Il Cacciatore 2 – recensione dei primi due episodi della fiction Rai
Questa seconda stagione della fiction Rai rispetta le aspettative, con Francesco Montanari che anche stavolta si dimostra essere padrone della scena e di un personaggio sempre ricco di nuove sfumature.
Ritorno molto atteso per Il Cacciatore 2, la fiction targata Rai ed in onda dal 19 Febbraio ogni mercoledì alle 21.20 su Rai Due. La serie per la regia di Stefano Lodovichi e Davide Marengo, racconta le vicende personali e professionali del magistrato Saverio Barone, personaggio liberamente ispirato al magistrato Alfonso Sabella e alla sua lotta contro Cosa Nostra dopo le stragi di Capaci e via d’Amelio, interpretato da Francesco Montanari.
Il Cacciatore 2: il dado è tratto, la trama dei primi due episodi
In questa seconda stagione si chiude gradualmente il cerchio della cattura e arresto dei boss mafiosi più ricercati: dopo aver preso Leoluca Bagarella nella prima stagione, la seconda si apre con la caccia ai fratelli Brusca, per poi proseguire con Bernardo Provenzano e Pietro Aglieri. I due episodi, andati in onda nella prima puntata in prima serata sono Fino a che non moriamo e Resistere.
Il primo episodio della serie si apre infatti esattamente da dove era terminato il dodicesimo de Il Cacciatore, quando Saverio neppure in procinto di sposarsi riesce a mettere da parte l’ossessione per il suo lavoro e per questa caccia al crimine senza sosta. Persino sull’altare esprime alla moglie Giada (Miriam Dalmazio) la sua felicità nell’avere appreso che con la confessione di Tony (Paolo Briguglia) sa dove si trovano Giovanni Brusca (Edoardo Pesce) ed Enzo Brusca (Alessio Praticò), e quindi anche il piccolo Giuseppe Di Matteo (Antonio Avella).
La possibilità di poter salvare il piccolo e catturare i fratelli Brusca, lo porta ad un continuo stato di allerta e tensione, che cerca di stemperare portando pazienza e confidando nel tempo e nel collega e ormai caro amico Carlo Mazza (Francesco Foti). Carlo però intanto combatte una lotta interiore all’oscuro di Saverio, che lo porta a non voler vedere la situazione risolversi con troppa fretta, perché chiusa questa sua ultima operazione dovrà restare fedele alla promessa fatta molto tempo fa di uscire di scena.
Buona anche la seconda: Il Cacciatore 2 soddisfa le aspettative
I primi due episodi de Il Cacciatore 2 ci danno un’idea generale di quella che è stata la scelta del regista Marengo: lasciare il tocco e la familiarità di diverse dinamiche che caratterizzavano la stagione precedente, come i rallenty per raccontare momenti di snodo o attimi di tensione, un certo lirismo che viene meno nel primo episodio ma è felicemente ripreso nel secondo, ma puntare contemporaneamente sull’azione. Il primo episodio non a caso si apre nel pieno della progettazione di un’operazione di cattura, confermando come in questo secondo capitolo più che descrizione dell’azione c’è l’atto, l’urgenza di agire all’arrivo di qualsivoglia informazione utile.
Impossibile non notare e lasciarsi conquistare ancora una volta dalla nitidezza e dai colori freddi della fotografia, che esalta le figure dei personaggi, sempre dominanti sui luoghi nei quali agiscono, e sulle frequenti inquadrature dall’alto che offrono allo spettatore la panoramica dei posti dove si muovono i personaggi e si svolgono le operazioni di cattura, accompagnata dalle musiche concitate di Giorgio Giampà.
Inosservato non passa neppure questa volta Francesco Montanari, padrone della scena che di un personaggio sa raccontarci sempre sfumature nuove, che si esprimono a cominciare da un volto stanco, a tratti scavato, ma non illeso. Il Saverio Barone di questo secondo capitolo è un uomo rassegnato con se stesso, consapevole che quell’equilibrio nella vita da lui segretamente ricercato, tra uomo pubblico e privato, non potrà mai sposarsi con l’altra parte di sé, il cacciatore di mafiosi. Mai infatti viene meno al suo ruolo professionale, dove la sete della giustizia, che si esprime anche in ossessione, lo salva da ogni rischio di resa.
Le novità tecniche e una sceneggiatura che scardina il classico linguaggio televisivo
Ci sono però anche delle piccole novità. Interessante la scelta di far procedere gli episodi senza soluzione di continuità, senza spezzare mai l’arco narrativo, un po’ meno invece quella di riportare in grande il titolo dell’episodio in apertura. Si è lavorato inoltre sui dialoghi, più colloquiali e ironici, su suggerimento proprio di Sabella che è intervenuto in sede di sceneggiatura e ha chiesto per Il Cacciatore 2 un linguaggio e personaggi quanto più vicini alla verità.
L’ottima sceneggiatura di Marcella Izzo e Silvia Ebreul scardina, come già non era passato inosservato nella prima stagione, il linguaggio televisivo e didascalico della fiction media Rai. Il Cacciatore 2 infatti resta fedele a ciò che ha reso unica e originale già la prima stagione. La narrazione di un capitolo durissimo e drammatico della storia d’Italia che trova il giusto incontro tra la ricerca della verità, nella dimensione quotidiana di quegli uomini che fanno la storia e provano a cambiarla lavorando nell’ombra, e la potenza visiva e narrativa del cinema che registra la solennità e la crudeltà delle azioni umane.