10 film che affrontano il tema della disabilità
La disabilità può colpire in varie forme, esattamente come il cinema, che da sempre la tratta e la racconta
L’arte, e più specificatamente il cinema, nascono spesso da un’esigenza, dal necessario bisogno di porre una storia sotto i riflettori, per dialogare col pubblico e per dare voce a chi, a stento, riesce a farsi sentire; ecco che con i film sulla disabilità affrontiamo una tematica non semplice da sviscerare ma che perfettamente si presta ad un certo tipo di narrazione, ad uno schermo dal quale ricerchiamo un arricchimento, oltre al puro godimento, dal quale attendiamo un insegnamento, un messaggio che possa aiutarci a riflettere e, tramite la finzione o la documentazione del vero, a meglio comprendere la realtà dei fatti, quella a noi nota e quella più distante, che in determinati casi ci rifiutiamo di vedere. La commedia italiana Corro da te, diretta da Riccardo Milani e, oggi, tra i titoli più visti di Netflix, è solamente l’ultimissimo esempio di una pratica diffusa, che pone la disabilità come centro nevralgico del proprio racconto, studiandone il manifestarsi e mostrandone diversi aspetti, in differenti forme. Passando, quindi, dal celeberrimo Quasi amici a film meno conosciuti, come L’ottavo giorno, riscopriamo 10 titoli che analizzano questo delicato tema in maniere alternative.
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Film sulla disabilità: 1. Corro da te
Sono Miriam Leone e Pierfrancesco Favino i due attori protagonisti della reinterpretazione italiana di Tutti in piedi, la commedia franco-belga del 2018 diretta da Franck Dubosc. Dopo Ma cosa ci dice il cervello e Come un gatto in tangenziale, Riccardo Milani dirige il remake che dipinge una romantica storia d’amore in sedia a rotelle. Se il pretesto di partenza della disabilità fisica ricalca lo stilema del latin lover all’italiana a caccia di conquiste, con Favino puntualmente calatosi nella parte, il punto di arrivo è ben più nobile e si espone verso quel sentimento di emarginazione che si accompagna alla disabilità; il bisogno di sentirsi considerata di Chiara (Miriam Leone), e di vedersi dedicare delle attenzioni mai precedentemente avvertite, è quel che maggiormente emerge da una pellicola che certo non riecheggerà per la propria qualità espressiva, ma che porta con sé un chiaro ed essenziale messaggio.
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2. Quasi amici
Tra le più riuscite commedie del nuovo millennio a tema disabilità, Quasi amici è quella che in pochi non riconoscono come meritevole di tale attributo; soggetta anch’essa a diversi remake, oltre che a una serie sconsiderata di premi e riconoscimenti, la pellicola diretta da Olivier Nakache e Éric Toledano ha conquistato il mondo intero per merito di un fine sarcasmo capace di porre la dovuta attenzione riguardo ad alcuni dei fantasmi che alterano il benessere sociale. Il confronto tra le minoranze, la scoperta di un’umanità nascosta da strati di erronei giudizi preconcettuosi vengono ironicamente illustrati con sentimento e attraverso l’alternarsi di momenti emotivamente complementari. Gran merito dell’ottima riuscita del film va riconosciuta ai due protagonisti: Omar Sy e François Cluzet.
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3. Il mio piede sinistro
Struggente, drammatico, fastidiosamente toccante, il film diretto da Jim Sheridan nel 1989, Il mio piede sinistro, approccia al trauma della disabilità con mano ben più pesante rispetto ai precedenti. L’opera racconta l’incredibile storia di Christy Brown, scrittore e pittore irlandese affetto da una paralisi che, ad eccezione del piede sinistro, coinvolge tutto il corpo. Nonostante le atroci difficoltà patite a causa delle sue condizioni, il protagonista interpretato da un eccezionale Daniel Day-Lewis, vincitore del Premio Oscar per questo ruolo, infonde speranza in un inno alla vita che non guarda alle possibilità fisiche e mentali ma più alla determinazione, al coraggio e alla voglia di superarsi, anche grazie al supporto altrui.
4. L’ottavo giorno
Dalla disabilità fisica a quella mentale, con L’ottavo giorno torniamo a una co-produzione tra Francia e Belgio, presentata nel 1996 a Cannes, dove i due protagonisti Daniel Auteuil e Pascal Duquenne sono stati premiati per le loro interpretazioni. L’ingenuità e l’entusiasmo del giovane Harry, un ragazzo affetto dalla sindrome di Down, incontrano le frustrazioni e i malumori di Georges, dando presto vita ad un inaspettato ed arricchente rapporto. Il bisogno di connessione, di scambio e di accettazione emerge nella manifestazione di un percorso fisico e introspettivo in cui le due parti scoprono sé stesse nella scoperta dell’altro.
