Le 10 registe donne più influenti di oggi
Dall'ascendente Greta Gerwig alla navigata Jane Campion, le registe che stanno cercando di innovare lo sguardo del cinema
Evoluzione di un’artisticità sessista, mutamento dell’osservazione; lo sguardo del cinema, orientato riflessivamente verso la società odierna, progredisce nel tentativo di cambiare la sua prospettiva, deviando da uno squilibrio monodirezionale che proietta su schermo l’intrinseca perniciosità del sistema patriarcale. Le registe donne più influenti dell’era contemporanea emblematizzano il rovesciamento di un punto di vista eterosessualizzato ed incastonato tra le spigolose pieghe di una mascolinità tossica, capillare e pervadente. Se il male gaze che attraverso la macchina da presa traspone l’osservanza maschile dalla pellicola allo schermo, sostituisce all’occhio un obbiettivo riflettente la condizione di diseguaglianza che ha da sempre soppesato i generi in maniera differente, il ribaltamento che oggi cerca di essere incanalato volge a dissestare una bilancia mal calibrata e fuorviante, portando in auge il sentimento, la volontà e l’orientamento femminile da sempre soppressi, obnubilati da una consuetudine sociale passiva e rincarata da sé stessa. I movimenti direzionati ad un livellamento dell’attenzione e delle opportunità si rispecchiano su cellulosa, sulla quale, attraverso lo sguardo, viene data voce ad un sistema silente per lungo tempo e che, nella sua risalita, guadagna spazio e considerazione, viene ascoltato e viene visto.
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Gli sguardi al femminile, di giorno in giorno, aumentano quantitativamente, ampliando il loro raggio d’azione e conquistando riconoscimenti; a dimostrarlo, la dirompente Greta Gerwig è oggi in cima alle classifiche, oltre che sulla bocca di tutti, per l’eclatante successo, in costante crescita, di Barbie ma, come lei, altre grandissime autrici hanno perturbato l’industria, rimescolandone le gerarchie, nel tentativo di sopprimerle. Ecco, di seguito le 10 registe più influenti dei giorni nostri.
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1. Greta Gerwig è la regista donna più influente del momento
Nata attrice e scopertasi cineasta a 360 gradi, Greta Gerwig è la regista del momento che, traendo enormi benefici dal sodalizio artistico e privato con Noah Baumbach, ha portato avanti quell’enunciazione ed esplicazione della femminilità, da lui stesso ricercata usufruendo di lei come sua musa. Da Lady Bird (2017) a Barbie (2023), passando per Piccole donne (2019), l’autrice ha avuto modo di tratteggiare un chiaro tentativo di persecuzione di quel rovesciamento dello sguardo succitato, portando spesso all’esasperazione retorica la rappresentazione di un modello ormai vetusto e necessitante di rinnovamento.
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2. Kathryn Bigelow
Il 2010 per i Premi Oscar è stato un anno epocale, che ha fatto registrare una delle più grandi aperture da parte dell’industria cinematografica verso le addette ai lavori di genere femminile. Kathryn Bigelow, quarta donna della storia ad essere candidata per la Miglior regia, è stata la prima a riuscire ad aggiudicarsi il premio, grazie all’intenso lavoro fatto per The Hurt Locker. Il suo è un cinema d’impatto, dalla forte sospensione emotiva, che realisticamente cerca di ricostruire situazioni spesso complesse e violente, col fine di mantenere una forte tensione e scavare nel profondo dei propri personaggi.
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3. Sofia Coppola
Quando l’arte e il cinema sono un mestiere di famiglia tutto sembra essere più semplice, eppure dal lavoro fatto fino ad oggi da Sofia Coppola si evince un suo sostanziale distanziamento dall’opera paterna. La poetica della regista di Lost in Translation – L’amore tradotto, che presto tornerà in sala con la sua nuova pellicola, Priscilla, si contraddistingue per un’atmosfera che aderisce dalla realtà ma se ne allontana in virtù di un onirismo che ruota attorno alle storie di personaggi complessi; pellicole controverse, fragili nel loro trattamento dell’individuo e che esplorano la donna nella sua continua lotta contro le consuetudini sociali.
4. Anche la francese Julia Ducournau tra le registe donne più influenti
Quello di Julia Ducournau è certamente un nome meno altisonante rispetto a quelli citati in precedenza, ma possiamo ugualmente dire che ella rappresenti uno degli esempi più chiari di sconvolgimento delle abitudini classiste; la vincitrice della Palma d’oro al 74º Festival del cinema di Cannes, ottenuta con la realizzazione dell’assai visionario Titane, è da considerare come una delle voci chiaramente più interessati di questo decennio. Considerata da molti l’erede naturale di David Cronenberg, come il suo mentore fa del corpo, nel proprio caso il corpo femminile, l’oggetto attorno a cui costruire la propria narrazione, ponendo la sessualità a suo servizio e facendo dell’horror il suo strumento.
