Biografilm 2016: Black Sheep di Antonio Martino è il decimo film nel Concorso Internazionale
Rivelato l’ultimo dei 10 titoli che parteciperanno al Concorso Internazionale di Biografilm 2016. Si tratta di The Black Sheep di Antonio Martino, prodotto dalla bolognese BO FILM: un’opera dal respiro internazionale che sarà presentata in anteprima mondiale a Biografilm venerdì 10 giugno alle ore 19 al cinema Lumière. Attraverso un racconto personale, il film getta uno sguardo intimo sulla Libia post rivoluzione e accompagna lo spettatore in un viaggio emotivo tra gli ideali delusi di un giovane e la sua spinta verso un futuro migliore, all’insegna del rispetto dei diritti umani e della libertà di espressione. «Sicuramente The Black Sheep è un film sul diritto di parola nelle sue tante sfaccettature», commenta la produttrice Serena Gramizzi. «Ancora meglio: è una “cessione” di diritto di parola che il regista Antonio Martino e tutti noi abbiamo deciso di fare ad Ausman, il protagonista del film». Ma The Black Sheep è anche un film sulla migrazione, colta da un punto di vista per certi versi inedito: non si focalizza sull’arrivo dei migranti a destinazione, ma parte dall’inizio, dalle motivazioni che possono spingere un uomo a lasciare il proprio paese, dalla lacerazione intellettuale ed emotiva che una persona affronta prima di prendere una decisione così difficile e definitiva. The Black Sheep, il cui work in progress era stato presentato l’anno scorso a Bio To B | Doc & Biopic Business Meeting raccogliendo numerosi elogi, concorrerà al Best Film Unipol Award | Biografilm Festival 2016 per il miglior film e al LifeTales Award | Biografilm Festival 2016 per il più travolgente racconto biografico. Saranno ospiti a Biografilm Festival il regista e autore Antonio Martino, il protagonista del film Ausman, la co-autrice del film Nancy Porsia e la produttrice Serena Gramizzi.
The Black Sheep
“Berberi”, ovvero “uomini liberi”: sono gli Amazigh, la minoranza libica di cui fa parte Ausman, nato a Zuara nel 1985 e cresciuto a pane e discorsi di Gheddafi, studiandone come tutti il manifesto politico “Libro Verde”. Ma poi il trasferimento in Marocco gli ha aperto la mente, e un viaggio a New York gli ha insegnato a comprendere l’Occidente. Quando in Libia scoppia la rivoluzione, Ausman torna nel suo Paese, con la speranza di contribuire al cambiamento. Ma ben presto si ritrova in un Paese nel caos, in cui dilaga l’estremismo religioso e che lo costringe a nascondere il suo stile di vita moderno e libero, persino l’amore per la musica metal. Restare o partire? Sarà più forte il richiamo delle radici o quello di un futuro da “uomo libero”?