Fino all’ultimo battito: recensione della fiction in onda su Rai Uno
Fino all'ultimo battito è la storia di un cardiologo stimato e acclamato dal proprio ambiente, che compie un discutibile gesto etico e deontologico pur di salvare la vita di suo figlio: non immagina che il caso gli farà scontare poco alla volta il suo errore.
Composta da sei puntate in onda ogni giovedì dal 23 Settembre, Fino all’ultimo battito prodotto da Rai Fiction insieme ad Eliseo Multimedia segna il ritorno alla fiction Rai di Cinzia Th Torrini, che questa volta si misura con un prodotto di genere più eterogeneo rispetto a fiction precedenti come Sorelle e Pezzi Unici, dove il dramma di ciascun personaggio si mescolava ad un mistero da svelare.
In Fino all’ultimo battito invece il dramma si mescola al crime e al family, alla ricerca di un equilibrio tra i generi per raccontare una storia che è in continua evoluzione, e che già dal primo episodio dichiara di voler tenere alta l’attenzione dello spettatore aggiungendo ogni volta con un crescendo un tassello che vada a mettere insieme l’intreccio e costruire la suspense che scioglierà il groviglio. Il rischio forse è che per concentrarsi troppo sull’intreccio, si possano perdere di vista i personaggi, trascurando alcuni momenti necessari allo spettatore per entrare maggiormente in sintonia con le loro scelte e i loro sentimenti.
Fino all’ultimo battito: la trama della fiction Rai con Marco Bocci
Diego Mancini (Marco Bocci) è il più stimato se non il miglior cardiologo d’Italia, primario di un’ospedale pugliese. La sua è una vita felice ma non semplice: insieme alla moglie Elena (Violante Placido) e ai suoi figli, Anna, figlia di Elena avuta da un matrimonio precedente e Paolo, che convive con la miocardite. Tutta la famiglia, aiutata dalla madre di Elena (Loretta Goggi), si prende cura di Paolo che per guarire ha bisogno di un cuore nuovo: quando si presenta questa unica e rara opportunità Diego decide a suo modo di approfittare della sua posizione e assicurarsi che il cuore arrivi a suo figlio.
Contemporaneamente, in seguito ad una perizia che Diego ha dovuto rilasciare per attestare le reali condizioni di salute del boss in 41 bis Cosimo Patruno (Fortunato Cerlino), il cardiologo non sa che da quel momento ogni sua azione e ogni suo passo falso sarà controllato dalla nuora del boss (Bianca Guaccero), che si servirà di lui per attuare i piani del suocero, determinato ad ottenere i domiciliari.
Tanta azione ma una sostanza ancora flebile: un hype a singhiozzi
La prima puntata di Fino all’ultimo battito, composta da due episodi mette giù tutti quelli che sono i nodi narrativi principali, con un ordine e un equilibrio che fornisce allo spettatore una chiara panoramica di quello potrà o non potrà succedere. Forse però quest’ordine rischia di svelare già troppe cose, considerato che ai primi due episodi la curiosità di vedere come andrà a finire deve essere al massimo hype in una serie, dal momento che ci saranno altri dieci episodi.
Come spesso accade infatti si parte con un primo episodio che entusiasma, incuriosisce, che riesce a non farti staccare gli occhi e l’attenzione di dosso da quello che sta succedendo, e poi succede che al secondo, consumata la prima mezz’ora, alcune cose possono essere chiare già troppo presto. E l’hype non è che si perde, ma inizia a scemare lentamente ed è sempre pericoloso, soprattutto se siamo solo alla fine del secondo episodio.
Conquista nonostante non sia la protagonista principale la naturalezza di Violante Placido, in un ruolo finalmente diverso dalla seduttrice, mentre forse – almeno in questa prima parte – appare un po’ ingessato Marco Bocci, che ha la responsabilità di un personaggio combattuto e costantemente enigmatico. Sicuramente ci si aspetta che nel corso degli episodi il suo personaggio che per ora agisce nell’ombra ed è di poche parole, abbia un’esplosione e sia dedicato maggior spazio alla sua introspezione. Perché da una serie che sfocia nel crime e che preannuncia di voler mettere a dura prova il suo pubblico ci aspettiamo oltre all’intreccio, anche una buona dose di grattacapi e stupore, non solo azione per l’appunto fino all’ultimo battito.