Stefano Accorsi: “In Vostro Onore c’è un istinto atavico che attinge alla tragedia greca”
Dal 28 Febbraio su Rai Uno andrà in onda per quattro serate Vostro Onore, adattamento italiano della serie israeliana Kvodo. Protagonista Stefano Accorsi nei panni del giudice Vittorio Pagano.
“Salvare la vita ad un figlio per me prevede una sola risposta. A me appare tutto comprensibile. Si tratta di un istinto atavico, un archetipo, che sul pubblico avrà un immediato impatto. Ci si chiederà: posso giustificare, posso comprendere quest’uomo? Questa è la domanda pulsante della narrazione, che per me prevede una sola risposta ed è il motivo per il quale il mio personaggio (Vittorio Pagano, ndr) non si rivela mai diabolico. Ci sono situazioni dinanzi alle quali si agisce senza pensare. Vostro Onore infatti non cerca mai di dare una risposta e le domande che ci pone vengono continuamente reiterate”. Così Stefano Accorsi, che ritorna protagonista in televisione, su Rai Uno, dopo diversi anni, introduce Vittorio Pagano, il giudice che l’attore bolognese interpreta nell’adattamento della serie israeliana Kvodo.
Prodotta da Rai Fiction insieme ad Indiana Production e diretta da Alessandro Casale, Vostro Onore si discosta fortemente dal format israeliano ma anche da quello americano. Ecco perché più che di remake, si tratta di un adattamento di forte matrice italiana, la cui scrittura è affidata a Donatella Diamanti, Mario Cristiani, Gianluca Gloria, Laura Grimaldi e Paolo Piccirillo.
Nel cast oltre a Stefano Accorsi, anche il giovane Matteo Oscar Giuggoli nel ruolo di Matteo, figlio del giudice Pagano, Remo Girone, nei panni del Presidente del tribunale di Milano, e Camilla Semino Favro nei panni della giovane avvocatessa Ludovica Renda, Barbara Ronchi e Francesco Collella, nei rispettivi panni dell’ispettrice Vichi e del dirigente del Commissariato, Paolo Danti.
Vostro Onore: la famiglia e le sue relazioni sono il focus dell’adattamento italiano
Cosa aspettarci dalla versione italiana del soggetto israeliano? Se questi ultimi hanno scelto una narrazione ispida focalizzata maggiormente sul sottostrato politico della serie e gli americani una drammaturgia violenta e agghiacciante, il focus dell’adattamento italiano è stato la famiglia ma anche le relazioni intorno a sé.
“Il lavoro di trasposizione è stato tematico oltre che tecnico: abbiamo portato la storia in Italia accostando due criminalità diverse, quella chiassosa delle gang latino americane e quella silenziosa, che non esacerba alcun conflitto apertamente ma pesa in maniera pericola sulle teste dei protagonisti. Abbiamo provato a far sì che la bomba che esplode nella vita di Matteo e suo padre andasse a colpire anche un sistema di relazioni“, ha spiegato la scrittrice e sceneggiatrice Donatella Diamante.
Al centro della storia infatti c’è un giudice integerrimo che deve nascondere ad ogni costo l’atto grave compiuto da suo figlio, che investe un uomo e lo lascia alla strada, senza soccorrerlo. C’è il dramma di un ragazzo ma anche quello di “un padre assente, che ha un ruolo pubblico, investito anche di un certo onore, ma che in un attimo si trova a dover spazzare via tutto”, come spiega Stefano Accorsi.
Meno violenza, più psicologia: il nostro Your Onor sul filo della tragedia greca
Crime, thriller psicologico, action, romanzo famigliare, sono tante le stratificazioni e i generi a cui attinge Vostro Onore, la cui sceneggiatura ha iniziato a veder luce quando Your Onor con Bryan Cranston ancora doveva andare in onda. La fonte infatti della sceneggiatura resta quella israeliana, ma come spiega il regista Alessandro Casale, alla sua prima prova televisiva che ha accolto con grande scrupolosità, viene completamente stravolta, anche perché “la violenza è sottobraccio, senza eccessive manifestazione, perché il lavoro che abbiamo fatto è particolarmente psicologico, focalizzato sui personaggi della serie”, ha sottolineato il regista.
La rete dei personaggi e il loro ruolo assunto all’interno della vicenda riconduce in qualche modo anche ad una narrazione che attinge alla tragedia greca, ed è forse proprio questo l’imprinting tutto italiano che caratterizza questo adattamento, come evidenziato da Barbara Ronchi che legge il suo ruolo come un moderno Creonte, e da Francesco Colella che nel suo poliziotto riconosce un atteggiamento socratico dinanzi ad un disorientamento che lo accosta molto al giudice Vittorio Pagano: “Il mio personaggio è convinto che tutti i misteri umani possono essere svelati ma tranne uno: quello che riguarda i figli, e questo lo avvicina al disorientamento che vive il giudice, nei confronti non solo di un’indecisione ma di un mondo. L’attenzione che loro due hanno verso questo mondo, il tentativo di comprenderlo, conferisce loro una dignità al loro essere padri”.