France Odeon: Agnès Jaoui parla dell’emancipazione femminile nel cinema
Agnès Jaoui, presente al France Odeon per il suo ultimo film 50 primavere, ha parlato delle difficoltà di essere una donna.
Presente al France Odeon in occasione del suo ultimo film 50 primavere (QUI la nostra recensione), l’attrice, regista e sceneggiatrice francese Agnès Jaoui si è trattenuta con la stampa per parlare, oltre che della suddetta pellicola, anche delle sue precedenti esperienze nel mondo del cinema.
Al France Odeon Agnès Jaoui spiega alcune dinamiche e tematiche presenti nei film 50 primavere e L’arte della figa
50 primavere, che uscirà nelle sale italiane a partire dal 21 dicembre, distribuito da BIM Distribuzione, punta l’attenzione sulle donne di mezza età (da questo il titolo italiano del film, che in originale è intitolato Aurore, come il nome della protagonista). Durante la conferenza stampa, tenutasi al France Odeon, l’attrice Agnès Jaoui si è soffermata sul tema trattato dalla pellicola, considerato ancora come un tabù:
“Inutile girarci intorno: il film è una sorta di tabù perché ruota attorno a delle donne non più giovanissime, di mezza età, e questo è ancora un tema abbastanza delicato da affrontare. Prima dell’uscita della pellicola in Francia, il distributore e i produttori ci hanno detto di non menzionare spesso la parola menopausa, poiché non attrae, non è sensuale“.
Nel corso dei dibattiti che hanno seguito la proiezione del film nelle sale francesi, la Jaoui ha parlato di come le donne sentissero la necessità, e l’orgoglio, di svelare la propria età, prima di porre la domanda:
“Quando, subito dopo aver visto il film, c’era il momento dedicato alle domande, le donne esordivano con: ‘Salve, ho 55 anni’, ‘Buongiorno ho 60 anni’ e così via. Nessuno chiedeva loro di svelare quale fosse la loro età, ma ci tenevano comunque a dirlo, dopo aver visto sul grande schermo un prodotto in cui si rispecchiavano pienamente“.
50 primavere non è l’unico film dell’attrice presente al Festival. Nel corso della terza giornata, infatti, verrà riproposta anche una pellicola del 2013, L’arte della fuga, diretta da Brice Cauvin, anche lui presente alla conferenza insieme alla Jaoui. L’attrice ha evidenziato la figura irresponsabile dei tre uomini presenti ne L’arte della fuga:
“Ho sempre difficoltà a generalizzare come sono gli uomini e le donne. Gli uomini essenzialmente rimangono degli adolescenti anche in una fase adulta. Penso che in questo periodo sia difficile la situazione maschile. Essi sono in un periodo di transizione, perché ancora non hanno acquisito i diritti delle donne“.
Il regista Brice Cauvin ha elogiato la professionalità di Agnès Jaoui, affermando:
“È una fantastica attrice, capace di mettere perfettamente in scena un personaggio. È davvero un piacere lavorare con lei, non ci sono mai rapporti di forza e prepotenze. La considero un kamikaze perché si butta a capofitto in nuove situazioni, con un’evidente volontà esplorativa“.
La Jaoui ha spiegato che, dopo aver iniziato anche a lavorare come regista, ha capito quanto fosse complicata questa professione:
“C’è una tale mole di lavoro quando operi come regista in un film… Solo dopo aver sperimentato in presa diretta cosa significa fare il regista, capisci di voler disturbare il regista il meno possibile quando sei all’interno di una pellicola in qualità d’interprete“.
La conferenza si conclude ancora una volta, come anche quella con Louis Garrel e Michel Hazanavicius per il film Le Redoutable (Il Mio Godard), sullo scandalo Weinstein:
“Potrei raccontare mille storie di personaggi appartenenti al mondo del cinema che hanno sfruttato la loro posizione per attuare delle violenze sulle donne. Ho fatto dei provini in cui mi chiedevano di alzare la maglietta, mi hanno chiesto di fare scene di nudo o girare delle scene di sesso reale. Una volta un regista ha dovuto fermare la produzione di un film a cui stavo lavorando perché avevo rifiutato, categoricamente, di spogliarmi. Non tutte le donne hanno la forza di denunciare. Spesso non ci si rende conto delle complessità di essere una donna e delle situazioni di discriminazione. È schifosissimo accusare chi decide di aprirsi, come nel caso di Asia Argento“.