90s Show è una bella sorpresa è dire poco; si tratta di una cosa molto simile a ritrovare un vecchio amico, che sa dare nuova linfa a un prodotto ormai chiuso e finito. Proprio questa alternanza di prevedibilità di eventi e atteggiamenti e scelte originali di ripetere i migliori elementi della serie ambientata negli Anni ’70 rende grazia a intere generazioni, senza dimenticare di strizzare l’occhio alle vecchie glorie dell’epoca: in particolare si potrebbero citare i primi piani in circolo durante le trasgressioni in taverna, il caro vecchio “I said good day” di Fez oppure, dulcis in fundo, la puntata dedicata alle reminiscenze di Beverly Hills 90210. Con un fare senza dubbio ruffiano, gli sceneggiatori hanno approfittato dell’affetto ereditato per costruire qualcosa di nuovo eppure familiare, ma senza dubbio vincente. Breve curiosità: Gail Mancuso ha diretto otto dei dieci episodi che compongono la serie, mentre i due restanti vedono alla regia la nostra amata Laura Prepon, anche attrice nei panni di Donna Picciotti. In poche parole, operazione nostalgia riuscita a pieni voti, senza però dimenticarsi di dare nuova vita a Point Place e al Wisconsin intero, anche se certo la nuova versione della sigla non è certo all’altezza dell’originale.