Alien: Covenant – le 5 scene più belle del film di Ridley Scott
Alien: Covenant è complessivamente un bel film, ma ci sono delle scene che abbiamo amato più di altre. Siete d'accordo con noi?
Criticato da chi evidentemente non è riuscito a sintonizzarsi sulle stesse frequenze del Maestro della fantascienza ed elogiato da chi, viceversa, è riuscito a scoprire in Alien: Covenant non un subdolo e sterile processo di sequenzialità, bensì un eterno ritorno nietzschano nel quale si introducono però piccoli granelli di polvere capaci di stravolgere “il già detto” rendendolo agli occhi dello spettatore originale, godibile e tremendamente nuovo.
Nonostante lo sfruttamento del marchio – creato dallo stesso Ridley Scott col primo film di Alien (1979) – nel corso degli anni, che ha portato la saga verso disparati obiettivi (pur nella bellezza singolare di ogni film), Scott è riuscito egregiamente a riprendere il controllo della sua creatura, regalando ai fan un film che nel contenitore della fantascienza sa amalgamare il thriller e l’horror, dosando la tensione in un saliscendi di situazioni.
Attimi creati ad hoc per dare luce al miracolo della creazione, rimarcando quanto l’arrivo di una nuova vita necessiti (obbligatoriamente) di sangue e dolore.
Alien: Covenant è il sequel di Prometheus, il terzo film diretto da Ridley Scott e appartenente alla saga di Alien, ma è anche una culla di domande esistenziali e un vaso di Pandora dal quale fuoriescono le più disparate e profonde riflessioni.
L’intero film domina il grande schermo facendo leva sulle ottime performance degli attori, sulla fotografia spettacolare e gotica, la colonna sonora timida ma coinvolgente e gli effetti speciali che, pur essendo onnipresenti, non fanno mai pesare la loro presenza. Nel suo insieme Alien: Covenant è un film ben confezionato, ma ci sono delle scene che meritano attenzione più di altre, e per perfezione registica e per contenuto.
Alien: Covenant – le 5 scene più belle del film di Ridley Scott (ALLERTA SPOILER)
Alien: Covenant – l’incipit onirico e intriso d’arte
Occhi chiari, carnagione diafana e capelli biondi: il David di Ridley Scott aspira alla perfezione del David di Michelangelo, suona il piano sulle note di Richard Wagner ed è immortale.
David, di cui veste i panni Michael Fassbender, è il perno attorno al quale ruota Alien: Covenant: un androide spietato, dalla conoscenza enciclopedica (come è giusto che sia), che si trova davanti al suo creatore, il signor Weyland (Guy Pearce), e riconosce di essere superiore a lui.
La scena iniziale del film è memorabile sotto molti punti di vista, innanzitutto per la perfezione registica, in grado di mostrarci un quadro pulito, immersivo e dispersivo al tempo stesso e in secondo luogo per via dell’arte in essa citata.
In una sola stanza convivono una statua gigante del David e la Natività di Piero della Francesca: perfezione e creazione. Una combo perfetta per rappresentare un Giudizio Universale scomposto e asettico in cui l’uomo per la prima volta prende il posto di Dio senza però abbandonare il suo status di debolezza e il mistero di base che persiste nella sua esistenza.
Chi siamo? Chi ci ha creati? Da dove veniamo?
Nonostante non si trovi risposta a queste domande ciò che ammutolisce per una frazione di secondo i dubbi sull’esistenza è l’elogio del classicismo. La contemplazione dell’arte pura come balsamo per l’anima, sia umana che robotica.
David vs Walter in Alien: Covenant
Se Katherine Waterston, Billy Crudup, Danny McBride, Demián Bichir, Carmen Ejogo, Amy Seimetz, Jussie Smollett, Callie Hernandez, Nathaniel Dean, Alexander England, Benjamin Rigby sono dei bravissimi attori Michael Fassbender è a dir poco sublime.
L’attore irlandese, infatti, interpreta il duplice ruolo di David e Walter. Il primo lo abbiamo conosciuto in Prometheus, il secondo è il frutto di migliorie tecniche e lo ritroviamo a bordo della Covenant.
Parlando delle differenze tra i due, Ridley Scott ha detto:
“Volevo che Walter fosse più simile a Spock, privo di caratteristiche umane o emozioni che invece troviamo in David. Volevo che fosse come una tela bianca, sulla quale si può proiettare qualsiasi cosa”.
In poche parole ci troviamo davanti ai Caino e Abele in chiave sci-fi; buono uno, cattivo l’altro. La differenza tra i due fratelli è che David prova sostanzialmente dei sentimenti che lo inducono a odiare e manipolare le persone. La sua realizzazione consiste nel vedere nuove forme di vita animarsi e uccidere pur di sopravvivere. In questo è molto simile ad Ash (il sintetico interpretato da Ian Holm in Alien) – come dimenticare la frase “Ammiro la sua purezza”!