5. Avatar
Differente per i suoi intenti narrativi e per il diseguale grado d’importanza attribuito alla tematica, anche la mastodontica opera realizzata da James Cameron, Avatar, merita una menzione in questo discorso. La condizione del protagonista Jake Sully, costretto in sedia a rotelle, è quel presupposto che dà origine alla trama e che non va considerato solamente come attributivo e marginale, ma come fondante: la diversità e la sua solidale condivisione muovono la pellicola verso un’unica direzione, di cui il portatore di handicap si fa emblema e primo rappresentante.
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6. 100 metros – La vita di Ramón Arroyo
Molto più vicino, come intenti, agli altri film come Il mio piede sinistro, e nel tono alle precedenti commedie, 100 metros – La vita di Ramón Arroyo è basato sulla vera storia di Ramon, uomo colpito da disabilità perché affetto da sclerosi multipla che ha saputo trovare una rinascita nello sport. Anche nel caso del film di Marcel Barrena l’accento viene posto sulla forza della determinazione, sulla propensione vitale dell’individuo a prescindere dalla propria realtà. Al fondamentale ruolo della famiglia e delle persone di fiducia si accompagna quello dello sport, di quel elemento normalizzante in grado di comprimere le difformità. L’attore e cabarettista spagnolo Dani Rovira veste i panni del protagonista.
7. Lo scafandro e la farfalla
E come 100 metros, anche Lo scafandro e la farfalla. diretto da Julian Schnabel nel 2007, si riavvicina vistosamente verso l’illustrazione del reale sul racconto della vita di personaggi che hanno rappresentato una fondamentale fonte di ispirazione per moltissimi spettatori condannati da terribili condizioni di salute. Dal piede di Christy Brown si passa all’occhio Jean-Dominique Bauby, la cui autobiografia fa dà soggetto e la cui storia viene raccontata sempre con l’intento di valorizzarne la volontà di riadattamento alla vita e la capacità di reinventarsi, quella di uomo, interpretato da Mathieu Amalric, capace di raccontarsi col solo utilizzo di un occhio ma con la lucidità e la profondità di un’esistenza drammaticamente complessa.
8. La teoria del tutto
Nel racconto delle storie delle menti più illustri affette da condizioni di disabilità, di certo La teoria del tutto ricopre uno dei primissimi posti. Il film diretto da James Marsh nel 2014, che vede l’attore britannico Eddie Redmayne interpretare il ruolo di Stephen Hawking nel riadattamento cinematografico del racconto di una delle menti più illustri degli ultimi decenni. Tra gli anni da giovane studente in salute, la scoperta della SLA (sclerosi laterale amiotrofica) e il matrimonio con Jane (Felicity Jones), la pellicola rielabora l’intero percorso di Hawking, accostando ai numerosi successi accademici, la naturale complessità di un’esistenza salvata ancora una volta dalla vicinanza degli affetti e dalla volontà di sentirsi parte integrante della comunità, tutt’altro che marginale.
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9. Forrest Gump
Non ha bisogno di presentazioni il capolavoro diretto da Robert Zemeckis nel 1994, Forrest Gump. Nel toccante intreccio che, sullo sfondo della storia nordamericana moderna, vede svilupparsi le bizzarre avventure del giovane Forrest (Tom Hanks), la disabilità fa come da invisibile filo conduttore che unisce tra loro le diverse parti: dalla limitata intelligenza e mobilità del protagonista che sfocia nelle sue interminabili corse attorno al globo, si arriva alle gravi menomazioni rinvenute dal Tenente Dan (interpretato da Gary Sinise) e alla rappresentazione dell’invalidità militare e della disperata condizione dei reduci di guerra, come morbo di una società colpevole, da sempre, di veicolare le più indicibili sofferenze piuttosto che combatterle.
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10. Io prima di te
Per chiudere il cerchio riprendiamo dalla concettualizzazione romantica dell’aspetto cardine di questa riflessione. Come con Corro da te, in Io prima di te la disabilità viene lentamente scoperta e svelata con lo svilupparsi del rapporto d’amore tra Louisa Clark (Emilia Clarke) e Will Traynor (Sam Claflin). Una romantica narrazione volta a commuovere il pubblico per la propria sensibilità e per il tocco leggero che calca sulla pesantezza del proprio contenuto. L’opera diretta da Thea Sharrock vuole raccontare un amore, e non quello tra un ragazzo tetraplegico e la sua assistente, ma quello di due persone esistenti come tali.
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