David di Donatello 2022: chi vincerà? Le nostre previsioni
I prossimi David di Donatello si preannunciano ricchi di titoli e nomi di spessore narrativo ed estetico decisamente alto. Quali potrebbero essere i possibili vincitori nelle maggiori categorie?
I Premi David di Donatello sono probabilmente il riconoscimento cinematografico italiano più prestigioso e celebrativo del cinema italiano, che intende da 67 edizioni rivalutare e innalzare a stendardo esemplare l’italianità filmica nel mondo. I titoli in concorso e i nomi dei possibili vincitori dell’edizione 2022 sono stati annunciati: era evidente già prima delle nomination sarebbero stati accolte pellicole di una certa portata estetica e narrativa, che hanno nello scorso anno ricevuto accoglienza entusiastica – ed estatica – da parte di critica e di pubblico. E tutti – o quasi – i nomi pronunciati dalla appena formata, ma già consolidata, coppia di conduttori Carlo Conti e Drusilla Foer, meritano certamente una menzione e una consacrazione nel panorama del cinema italiano. Che sia sancito da un David o meno, i film in concorso così come i loro autori, superano di gran lunga lo scoglio dell’indifferenza, ma purtroppo non tutti passeranno il vaglio della giuria la sera del 3 maggio. Anche se risulta prematuro presupporre in modo inconfutabile quali potrebbero essere i vincitori, è possibile però analizzare e presupporre i possibili premi nelle maggiori categorie in gara.
David di Donatello 2022: le previsioni per Miglior film e miglior regista
Come di consueto, i cinque nominativi più rilevanti sono quelli riguardanti il Premio dedicato al miglior film e alla migliore regia: molto spesso coincidenti, sicuramente rilevanti, diversamente deludenti, questi sono le categorie da tenere più di conto perché rappresentativi emblematicamente e specularmente in veste sineddotica del cinema italiano in quel preciso periodo temporale. Anche in questo caso la coincidenza tra regia e miglior film non è casuale, mostrando come i titoli scelti assumano un valore coincidente. Paolo Sorrentino con È stata la mano di Dio è sicuramente la risposta più ovvia, reduce già da una sconfitta sulla platea internazionale degli Oscar, potrebbe certamente riuscire a trovare una rivalsa in terra italica. Il suo film, oltre ad aver ricevuto un plauso eccezionale al Festival del Cinema di Venezia, si impone per il suo formalismo poetico e la fotografia didascalica, ponendosi potenzialmente come il favorito nella categoria dedicata alla miglior pellicola e specularmente permettendo al suo autore di accaparrarsi il David come miglior regista.
D’altro canto Mario Martone riesce a intessere una storia specularmente invidiabile con Qui rido io, che si pone come un oppositore/continuatore del film I fratelli De Filippo di Sergio Rubini, ma che attraverso una costruzione formale incidente con una dialettica teatrale che sconfina sul tragico e il pietistico che potrebbe affascinare la giuria.
Altro papabile titolo – escludendo forse la regia dalla vittoria nella sua categoria – potrebbe essere Ennio di Giuseppe Tornatore, anche se potrebbe essere più papabile la sua schiacciante vittoria nella categoria del Miglior Documentario.
Chi vincerà il David 2022 per la Migliore sceneggiatura originale e non originale
La categoria della Miglior sceneggiatura non originale vede in aperta concorrenza molti celebri esempi letterari, che hanno goduto nel 2021 di una trasposizione degna sul piano cinematografico: di una potenza vibrante, scandalosa e crudelmente vitalistica è sicuramente La scuola cattolica, film di Stefano Mordini tratto dal romanzo omonimo di Edoardo Albinati, vincitore del Premio Strega 2016. Accompagnato da sprezzanti critiche e violente censure, bisogna riconoscere come la scrittura sia però imperniata sulla rappresentazione mai schierata dell’italianità degli anni ’70 e che quindi possa imporsi come esempio di storytelling valido e lineare. Così come Tre Piani, regia di Nanni Moretti che per la prima volta adatta una scenggiatura non originale: l’adattamento del romanzo di Eshkol Nevo assume una connotazione emblematica grazie all’inconfondibile tratto stilistico di cui solo Moretti, probabilmente, è capace di infondere anche un film non propriamente suo.
Per quanto riguarda, invece, le Sceneggiature originali, sicuramente il favorito sembra essere Freaks Out, i cui Gabriele Mainetti riesce a ricreare un universo onirico e sospeso ma radicato nell’italianità del dopoguerra, ricreando una neorealistica convergenza di generi dai toni fantastici quanto tragici. Ma bisogna riconoscere come anche il film di Leonardo Di Costanzo, Ariaferma, abbia notevoli possibilità di vittoria per la costruzione di un microcosmo filmico in grado di veicolare messaggi chiari e una rappresentazione chiara dello psicologismo insito nel microcosmo rarefatto del carcere.
Miglior attore e migliore attrice protagonista
Di sicuro nella categoria come Miglior attore protagonista sono tre i nomi che possono concorrere e che per differenti motivi sono i possibili vincitori: Toni Servillo in Qui rido io, Filippo Scotti in È stata la mano di Dio, Silvio Orlando in Ariaferma. Se il primo regala un’interpretazione come sempre enfatica e aderente ai canoni propri del film di riferimento, bisogna riconoscere come Filippo Scotti, già vincitore del premio Marcello Mastroianni come Miglior attore emergente al Festival di Venezia, abbia impressionato per la sua compostezza autoimposta e la sua naturalezza espressiva nel suo esordio nel film di Sorrentino.
E rimanendo sulla direttrice delle “nuove leve” attoriali, nella categoria come Migliore attrice protagonista la preferita sembra essere proprio la giovanissima Aurora Giovinazzo, 20 anni, che nel film di Mainetti Freaks Out riesce a imporre la propria presenza scenica in correlazione ad un’interpretazione improntata sul vitalismo e la naturalezza.