Mina Settembre: recensione finale della fiction Rai con Serena Rossi
Successo di ascolti, una storia genuina che ci racconta una Napoli ordinaria e una protagonista che entra nel cuore del pubblico in punta di piedi, Mina Settembre è l'ennesima fiction di successo tratta dai racconti di Maurizio De Giovanni.
Non stupisce che si pensi già ad una seconda stagione di Mina Settembre, che era chiaramente già in programma a giudicare dal finale, ma adesso ancor più certa con il plauso del pubblico che ha seguito con coinvolgimento le avventure quotidiane di Gelsomina Settembre, protagonista dei racconti di Maurizio De Giovanni.
E le impressioni positive che avevamo colto dai primi episodi trovano conferma nel poter ritenere Mina Settembre una fiction che è riuscita ad intessere con il pubblico un appuntamento settimanale atteso senza deludere pur nella sua trama semplice e classica, che riesce con furbizia a riservarsi sempre un piccolo colpo di scena dietro l’angolo.
Mina Settembre: la trama della fiction Rai con Serena Rossi
Gelsomina detta Mina Settembre (Serena Rossi) è un’assistente sociale napoletana che, tornando da un viaggio di lavoro e ancora provata dalla scomparsa del padre – figura a cui era da sempre fortemente legata -, si ritrova a dover rimettere in discussione tutta la sua vita. A darle certezza di questa voglia e necessità di ricominciare è la scoperta del tradimento di suo marito Claudio (Giorgio Pasotti).
Il lavoro, scelto, sudato e arrivato dopo tanto sacrificio è ciò a cui si dedica da sempre con passione e dedizione, aiutando persone che vivono difficili situazioni familiari, ragazzi in cerca di riscatto in un quartiere dove sono abbandonati a loro stessi o che si ritrovano in situazioni personali dalle quali non riescono a svincolarsi.
Accanto a lei le amiche di sempre con cui è cresciuta, e che spesso finiscono per rivolgersi sempre e comunque a lei e alla sua capacità di sapere affrontare con lucidità i problemi. Anche se in quelli di natura sentimentale, qualche difficoltà e confusione la vive anche Mina, indecisa tra il marito, che prova a riconquistarla, e un nuovo amore (Giuseppe Zeno).
Il finale di Mina Settembre: il tratto distintivo di De Giovanni in un susseguirsi di colpi di scena
Che Mina Settembre sia tratta da racconti scritti da Maurizio De Giovanni non lo conferma solo Napoli, città che ad ogni trasposizione dalla carta allo schermo ci mostra sempre un lato diverso, ma l’iniziare a individuare un filo comune nei suoi scritti: riuscire a darci sempre il mistero in ogni sua forma. Poco importa che a rivelarlo sia un’atmosfera, un personaggio o un’ambientazione, conta la grande capacità nell’essere riuscito a sviluppare questa componente anche in una storia ordinaria come quella di Mina Settembre.
Tanto del successo della fiction diretta da Tiziana Aristarco si deve alla naturalezza con cui Serena Rossi tratteggia la sua Mina, fondamentale per costruire un’empatia solida tra personaggio protagonista e pubblico, ma anche alla capacità con cui la penna di De Giovanni, stavolta sullo schermo, riesce a parlare allo spettatore, accogliendolo e ambientandolo nel suo mondo esattamente come Camilleri per diversi anni ha fatto con Montalbano. Se lo scrittore siciliano lo ha fatto attraverso la sola storia di Montalbano, De Giovanni lo ha fatto e lo fa con diverse produzioni, dai Bastardi di Pizzo Falcone al Commissario Ricciardi, passando ora per Mina Settembre.
C’è il mistero quindi, che nel mondo di De Giovanni e di conseguenza anche in quello di Mina porta ad un colpo di scena che inesorabilmente ristabilirà un nuovo equilibrio. Il messaggio più forte del finale di Mina Settembre è nel vedere annullate tutte le sue certezze, dall’amore all’amicizia, capovolgendo il suo motto “la vita è un morso” in “un morso è la vita, e può essere il più amaro di tutti”. Ma da buona e fiera napoletana, Mina guarda al nuovo equilibrio che si è costituito, riconoscendo che tuttavia e spesso con l’amarezza è necessario conviverci.
Ecco perché Mina Settembre vince e convince il pubblico. Perché riesce ad essere ordinaria ma non banale, regala una Napoli che non è quella né del mandolino né del crimine, mostrandola con gli occhi di una regista che napoletana non è – come ci ha ben spiegato lo scenografo Carlo De Marino in un’intervista – e ci mostra una donna semplice, per niente eccentrica o nevrotica, che cerca il suo posto nel mondo. Quelle storie ordinarie che ogni tanto fanno bene al cuore, senza colpi di testa, e si limitano a farci compagnia senza troppo rumore.
La serie composta da dodici episodi è disponibile in streaming su Rai Play.