La donna che visse due volte: 10 cose che non sai sul capolavoro di Alfred Hitchcock
Dieci cose da sapere su La donna che visse due volte, il capolavoro di Alfred Hitchcock del 1958 con James Stewart e Kim Novak.
Alla fine degli anni Cinquanta Alfred Hitchcock non è ancora quell’Hitchcock lì che conosciamo oggi. Regista da una trentina d’anni, a Hollywood quasi da venti, il pubblico è dalla sua parte, la critica un po’ meno. L’opinione all’epoca era che avesse certamente un gran talento di storyteller, mentre i film venivano liquidati come avventure eccitanti ma senza troppa sostanza.
La donna che visse due volte aiuterà a rimettere a posto le cose. Esce negli Usa nel maggio del 1958 e in Italia nel dicembre dello stesso anno. La storia è quella di John “Scottie” Ferguson (James Stewart), poliziotto di San Francisco con un serio problema di vertigini che viene contattato da un amico dei tempi del college che gli chiede uno strano favore. Da un po’ di tempo, sua moglie Madeleine (Kim Novak) è preda di una pericolosa ossessione. Non potrebbe tenerla d’occhio? Sappiamo bene quello che succede poi. Meglio soffermarci quindi sul racconto del dietro le quinte, elencando 10 cose da sapere su uno dei più grandi, secondo alcuni il più grande, film di tutti i tempi. Buona lettura.
1. Dalle stalle del 1958 alle stelle del 2012, anche grazie a Truffaut
La donna che visse due volte rappresenta, per la carriera di Alfred Hitchcock, l’anomalia di un fiasco generalizzato. Incassi modesti, solo due nomination all’Oscar, critiche contrastanti. La rivalutazione critica arriverà a partire dagli anni Sessanta. Tra i principali artefici del grande ripensamento c’è ovviamente François Truffaut, che con il suo libro intervista Il cinema secondo Hitchcock contribuirà a frantumare decenni di giudizi affrettati e amenità varie. La donna che visse due volte ha tratto gran beneficio dall’onda lunga della rivalutazione. Nel 2012, un sondaggio commissionato da Sight & Sound, la rivista del British Film Insitute, lo ha decretato miglior film di tutti i tempi, spodestando Quarto potere di Orson Welles che deteneva il titolo dal 1962. Proprio l’anno in cui, parlando del film con Truffaut, Hitch insisteva nel giudicarlo un sostanziale fallimento.
2. Un romanzo su misura
Nel 1955 il regista francese Henri-Georges Clouzot realizza, adattando il romanzo Celle qui n’était plus di Pierre Boileau e Thomas Narcejac, uno dei thriller più sorprendenti del decennio. Il titolo del film è I diabolici ed è più che legittimo chiedersi cosa c’entri Hitchcock in tutto questo. C’entra eccome, perché quel film in realtà voleva girarlo lui, il punto è che al momento di opzionare i diritti per l’adattamento Clouzot fu più rapido e lo anticipò. Tre anni più tardi Hitchcock si rifarà, tornando a bussare alla porta di Boileau e Narcejac per girare La donna che visse due volte, trasposizione di un altro romanzo del duo, D’entre les morts. Quello che Hitchcock non poteva sapere al momento dell’acquisizione dei diritti e che Truffaut gli rivelerà durante la stesura del libro intervista è che Boileau e Narcejac, venuti a sapere del suo interesse per il romanzo opzionato da Clouzot, gli scrivono D’entre les morts su misura, proprio in vista di un suo adattamento. Detto fatto.