Walter, dal canto suo, è consapevole dei doveri ai quali deve adempiere. Sa che non potrà mai provare amore per un essere umano e che il suo compito è quello di proteggere Daniels.
Ma arriviamo alla scena che, a nostro parere, è una delle più belle di Alien: Covenant, quella in cui i due si ritrovano nella mesta necropoli.
La location è molto ambigua; un luogo che per certi versi somiglia a una caverna, per altri a un laboratorio segreto e magari è davvero un po’ entrambi. In ogni caso Walter arriva con passo felpato, ha tagliato i suoi lunghi capelli biondi e adesso è davvero identico al fratello.
Qui Fassbender ci regala il meglio della sua essenza sdoppiata – un profilo che è equivalente quanto differente – e Scott un piano sequenza spettacolare, dotato di circolarità giocosa, enigmatica, inebriante.
Walter e David, posti l’uno di fronte all’altro come due amanti, si scambiano gesti e nozioni e suonano il flauto: l’uno dona all’altro stima e sapienza cercando di racimolare consensi, cercando di introdurlo al male, alla potenza, all’onnipotenza. È sicuramente questa la sequenza che, più di tutte, fa emergere la maestria impelagata in tutto il film e la scelta oculata, decisa e impeccabile del regista sotto ogni aspetto.
Alien: Covenant il suo zoologo dilettante
Se è vero che l’uomo non è solo un esperimento o una combinazione biologica casuale, se è vero che quello stesso uomo è in grado di creare esseri perfetti e “giocare a fare dio” allora non bisogna stupirsi se il frutto del suo lavoro – che nel caso specifico di Alien: Covenant prende forma in David/Walter – sia intriso della stessa velleità di creazione e sperimentazione.
Stiamo parlando ovviamente di David e in particolare della sua mania di incrociare specie differenti. Uno “zoologo dilettante”, insomma, come si definisce col fratello Walter, mentre quest’ultimo ammira i suoi disegni appesi alla parete, frutto di sperimentazioni accurate.
Perché abbiamo scelto di inserire questa scena tra quelle più belle? Sicuramente perché affascina ammirare così tanti incroci. Gli Xonomorfi hanno avuto un’evoluzione nel corso della saga di Alien, mutando aspetto in base alla materia prima disponibile, ma in ogni film i meno esperti hanno faticato a notare le differenze, mentre qui Scott li mette in bella mostra e affiancati l’un l’altro regalandoci uno spettacolo unico e macabro.
La scena della doccia in Alien: Covenant
Se la sequenza della doccia di Psyco è passata alla storia come una delle più “eccitanti” del cinema, siamo certi che anche quella di Alien: Covenant non è da meno. È vero infatti che i grandi classici non tramontano mai, ma Ridley Scott ha avuto una grande intuizione nel convogliare sulla nave spaziale una serie di coppie, creando inevitabilmente momenti di pura passione. E se è vera la legge non scritta che chi fa sesso nei film horror è destinato a morire anche qui non ci sono eccezioni.
Marito e moglie (Jussie Smollett e Callie Hernandez) si rilassano sotto la doccia, lei gli rivolge la schiena, poi lo blocca alla parete e iniziano a baciarsi con passione, ma ecco che il mostro è lì con loro. Vediamo ciò che assomiglia a un serpente attorcigliarsi alla caviglia di lei e poi la bocca efferata di Alien che sfonda il vetro della doccia e il cranio del ragazzo. Il sangue schizza ovunque, soprattutto sul corpo nudo e bagnato della donna.
Alien: Covenant – “Se saremo gentili sarà un mondo gentile”
Non so voi, ma noi non abbiamo creduto neanche per un secondo che Walter fosse riuscito a terminare David. Purtroppo non è questione di bravura, ma di furbizia e cattiveria dal momento che, pur essendo androidi, anche in loro si palesano dei valori e quelli di David sono meno nobili di quelli di Walter.
Il vecchio androide si stacca la mano per assomigliare al fratello e spalleggia Daniels, ma è inevitabile notare la luce che ha negli occhi quando vede Alien sormontare la nave spaziale. Nonostante questo, Daniels non se ne rende conto.
Le parole del robot sono dolci e rassicuranti, peccato che alla fine – quando è immobile nella sua cella criostatica – scopra la terribile verità. In ogni caso la frase pronunciata da Fassbender poco prima è davvero bella e degna di nota: “Se saremo gentili sarà un mondo gentile”, come per far capire che si riceve sempre ciò che si dona e sarebbe davvero bello continuare a pensarlo, ma la verità è che la vita ha bisogno di uscire allo scoperto, se serve con violenza. Chi capisce il valore della gentilezza se non la specie umana? E che speranza hanno le razze aliene di comprendere le buone intenzioni altrui se neanche la creatura dell’uomo è stata capace di assorbirle? È la lezione contorta di Scott, la bella retorica gettata nel bel mezzo della sceneggiatura, pronta a esplodere come una mina.