American Horror Story: 1984 – tutti gli omaggi ai film horror degli anni ‘80
Tra inquietanti ambientazioni, assassini spietati e cliché, American Horror Story: 1984 omaggia i più grandi film horror degli anni '80
Il ritorno degli anni ‘80 fa parte di quella strana vintage fever che da tempo si riscontra in diversi aspetti della vita, dalla moda ai media, dalla musica al design. Le serie tv sono uno specchio preciso di questa affascinante tendenza, in particolare i titoli che volutamente riprendono gli stilemi degli anni ‘80 per imitarli e omaggiarli a modo loro.
American Horror Story 1984 compie questa manovra già a partire da un titolo piuttosto eloquente. Nel corso della visione il richiamo al decennio più accattivante di tutti diventa sempre più chiaro, anche nella scelta delle sue scene più cruente! Ecco una carrellata di riferimenti ai film horror degli anni ‘80, palesi ispirazioni per American Horror Story 1984.
American Horror Story: 1984: – gli anni ‘80 in tutto il loro… orrore!
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Un gruppo di ragazzi in un campeggio in mezzo al nulla viene preso di mira da un sadico assassino. Non è un caso se la trama presenta qualche elemento familiare, poiché è proprio da questa idea di base che si svelano i primi richiami al cinema horror degli anni ‘80. Proprio in questo decennio, infatti, si è sviluppato un particolare sottogenere destinato a stabilire i canoni anche per gli anni a venire. Si tratta dello slasher movie, tipologia di film horror nel quale un gruppo di personaggi – solitamente di giovane età – viene attaccato da un serial killer che li uccide uno alla volta, finché a rimanere in vita non sono pochi superstiti, se non una sola persona.
American Horror Story 1984: tutti i riferimenti ai classici horror della première
Lo slasher movie ha caratteri fissi che si possono facilmente ritrovare in moltissimi titoli che hanno cambiato l’immaginario collettivo degli anni ‘80 (come dimenticare l’inquietante Freddy Krueger nella saga di Nightmare o la maschera dello psicopatico di Scream?), ma pare che sia stato consacrato principalmente da Non aprite quella porta (1974) e Halloween – La notte delle streghe, di John Carpenter (1978).
Grazie a questi primi titoli si stabiliscono le caratteristiche più evidenti del genere, che includono solitamente la presenza di un maniaco omicida dai marcati tratti distintivi (maschere, armi particolari, etc.), vittime composte principalmente da adolescenti, l’avvertimento di un pericolo da essi ignorato, una location isolata e, talvolta, la presenza di una ragazza sopravvissuta, la cosiddetta Final Girl.
Parte di queste caratteristiche si intravede nella narrazione di American Horror Story: 1984, grazie a una voluta rete di richiami e citazioni, sia nelle ambientazioni che nella costruzione dei personaggi. Tra killer di fantasia e assassini realmente esistiti, questo titolo creato da Ryan Murphy mostra di conoscere il mondo horror nelle sue diverse sfaccettature.
American Horror Story: 1984 – recensione del pilot della nona stagione
I film horror degli anni ‘80 che hanno ispirato American Horror Story: 1984
Sono molti i riferimenti al cinema horror nella nuova stagione di American Horror Story, sia a titoli dal successo internazionale, sia a dettagli più di nicchia dell’immaginario dell’orrore.
Nelle ambientazioni, nell’uso di personaggi piuttosto stereotipati e nella scelta di killer molto particolari, la serie omaggia pilastri del genere slasher del calibro di Venerdì 13, Scream, Halloween e Non aprite quella porta.
Proprio il serial killer di 1984 – l’incappucciato Mr. Jingles – ricorda i più grandi assassini cinematografici di queste saghe, come Leatherface, Michael Myers e Jason Voorhees, tutti mascherati e assolutamente agghiaccianti. Lo stesso Myers, proprio come Mr. Jingles, continua a uccidere dopo essere fuggito da un manicomio.
American Horror Story: 1984 – anche Venerdì 13 e Scream nella serie TV
La serie deve moltissimo soprattutto a Venerdì 13, film che offre ispirazione per la creazione della location principale e di alcuni momenti ripresi quasi precisamente. Camp Redwood ricalca il Camp Crystal Lake della pellicola di Sean S. Cunningham, mentre proprio il lago diventa protagonista di una scena piuttosto famosa tra gli appassionati del genere, ossia l’aggressione in acqua.
