Elio Germano a 360° – Intervista per No Bordes da Venezia 73
Presentato alle Giornate degli Autori – Venice Days durante la 73. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, No Borders è un cortometraggio diretto da Haider Rashid con Elio Germano che funge da narratore ed intervistatore, esplorando la crisi dei migranti in Italia.
Il primo documentario italiano in Realtà Virtuale, la cui visione è stata possibile durante il Festival indossando lo schermo-maschera che permette di guardare da vicino la realtà dei
migranti interagendo con essa in un modo mai sperimentato prima.
No Bordes ci concede per 15 minuti un’esperienza immersiva e riflessiva, facendoci toccare con mano ciò che avviene nei centri d’accoglienza e trasmettendoci con un’immediatezza disarmante il peso della diversità non compresa.
Con uno sguardo a 360 gradi ci addentriamo nell’esperienza quotidiana dei volontari e degli spazi autogestiti dedicati all’accoglienza, come il Centro Baobab di Roma, in cui molti migranti che transitano per la capitale si fermano, ed il presidio No Borders di Ventimiglia, città di frontiera diventata ormai simbolo dell’emergenza migranti e della lotta contro la chiusura delle frontiere.
Il documentario si contraddistingue dagli altri grazie all’uso della realtà virtuale, che permette di raccontare l’esperienza della cosiddetta “emergenza immigrazione” portando lo spettatore all’interno dei luoghi di passaggio e sosta dei migranti.
Noi di Cinematographe abbiamo avuto l’occasione di incontrare Elio Germano, attore, rapper ed attivista sociale, che con quell’incantevole savoir faire che lo contraddistingue e la faccia da perenne esordiente ha riversato sul nostro piccolo schermo tutta la sua umanità, svelandoci anche qualche curiosità sul suo futuro e sul suo rapporto con la settima arte.
L’attore romano in No Borders cerca di andare oltre alla propaganda politica di sfruttamento del fenomeno migratorio, per riuscire ad esporre le ragioni profonde che spingono centinaia di migliaia di donne e uomini a sfidare la morte pur di abbandonare guerre e miserie.
Il documentario è stato in parte girato la scorsa estate presso il Centro Baobab di Roma – sgomberato nel dicembre 2015 dalle forze dell’ordine – esempio di centro di accoglienza autogestito dai cittadini romani, da cui sono passati numerosi migranti. Le riprese si sono poi spostate al presidio No Borders di Ventimiglia – anch’esso sgomberato dopo alcuni mesi di attività – in cui i migranti venivano accolti negli ultimi giorni di viaggio sul territorio italiano, prima del tentativo di superamento del confine francese.
L’intenzione è di fare un ritratto delle strutture autogestite dai cittadini che si contrappongono categoricamente all’ondata di incontrollabile razzismo ed intolleranza che una parte degli italiani ha dimostrato negli ultimi anni, restituendo vita al senso di accoglienza, empatia ed umanità che ha spesso contraddistinto l’Italia.
Il progetto, prodotto da Gruppo Cadini, Radical Plans e Gold (azienda attiva nel settore del marketing non convenzionale e della moda) ha ricevuto il supporto del bando MigrArti del MiBACT e concorrerà anche al premio MigrArti indetto dal Ministero in collaborazione con la Biennale.