Trevignano FilmFest 2019: Herzog incontra Gorbaciov tra le anteprime
Giovedì 26 settembre l'inaugurazione. Verranno proposti agli spettatori otto film di fiction e sei documentari.
Le 14 proiezioni in programma saranno tutte incentrate sulla crisi della democrazia. Tra gli ospiti Armando Iannuncci, ideatore di Veep
Giovedì 26 settembre verrà inaugurata l’ottava edizione del Trevignano FilmFest Il “piccolo, grande festival” in programma presso il Cinema Palma della cittadina sul lago di Bracciano.
Alle 19.00 ci sarà la prima delle 14 proiezioni in programma, tutte incentrate sulla crisi della democrazia. Verrà proiettato L’uomo che non cambiò la storia documentario di Enrico Caria sulla curiosa vicenda dell’archeologo Ranuccio Bianchi Bandinelli, che accompagnò in visita d’arte a Firenze e a Roma Hitler e Mussolini con il proposito (rimasto tale) di ucciderli. Al termine il regista incontrerà il pubblico.
In programma varie anteprime, come il documentario Herzog incontra Gorbaciov e ospiti illustri, dal regista scozzese Armando Iannucci a Furio Colombo, a Lea Polgar, scampata alle leggi razziali del 1938.
Verranno proposti agli spettatori otto film di fiction e sei documentari. Un’anteprima assoluta sull’uscita in sala è Herzog incontra Gorbaciov, documentario dell’illustre regista tedesco, che sarà commentato da Francesca Sforza, giornalista della Stampa, già corrispondente da Mosca. Una primizia è anche il danese Sons of Denmark, con il regista Ulaa Salim che immagina le elezioni danesi del 2025, dominate da xenofobia e azioni terroristiche. What is Democracy, della canadese Astra Taylor, introduce il tema, muovendo da Platone per arrivare ai giorni nostri.
Ma lo sguardo del FilmFest è rivolto anche al passato. Verranno infatti presentati: il documentario di Pietro Suber 1938 – Quando scoprimmo di non essere più italiani, sulle leggi razziali e la deportazione degli ebrei. Assieme all’autore interverrà Lea Polgar, testimone di quei tempi e scampata alle deportazioni. Un film di fiction con una vena tragicomica è Morto Stalin se ne fa un altro, e ospite della rassegna sarà il regista scozzese di origine napoletana Armando Iannucci, definito in Inghilterra “Il messia della satira politica”. Molto noto per le sue serie radiofoniche e televisive, tra le quali Veep, Iannucci esordì alla regia cinematografica nel 2009 con il premiato In The Loop e, dopo The Death of Stalin, è appena uscito quest’anno The Personal History of David Copperfield.
Il vizio del potere di Jason Reitman racconta invece lo scandalo sessuale che investì nel 1987 il candidato democratico alle presidenziali Usa Gary Hart, interpretato da Hugh Jackman. A commentare il film e a inquadrare i fatti storici verrà Furio Colombo, giornalista, politico, docente universitario, che sarà introdotto da Luciana Capretti, giornalista del Tg2. Una notte di 12 anni, di Alvaro Brechner riprenderà gli anni della dittatura in Uruguay, mentre Vota Waldo, gustoso film Netflix di Bryn Higgins della serie Black Mirror, storia di un pupazzo che attraverso la tv condiziona pubblico ed elettori, fornirà lo spunto per un confronto sul “populismo digitale”, guidato dai docenti di Roma 3 Umberto Zona e Martina De Castro.
Un protagonista del cinema americano, come Michael Moore, se la prenderà con Donald Trump, ma anche con Barack Obama, nel suo documentario Fahrenheit 11/9. I had a dream è invece un film dell’italiana Claudia Tosi, anche lei ospite del FilmFest, con un affresco sulla crisi di contenuti e di motivazioni della politica nostrana, e a dialogare con lei e con Daniela Depietri sarà Riccardo Barenghi, de la Stampa, noto anche con lo pseudonimo di Jena.
In guerra di Stéphane Brizé è invece una fiction che ci porta in una fabbrica francese di cui è stata decretata la chiusura per spostare la produzione altrove, e a parlarne con gli spettatori sarà Riccardo Staglianò, giornalista di Repubblica e scrittore, mentre nel tradizionale spettacolo del lunedì per le scuole verrà proposto ai ragazzi il gustoso e già pluripremiato Krenk di Tommaso Santi, che sarà ospite della rassegna, seguito da La Mélodie di Rachid Hami.