3. Kim Novak non è la prima scelta per la protagonista, il film doveva farlo Vera Miles
Non esiste grande film senza un pizzico di dramma dietro le quinte. Nelle intenzioni di Hitchcock, la protagonista femminile del film doveva essere Vera Miles, la brava attrice americana che aveva lanciato con Il ladro nel 1956 e che sperava di imporre come modello di “bionda sofisticata” per coprire una volta per tutte l’eredità ingombrante di Grace Kelly e Ingrid Bergman. Vera Miles, incinta, si tirò fuori dal progetto costringendo un frastornato Hitchcock a ripiegare, si fa per dire, su una delle attrici più popolari del momento, Kim Novak. Con Vera Miles tornerà a lavorare brevemente in Psyco, con la Novak no. La cosa curiosa è che, spingendo Kim Novak a entrare dentro un personaggio costruito scrupolosamente su un’altra attrice, Hitchcock finisce per replicare sul set uno dei motivi centrali del film, nello specifico il momento in cui Scottie (James Stewart) obbliga Judy (Kim Novak) a vestire i panni e a “trasformarsi” nel suo perduto amore, Madeleine (sempre la Novak)!
4. Secondo Hitchcock, l’iniziale flop de La donna che visse due volte dipendeva da James Stewart
Alfred Hitchcock non fu mai prodigo di complimenti nei confronti di Kim Novak, anzi. A più riprese (sbagliando di grosso) e anche in pubblico manifestò la sua disapprovazione. In realtà l’attrice, al ruolo di una vita, inchiodò il personaggio meravigliosamente, integrandosi alla perfezione con James Stewart. La cosa incredibile è che Hitchcock ebbe da ridire anche su di lui! Incredibile davvero, perché Stewart, a differenza della collega, era un feticcio per il regista inglese. Il sempre informatissimo Truffaut ci rivela come, in privato, Hitchcock attribuisse l’insuccesso iniziale del film al cedimento del volto di Stewart. Un flop anagrafico. Più probabile che La donna che visse due volte, fantasia romantica venata di incubo e pregna di ossessione, con punte di necrofilia, ironia amarissima e un ritmo ovattato, si distanziasse un po’ troppo dallo standard hitchcockiano, almeno per come lo percepiva il pubblico di allora.
5. Quello che non riesce a Hitchcock riesce a John Ford
Con i se e con i ma non si va lontano. La donna che visse due volte è un film nato sotto il segno dell’imprevisto, vedi la sostituzione della protagonista, ma nel cambio non si registrano perdite. James Stewart e Kim Novak nobilitano il film con un’intesa solidissima (anche fuori scena). Oggi, è difficile se non impossibile immaginare una coppia di protagonisti differente. Eppure il film era stato pensato per Stewart e Vera Miles, che insieme troveranno il modo di lavorare comunque. Non sarà Hitchcock a riunirli, bensì John Ford. Il film è del 1962 e si chiama L’uomo che uccise Liberty Valance, è un western revisionista e nel cast c’è pure John Wayne. Per i cultori del “come sarebbero andate le cose se” il film di Ford è utile per esplorare fino in fondo alchimia, pregi e difetti della coppia. L’impressione è che La donna che visse due volte abbia guadagnato dal cambio. Kim Novak, arrivando tardi al personaggio, non poteva non sentirsi meno vicina alla parte rispetto alla Miles, anche per via di una carica di sensualità molto più esplicita e brutale rispetto ai desideri di Hitchcock. In questo modo, qui sta il paradosso, la non perfetta aderenza al ruolo dell’interprete genera una tensione drammatica inedita.
6. Dove e quando è ambientato La donna che visse due volte e a che punto fa capolino Hitchcock
Mentre nel romanzo da cui il film è tratto, D’entre les morts, la vicenda si svolge nella Francia degli anni ’40, La donna che visse due volte sposta l’ambientazione negli Stati Uniti, a San Francisco, in un momento qualsiasi degli anni Cinquanta. Hitchcock amava molto San Francisco, la sceglie come sfondo del film perché la sua atmosfera misticheggiante e onirica si sposava bene con il tono generale della storia. Quanto al cameo abituale del regista, la cosa nacque con i primi film inglesi in maniera del tutto imprevista (doveva sostituire una comparsa) per poi trasformarsi in una sorta di rituale propiziatorio apprezzatissimo dal pubblico, qui Hitch passeggia davanti l’ingresso dei cantieri navali di Gavin Elster (l’uomo che assolda Stewart) tenendo in mano la custodia di uno strumento musicale.
