Fuocoammare: il documentario di Gianfranco Rosi nominato ai César
Dopo la nomination agli Oscar conquistata solo ieri, Fuocoammare ottiene anche la candidatura ai César Awards 2017, il massimo riconoscimento cinematografico francese, paragonabile agli Oscar americani.
Nella lista diffusa oggi, 25 gennaio, dall’organizzazione del premio edizione 2017, che sarà consegnato durante la cerimonia che si terrà presso la Salle Pleyel di Parigi il 24 febbraio, compare anche il documentario di Gianfranco Rosi, candidato nella sezione Miglior documentario.
Lampedusa: un’isola così diversa da tante altre, il confine più simbolico d’Europa, terra di approdi, di speranza, linea di confine tra la vita e la morte. È proprio in quest’isola che Gianfranco Rosi, vincitore del Leone d’oro a Venezia nel 2013 con Sacro Gra, decide di trasferirsi per più di un anno, toccando con mano cosa significa essere lampedusiani al giorno d’oggi. Da qui nasce il documentario Fuocoammare, unico lavoro italiano in concorso alla Berlinale.
Fuocoammare si presta ad una narrazione piuttosto lontana dal tipico racconto mediatico e politico, smantellando fin da subito l’idea di emergenza. Dov’è l’emergenza quando ogni giorno ci si trova di fronte a sbarchi e al bisogno di beni di prima necessità all’interno del centro di accoglienza?
Nonostante questo, Gianfranco Rosi non crea un documentario fatto di patetismi di facile presa emotiva, al contrario ci racconta un’isola in cui esistono i lampedusiani e una sorta di “mondo dentro il mondo” che molte volte non entra in contatto diretto con l’altra parte dell’isola.Il regista ci racconta Lampedusa attraverso Samuele (Samuele Pucillo), un bambino di 12 anni che va a scuola, ama tirare con la fune e giocare tra la natura aspra dell’isola; soffre il mal di mare e ha un occhio pigro. Intorno a Samuele ruotano altri personaggi che nella loro semplicità ci mostrano uno spaccato di vita, del loro quotidiano e del loro modo di vedere le cose. CONTINUA A LEGGERE LA NOSTRA RECENSIONE