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5. Chloé Zao
La seconda donna ad aggiudicarsi il titolo di Miglior regista alla cerimonia degli Oscar è Chloé Zao, autrice cinese naturalizzata statunitense che nel 2021 ha dato una totale svolta alla sua carriera con la realizzazione di Nomadland. Come si evince dalla sua opera più celebre, che pone nuovamente la donna al centro di tutto, la sua volontà è quella di raccontare, tramite uno stile quanto più documentaristico e aderente al reale, storie di personaggi marginalizzati, ghettizzati, che puntualmente vengono disegnati all’interno di un quadro molto ampio, dominato dalla natura.
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6. Céline Sciamma
Con Céline Sciamma si scende ancor più in profondità: la donna viene esplorata con riguardo e attenzione, dando maggior spazio e maggior rilevanza all’espetto emotivo; ricerca una continua rappresentazione intima dei rapporti, con un continuo richiamo visivo all’arte figurativa e con un particolare occhio di riguardo verso l’identità di genere. La sua dichiarata omosessualità emerge soprattutto attraverso la sua opera più celebre, Ritratto della giovane in fiamme, dedicato alla sua allora compagna, nonchè co-protagonista del film, Adèle Haenel.
7. Tra le registe donne più acclamate anche Ava DuVernay
Dal documentario alla finzione, passando per le infinite sfumature poste tra l’una e l’altra parte, Ava DuVernay è oggi una delle voci più forti e travolgenti, in grado di sfruttare il potere dell’audiovisivo per poter raccontare storie di ingiustizia sociale, in difesa di diritti civili non riconosciuti o distribuiti in maniera disparitaria. Il suo è un cinema d’inchiesta, un cinema di protesta che si pone in difesa dei più deboli, per il quale offre una prospettiva eguale alla sua: quella di una donna afroamericana. La miniserie prodotta da Netflix, When They See Us racconta perfettamente quel che lei cerca di fermare e lo fa passando per il suo stile documentaristico, reale, sempre alla ricerca di un’autenticità emozionale.
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8. Alice Rohrwacher
Rimanendo sul filone dell’autenticità e della sua spasmodica ricercatezza, ci avviciniamo a noi, in Italia, per citare colei che, di cortometraggio in lungometraggio, si sta rivelando la più influente regista nostrana degli ultimi 20 anni: Alice Rohrwacher, agli Oscar dell’ultimo anno con Le pupille. La sorella maggiore di Alba, attrice a noi assai nota, dà molto peso ai rapporti, alle interconnessioni tra i personaggi, soprattutto se parte della stessa famiglia, senza mai rinunciare ad una poeticità narrativa che attribuisce fascino all’opera. Dinamiche sociali, dinamiche politiche, familiari, poste a loro volta in rapporto con i luoghi, con la propria contestualizzazione fisica e temporale.
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9. Claire Denis
Con le ultime due artiste della nostra lista andiamo indietro nel tempo, ma solamente anagraficamente. La prima di queste, la regista e sceneggiatrice francese Claire Denis, classe 1946, viene oggi considerata determinante per lo sviluppo degli ultimi decenni di cinema. Esordiente con Chocolat, del 1988, l’autrice ha poi portato avanti la propria carriera fino ai giorni nostri, firmando il celebre High Life, con Robert Pattinson, nel 2018, e Stars at Noon – Stelle a mezzogiorno, lo scorso anno. La sua esplorazione dell’emotività umana passa per un’estetica che sperimenta, affrontando tematiche di forte portanza sociale e politica, attraverso suggestioni simboliche e visionarie ambientazioni.
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10. Jane Campion: la regista dalla carriera longeva
Per conclude Jane Campion, la prima a riuscire ad imporre una sguardo femminile all’interno del circuito festivaliero, vincendo la Palma d’oro nel 1993 con Lezioni di piano (poi vincitore anche dell’Oscar per la Miglior sceneggiatura originale). Rispetto alle precedenti, Campion può essere considerata una delle pioniere della nuova prospettiva contrapposta al cinema patriarcale; da molti anni infatti, indagando l’interiorità della donna, la direttrice ha sempre voluto raccontare un’emotività forte, una ricerca identitaria femminile posta all’interno di ambientazioni ricercate, in costante dialogo con i personaggi stessi e con la propria profondità di spirito.
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