7. La donna che visse due volte – Bernard Herrmann e la sua colonna sonora, tra Wagner e la furia di Kim Novak
Bernard Herrmann è stato un leggendario compositore di musiche per il cinema. La collaborazione con Hitchcock copre lo spazio di dieci anni circa, dalla metà dei Cinquanta ai primi Sessanta, interrotta bruscamente da un diverbio che non si riuscì a ricomporre. Anche se il momento culminante della sinergia tra l’autore cinematografico e il musicista arriverà qualche anno dopo, con Psyco, la partitura di Herrmann per La donna che visse due volte è un capolavoro di suggestioni insinuanti e tensione drammatica. L’ispirazione è nobilissima, addirittura una delle più celebri opere di Richard Wagner, Tristano e Isotta. La soundtrack di Herrmann ha lasciato un segno talmente profondo nella cultura popolare che nel 2011 Michel Hazanavicius per il suo The Artist l’ha ripresa quasi interamente. Suscitando per questo lo sdegno di una Kim Novak talmente infuriata da spingersi a definire l’omaggio di Hazanavicius uno “stupro”. Non esageriamo.
8. Breve storia di una tecnica di ripresa leggendaria
Una delle ragioni per cui La donna che visse due volte ha mantenuto nel corso degli anni una popolarità granitic, ha a che fare anche con una particolare e riuscitissima innovazione nel campo delle modalità di ripresa. Il titolo originale del film è Vertigo, vertigine, da non intendersi in senso esclusivamente simbolico. Il problema di Hitchcock, su un piano puramente tecnico, si poneva in questi termini: come rappresentare in maniera stilisticamente soddisfacente il senso di vertigine sperimentato dal protagonista? Parlandone con Truffaut, il regista spiegò che l’idea rivoluzionaria di sincronizzare zoom all’indietro e carrellata in avanti gli fu suggerita da una sbronza colossale sofferta qualche anno prima a Londra, alla Royal Albert Hall. La sensazione di allontanarsi da tutto. Aveva già tentato di utilizzare l’effetto in Rebecca – La prima moglie, il suo primo film americano, ma i tempi non erano maturi (era il 1940). Per risparmiare, l’effetto vertigine fu girato servendosi dei modellini dei set.
9. Hotel Vertigo
San Francisco e i suoi dintorni hanno prestato gli ambienti a La donna che visse due volte. Il successo del film ha ammantato alcune location di un alone mitico. Magari non il Golden Gate Bridge, che la sua storia ce l’aveva anche prima di Hitchcock, anche se la dichiarazione del regista che affermò di averlo scelto perché luogo ideale per un delitto lo ha colorato di una luce perversamente sinistra. Diverso è il caso dello York Hotel. Nel film, è qui che Scottie (James Stewart) crede di aver ritrovato la sua Madeleine (Kim Novak). Lo York Hotel si trova ancora oggial numero 940 di Sutter Street, nel frattempo però ha cambiato nome. Hotel Vertigo, proprio in onore del film. Addirittura, la stanza in cui si incontrano i protagonisti, la numero 501, conserva ancora l’arredamento originale.
10. Saul Bass, i titoli di testa e la spirale
Non c’è niente di questo film che non sia passato alla storia. Si potrebbe parlarne per ore. I capricci sul set di Kim Novak, la pletora di ammiratori da Woody Allen a Brian De Palma, i costumi della grandissima Edith Head. Ma la curiosità conclusiva va ritagliata sul genio di Saul Bass, designer talmente rivoluzionario per il cinema americano e non solo che i suoi titoli di testa sono considerati opere d’arte anche al di là dei film per cui sono stati realizzati. Per La donna che visse due volte Bass crea i titoli di testa, prima volta della computer grafica, replicando il celebre motivo della spirale che risulterà poi centrale nell’impianto tematico del film. Si occupa anche del poster, altrettanto celebre. Bass collaborerà ancora con Hitchcock nel successivo Intrigo Internazionale e, soprattutto, darà una mano con la sequenza della doccia in Psyco.