Non mancano i classici cliché dell’orrore, che mostrano un grande interessamento di Murphy ai suoi predecessori: i personaggi che avvertono ripetutamente i protagonisti del pericolo ricordano soprattutto Non aprite quella porta, mentre la tipica conversazione al telefono con il killer proviene direttamente dalla saga di Scream.
Ricordiamo inoltre il tributo a una delle figure più tipiche dello slasher movie, dopo ovviamente il serial killer: la Final Girl.
Il termine, comparso nella prima volta nel libro Men, Women and Chainsaws di Carol J. Clover, indica l’ultima ragazza sopravvissuta all’attacco dell’assassino, quella che riesce a sconfiggerlo e a sfuggire alla morte. Uno degli esempi più celebri è senza dubbio Laurie Strode di Halloween, interpretata da Jamie Lee Curtis e presente in tutti i film della saga. Anche in American Horror Story: 1984 l’archetipo della Final Girl è presente, sia come reale personaggio, sia come continua citazione. Lo stesso season finale è intitolato Final Girl, mentre Donna, interpretata da Angelica Ross, afferma di avere poche possibilità di sopravvivere, poiché non esistono Final Girl dalla pelle nera. Con questa frase la serie cita un ulteriore cliché dei film horror, ossia la tendenza (ora sempre meno frequente) di far morire i personaggi di colore.
Ad affiancare prodotti agghiaccianti sono anche titoli horror più leggeri, ma che hanno fatto la storia del cinema anni ’80. La serie strizza l’occhio ai nostalgici di quel decennio tramite delle precise citazioni da Ghostbusters, uscito proprio nel 1984. In particolare i riferimenti a ZUUL e a Dan Aykroyd (uno dei protagonisti della saga).
American Horror Story non si limita a omaggiare i grandi film horror degli anni ’80, ma si considera esso stesso un predecessore di 1984. Come tale si autocita in varie occasioni: una pompa di benzina che compare in questa stagione sembra essere la stessa di American Horror Story: Apocalypse, mentre nel corso degli episodi si menziona il Briarcliff Manor, il terribile manicomio di American Horror Story: Asylum.
American Horror Story 1984: quando la realtà è più spaventosa della fantasia
Ryan Murphy ha sempre fatto un ottimo lavoro nel presentare allo spettatore i più noti e affascinanti cliché dell’immaginario horror: la casa stregata della prima stagione, l’agghiacciante manicomio della seconda, passando per il circo degli orrori della quarta. 1984 non è da meno, ma dimostra di non volersi limitare a creare dal nulla inquietanti personaggi.
In questa particolare stagione, nella quale la vintage fever si respira a pieni polmoni, si attinge anche alla realtà. Una realtà che appare spesso più spaventosa della fantasia. Accanto all’agghiacciante Mr. Jingles i giovani protagonisti di American Horror Story: 1984 si trovano a fare i conti anche con un assassino rituale detto The Night Stalker (o il Cacciatore della Notte), una figura drasticamente reale. Non c’è nessuna ispirazione, nessun adattamento per il suo personaggio. La realtà da sola è sufficiente per includere nel cast un tocco di sadismo in più, frutto degli stessi anni ‘80 qui tanto esaltati.
Era il 1984 (anno per nulla casuale) quando un assassinio seriale iniziò a sconvolgere la città di Los Angeles, già particolarmente presa di mira da atti violenti di ogni tipo. Questo killer venne denominato “Il cacciatore della notte”, per via del suo modus operandi. Di notte puntava infatti alle finestre aperte delle case per aggredirne gli inquilini in modo brutale. Dalle molestie ai bambini fino ai sadici omicidi, il misterioso assalitore – identificato in seguito come Richard Ramirez – esprimeva la propria violenza in molti modi diversi, mosso soprattutto dalla fede satanista. Ramirez fu condannato a morte, ma morì solo nel 2013 di morte naturale. Come era già avvenuto per Charles Manson e per diversi altri serial killer, Ramirez ebbe moltissimi fan, soprattutto donne, che lo ritenevano innocente o che ammiravano le sue gesta. Non è un caso che American Horror Story lo abbia ripreso come personaggio per ben due volte, la prima in Hotel (impersonato da un imitatore), la seconda in 1984.
I riferimenti a Charles Manson e Ted Bundy in American Horror Horror: 1984
Ramirez non è l’unico riferimento a killer realmente esistiti all’interno di questa stagione di American Horror Story: la serie menziona anche figure criminali di spicco negli anni ‘80, come il noto Ted Bundy, affascinante assassino di giovane donne, attivo soprattutto negli anni ’70.