Le ali della libertà: 10 cose che (forse) non sai sul film di Frank Darabont
Quello che ancora non sapete su una delle pellicole di più grande successo della storia del cinema
Pietra miliare, capolavoro, masterpiece, blockbuster, di termini per definirlo ne esistono a milioni, eppure ci si chiede se singole parole bastino per definire Le ali della libertà, uno dei pezzi di pellicola più preziosi degli ultimi 30 anni, nonché uno dei tasselli fondamentali per la storia del cinema. L’arte è certo soggetta al gusto dell’individuo, ma assistendo alla proiezione del film targato Frank Darabont, sua opera prima che precede Il miglio verde, The Majestic e The Mist, non possiamo che rimanerne tutti estasiati ed appagati del nostro spasmodico bisogno di audiovisivo. La pellicola che vede per protagonisti Tim Robbins e Morgan Freeman parla di rivalsa, di solidarietà, di libertà, mentre imprigiona lo spettatore sulla sua sedia, complicandone la fuga, rendendolo involontariamente prigioniero volontario; perché quelle 2 ore e 20 di redenzione ci insegnano molto, fanno leva sulla potenza del dialogo e della condivisione, danno un valore alla felicità altrimenti incomunicabile, ci percuotono dall’interno rendendo per certi tratti incomprensibile la nostra attrazione. Partendo dalle sue origini andiamo perciò a scoprire cos’altro si cela dietro le quinte dell’opera, quelle curiosità che vanno a rendere ancor più preziosa una rara perla della cinematografia mondiale.
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1. Le origini del film
Il film di Darabont è tratto dal racconto di Stephen King, Rita Hayworth e la redenzione di Shawshank, edito nell’antologia Stagioni diverse; non molti sanno, però, che all’interno della medesima raccolta sono presenti altre due novelle che hanno ispirato altrettante pellicole: Stand By Me – Ricordo di un’estate (Rob Reiner), tratto da Il copro e L’allievo (Bryan Singer), tratto da Un ragazzo sveglio.
Si dice che l’autore dei romanzi, Stephen King, non abbia mai incassato i mille dollari che gli erano stati versati per i diritti del suo racconto ma che abbia incorniciato l’assegno per poi spedirlo a Frank Darabont stesso, con una nota a margine: “Nel caso dovessi mai aver bisogno di soldi per la cauzione. Con amore, Steve”.
2. Le ali della libertà, un successo tardivo
L’accoglienza per il film nel 1994 non fu delle migliori, ma venne anzi registrato come un vero e proprio flop al botteghino, nonostante i grandi elogi della critica. L’anno seguente però, la produzione ebbe modo di rifarsi e il film fu il più noleggiato in formato VHS. Le ottime recensioni, unite ai molti riconoscimenti e alle 7 nomination agli oscar (che non gli valsero, però, neanche 1 statuetta), permisero all’opera di conquistare tutti, relativamente in breve tempo, fino a diventare il cult che viene considerato oggi.
Al 4° posto tra i 500 migliori film della storia, secondo Empire, e al 72° posto della lista dei 100 migliori film statunitensi stilata dall’American Film Insitute, sul sito IMDb il film occupa la prima posizione tra i 250 film migliori di tutti i tempi, con oltre 2 milioni di voti.
3. Il cameo del giovane Freeman
Le foto segnaletiche che compaiono all’interno del film e raffigurano il personaggio interpretato da Morgan Freeman, Red, da giovane, sono in realtà foto rubate di Alfonso Freeman, il vero figlio primogenito dell’attore statunitense.
4. L’importanza del cast de Le ali della libertà
Come nella maggior parte dei casi, la scelta dei due interpreti protagonisti non è stata affatto semplice: per il ruolo di Red erano stati presi in considerazioni diversi grandi nomi tra cui Clint Eastwood, Harrison Ford e Paul Newman, ma Darabont ha fin da subito pensato a Freeman, nonostante il personaggio nel racconto fosse un irlandese con i capelli rossi. Per interpretare Andy, invece, prima di ingaggiare Tim Robbins furono contattati Johnny Depp, Nicolas Cage, Charlie Sheen, Tom Hanks, che dovette rifiutare per Forrest Gump, e Kevin Costner, il quale era invece impegnato con Waterworld.
Una volta ottenuto il ruolo, sembra che Robbins abbia adottato un metodo totalmente immersivo, alla Stanislavkij, per entrare nel personaggio, forzandosi ad un vero e proprio isolamento, per poter entrare maggiormente in empatia con Andy.
5. Guardie prese dalla strada
La maggior parte dei secondini presenti all’interno del carcere sembra che non fossero attori, bensì vere e proprie guardie carcerarie, arruolate per interpretare sostanzialmente loro stesse all’interno del film.
6. La mano del regista
Tra i molti interpreti che appaiono all’interno del film ce n’è anche uno segreto, che non si disvela mai pur facendosi vedere di continuo, è lo stesso Frank Darabont. Del regista ungherese non vediamo il volto né scorgiamo la figura, ma sono le sue mani ad essere una presenza costante dell’opera. In ogni scena in cui vengono riprese della mani esse appartengono al direttore artistico, che ha voluto sentirsi maggiormente partecipe con questa bizzarra trovata che ha comportato lavoro ulteriore in post-produzione.
7. Le ali della libertà e Le nozze di Figaro
La canzone operistica che per mano di Andy si propaga dagli altoparlanti, bloccando e affascinando l’intero carcere per qualche minuto, è Canzonetta sull’aria, tratta da Le Nozze di Figaro di Mozart. La scena nacque da un’idea di Tim Robbins, il quale modificò il copione e invece che abbassare il volume, come era previsto, lo alzò rendendo la sequenza una delle più memorabili del film.
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8. Tempi di ripresa dilatati
Le riprese del film hanno richiesto parecchio tempo, sia per l’importanza di ogni dialogo e di ogni passaggio sia per un’estrema maniacalità del regista e dei due protagonisti. Molte scene vennero ripetute sino alla nausea, come quella iniziale in cui Andy si avvicina a Red per la prima volta, che richiese ben 9 ore ininterrotte di prove.
9. Il legame tra Le ali della libertà e Quei bravi ragazzi
Frank Darabont ha apertamente dichiarato di essersi ispirato a Quei Bravi Ragazzi per strutturare il suo film. Egli ha più volte rivelato di aver rivisto l’opera di Martin Scorsese ogni domenica per tutto il periodo durante il quale è stato impegnato con le riprese de Le Ali della Libertà.
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10. La location del film
La storia è ambientata nel Maine, all’intero del carcere di Shawshank, ma le riprese del film si sono in realtà svolte quasi esclusivamente in Ohio, presso l’Ohio State Reformatory, a Mansfield.
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