L’ Ispettore Coliandro – Stagione 8: recensione della fiction con Giampaolo Morelli
Irriverente, stravagante e politicamente scorretto torna su Rai Due l'Ispettore Coliandro: un'ottava stagione breve ma appassionante, divertente e ottimamente scritta, che ne confermano un ennesimo successo.
Quattro gli episodi in onda dal 22 Settembre al 13 Ottobre che si aggiungono all’antologia delle improbabili gesta di uno dei personaggi ispettori più irriverenti, divertenti, surreali e senz’altro più longevi della fiction Rai: L’Ispettore Coliandro 8 diretto dai Manetti Bros in alternanza eccezionalmente per questa stagione con Milena Cocozza, prodotto dai Rai Fiction insieme a Garbo Produzioni, conferma il successo di uno dei personaggi più singolari, ben scritti e più riusciti del poliziesco italiano.
Scritto e sceneggiato da Carlo Lucarelli, nato su carta negli anni ’90 e trasmigrato in televisione dal 2006, arriva ad un’ottava stagione senza scorciatoie e scritture stucchevoli: Coliandro appassiona pur appellandosi alle stesse formule gradite ma mai telefonate, attese dal pubblico già istruito ma inaspettate per chi incappa per la prima volta in questo personaggio. Originalità, casi mai banali e dialoghi brillanti, fanno ancora una volta de l’Ispettore Coliandro una delle fiction Rai più convincenti e autentiche in circolazione. Coliandro, interpretato da un ineccepibile Giampaolo Morelli, è esattamente come un buon vino: dal sapore sempre più corposo quanto più invecchia.
L’ispettore Coliandro andrà in onda ogni mercoledì su Rai Due. L’intera stagione è attualmente disponibile su Rai Play.
L’Ispettore Coliandro 8: la trama dell’ottava stagione della fiction Rai
Coliandro (Giampaolo Morelli) dopo una parentesi trascorsa a sbrigare casi d’ufficio, viene reintegrato nella squadra mobile della Questura di Bologna. Pronto a voler stupire per le sue doti da poliziotto alla maniera dell’Ispettore Callaghan, suo mito e costante ispirazione, il suo ritorno in prima linea desta già alla prima operazione sotto copertura, che rischia anche di far fallire per la sua superficialità i dubbi del commissario De Zan (Alessandro Rossi) e le risate dei colleghi Gambero (Paolo Sassanelli), Berta (Caterina Silva) e Buffa (Benedetta Cimatti) che gli vogliono bene a suon di scherno.
Due naturalmente i crucci che mettono a dura prova la sua strada verso il successo: il trovarsi sempre al momento sbagliato nel posto sbagliato, e le donne: dalla figlia del commissario De Zan, passando per una ricercata giornalista maltese (Sabrina Impacciatore), fino ad invaghirsi di una giovane professoressa d’arte (Nicoletta Romanoff) che lo farà finire nelle fila dei sospettati di un caso di livello internazionale, ed infine della nipote, spia segreta francese, del pakistano proprietario del suo super market di fiducia. Guazzabugli che il più delle volte lo porteranno per puro caso alla soluzione dell’omicidio di turno, ma senza quel tempismo che gli permetterà di prendersi qualche merito.
Divertente, dissacrante, grottesco: la formula “coliandrese” invecchia bene e sempre meglio
Sembra strano dirlo, ma giunto all’ottava stagione senza riempirsi di carrellate di episodi ma accontentandosi di 4 puntate, Coliandro è il poliziesco all’italiana secondo i Manetti Bros che fa ridere con intelligenza e scaltrezza, e di cui abbiamo bisogno ora e anche oltre. Perché è la prova che noi italiani una fiction sulle righe, originale, autentica, la sappiamo fare, senza dover scomodare necessariamente tematiche sociali, drammi e patetismi. Il politicamente scorretto di Coliandro piace, funziona e attecchisce come la grazia e l’onestà del Commissario Montalbano, e la sua epopea – esattamente come accade ormai da anni per il commissario siciliano – potrebbe durare nei secoli dei secoli.
Coliandro, a cui Giampaolo Morelli ha donato una verve macchiettistica che è un perfetto incrocio tra l’italiano medio e la parodia dei grandi e vintage ispettori delle serie americane, parla un linguaggio nuovo, tutto coliandrese potremmo definirlo, che ad ogni episodio è una piccola tesi di metacinema, oltre che un ricco dizionario di citazioni cinematografiche. Ma non diremo che è un linguaggio giovane per i giovani, perché mai come in questa stagione non esclude proprio nessuno: c’è una citazione per ogni età, per ogni genere e per ogni gusto.
Oltre l’antologia: se Coliandro fosse messo a dura prova e osasse di più
Ad una scrittura scaltra come dicevamo, si sposa una regia sporca, al completo servizio del personaggio più che delle vicende narrate, una colonna sonora che parla il linguaggio e la mimica di Coliandro, suonando ora le note eleganti dei polizieschi di un tempo, ora canzoni attuali o note di temporeggiamento e semplice accompagnamento narrativo. Un mix musicale che si fa notare.
Per chi al primo episodio crederà che davvero Coliandro fosse stato sul punto di trovare il grande amore della sua vita resterà deluso. E forse, se proprio dobbiamo trovargli un difetto, rispetto agli altri due personaggi polizieschi e colleghi ben riusciti di casa Rai – oltre il già citato Montalbano va aggiunto Rocco Schiavone – a Coliandro manca un filone narrativo stabile che metta ulteriormente a dura prova la sua leggerezza. Ci piacerebbe fantasticare su un Coliandro che per una volta provi a sfidare la sua solitudine, e venga messo a dura prova da un grande amore: riuscirebbe sempre e comunque a uscirsene e disinnescare con uno “scopabile”, o cadrebbe anche lui? Lo scopriremo, magari, solo in una prossima stagione.