Cannes 2017: 120 battements par minute, The Square e…un allarme bomba
Primo giro di boa per Cannes 2017: giunti ad un terzo della kermesse cinematografica più glamour d'Europa, non mancano le sorprese, fra imprevisti, opere entusiasmanti e (falsi) allarmi terroristici.
Il Festival di Cannes è uno di quegli eventi in cui è impossibile annoiarsi…non solo per la qualità media dei film ma anche e soprattutto per le numerose improvvisazioni ed imprevisti che i temerari giornalisti trovano sul loro già faticoso cammino.
Per quanto riguarda Cannes 2017, il quarto giorno sta per concludersi, e tutto è andato quasi bene, se non fosse per un allarme bomba al teatro Debussy che – dopo ore estenuanti di fila – ha portato il personale del Festival a far disperdere la folla in attesa, per poi – a quanto pare – far rientrare dopo mezz’ora i più temerari, rimasti nei paraggi nonostante le indicazioni degli addetti alla sicurezza, dando finalmente inizio con circa un’ora di ritardo alla proiezione stampa del film di Michel Hazanavicius, Le Redoutable. No comment.
Il terzo ed il quarto giorno di Cannes 2017 hanno però provocato (per fortuna) anche altre emozioni. Ieri mattina è stata la volta della presentazione di Okja, l’atteso quanto discusso film originale Netflix al centro di una diatriba ormai virale, circa l’opportunità o meno di far concorrere a Cannes anche film non destinati alla distribuzione cinematografica.
Un dibattito in cui non esiste torto o ragione ma solo punti di vista, tutti rispettabili, tuttavia sedato (se non messo a tacere) dall’ottima accoglienza riscossa dal film, data l’oggettiva qualità di un prodotto che dimostra come la televisione possa essere fucina di grandi opere. La proiezione stampa del film, in programma al Grand Théâtre Lumière, è stata bruscamente interrotta a causa di un problema tecnico, per poi riprendere regolarmente con una ventina di minuti di ritardo…casualità o complotto?
Cannes 2017: il meglio, il peggio e gli imprevisti del terzo e quarto giorno del Festival!
Nel pomeriggio, recupero del film d’apertura della sezione Un Certain Regard, Barbara, per la regia di Mathieu Amalric, già visto nei panni di protagonista del film d’apertura della kermesse, Les Fantômes d’Ismaël. Un biopic nel biopic, in cui Amalric si lascia eccessivamente trasportare dalle emozioni personali che lo legano alla cantante reale, affaticando lo spettatore con una costruzione narrativa su tre piani che – se apprezzabile dal punto di vista tecnico – non ripaga a livello di resa artistica, auto confinandosi a mero esercizio di stile.
Oggi è stata invece la volta di 120 battements par minute, il film per la regia di Robin Campillo che – notizia fresca – verrà distribuito in Italia da Teodora Film. Un’opera equilibrata, che affronta la tematica dell’AIDS collocando le vicende dei protagonisti nei primi anni Novanta, e quindi agli esordi della lotta contro una malattia su cui aleggiavano più concezioni superstiziose (alcune ancora oggi dure a morire) che vere conoscenze.
La pellicola è centrata sulle vicissitudini quotidiane di un gruppo di attivisti dell’ Act-Up Paris, determinati a sensibilizzare la popolazione e il governo circa l’arma più grande per combattere l’HIV, ovvero la prevenzione, completamente ignorata dalle istituzioni bigotte, riluttanti nel portare all’attenzione delle masse una malattia a trasmissione sessuale, ma che sembra riguardare solo omosessuali e tossicodipendenti.
Una prova interessante anche per lo svedese Ruben Östlund che con The Square mette in scena un dramma satirico che – partendo dal pretesto della pretenziosità dell’arte moderna, una forma di cultura riservata ai ceti alti e spesso caratterizzata da significati che sfuggono agli stessi artisti – vira sul tema più generale della responsabilità sociale e della fiducia e rispetto nel prossimo.
Un’opera potente quanto confusionaria, una sorta di esperimento sociale che, nel dipanare le vicende del protagonista, mette alla prova il pubblico, obbligandolo a liberarsi di convenzioni e sovrastrutture e a cercare un’adeguata chiave di lettura per ciò che sta vedendo. Operazione esattamente analoga a quella necessaria per approcciare un’installazione di arte moderna.