L’appello Univideo: per il mercato home video: gli italiani devono poter comprare!
Univideo, società che rappresenta gli editori audiovisivi a livello digitale e online, chiede la possibilità di acquistare nuovamente DVD, Blu-ray e 4K.
Per sostenere l’editoria audiovisiva Univideo dichiara la necessità di rendere DVD, Blu-ray e 4K nuovamente acquistabili dagli italiani
Lorenzo Ferrari Arcidini, presidente di Univideo, società che rappresenta gli Editori Audiovisivi su media digitali e online, chiede di inserire nuovamente, con urgenza, le opere audiovisive registrate tra i beni immediatamente disponibili. Secondo le ultime misure restrittive, si possono produrre, ma non vendere, i prodotti audiovisivi come DVD, Blu-ray e 4k Ultra HD. Il settore dell’Home Entertainment attraverso lo sviluppo di prodotti e contenuti digitali è arrivato a rivestire un ruolo fondamentale nel settore dell’home video. L’editoria audiovisiva in Italia, come esprime il rapporto dell’Univideo, vale la cifra di 288,9 milioni di euro complessivi. 4,5 milioni di italiani acquistano almeno un prodotto Home Entertainment, la utilizzano come una modalità di consumo condivisa.
L’emergenza Coronavirus e il successivo lockdown ha bloccato anche questo settore delle vendite. Con l’inizio della così detta fase 2, dopo una situazione precaria e di blocco, dovuta alle misure restrittive imposte dal Governo, l’editoria condivisa richiede che DVD, Blu-ray e 4K possano essere nuovamente e liberamente acquistati. Proprio per questo il Presidente di Univideo ha inviato una lettera chiedendo al Premier Conte e ai Ministri Franceschini e Patuanelli di consentire mediante il prossimo DPCM la vendita al dettaglio di opere audiovisive registrate. Proseguire anche a un blocco di vendita di prodotti audiovisivi non sembra costituire un rischio effettivo per la diffusione della pandemia. “Ci auguriamo” spiega Lorenzo Ferrari Ardicini, Presidente di Univideo e di CG Entertainment. “che il Governo accolga la nostra richiesta, l’editoria audiovisiva rappresenta un pezzo importante della filiera creativa del nostro Paese. L’Home Entertainment è entrato nelle case degli italiani più di trent’anni fa e rimane ancora oggi un collante sociale importante e richiesto, per questo impedire anche nella fase 2 la vendita dei nostri prodotti culturali ci pare sbagliato e pericoloso in termini di sopravvivenza della nostra industria, fortemente colpita dagli effetti di questa crisi”.