Anatomia di uno scandalo: perché tutti stanno vedendo la serie Netflix?
Arrivata su Netflix il 15 Aprile, Anatomia di uno scandalo è da una settimana al primo posto nella Top 10 delle serie TV più viste in Italia e nel mondo sul colosso dello streaming. Quali sono i motivi del successo nonostante per la critica la serie non sia così brillante?
Uscita su Netflix il 15 aprile 2022, Anatomia di uno scandalo, legal drama che viaggia tra il genere thriller e psicologico e che vede protagonisti Rupert Friend – ricordate il Mr. Wickham di Orgoglio e Pregiudizio di Joe Wright? – e Sienna Miller, in pochi giorni ha attirato immediatamente l’attenzione degli abbonati del servizio streaming ma anche della critica, che non è stata molto generosa con la mini serie. Presentata come una serie costruita sul fortunato stile di Big Little Lies e molto vicina a The Undoing, essendovi al centro un tradimento e conseguente crisi di una coppia ma in ambito politico, le manca però la forza di essere abbastanza incisiva e coraggiosa nei temi che vengono trattati, rivelandosi come un prodotto poco incisivo.
Anatomia di uno scandalo racconta del tradimento del politico James Whitehouse, ministro dell’interno inglese, nei confronti della moglie Sophie, che accoglie la sua confessione prima che la notizia arrivi sui giornali. Quando però James è accusato di violenza sessuale, la crisi già annunciata tra i due si fa ancora più spinosa e alla portata di tutti: il politico infatti viene sottoposto ad un processo per difendersi dalle accuse infamanti ricevute.
Nonostante ciò però Anatomia di uno scandalo con i suoi sei episodi sviluppati da David E. Kelley e Melissa James Gibson, basata sull’omonimo romanzo di Sarah Vaughan e diretta da S.J. Clarkson, desta molta curiosità ed è la serie più vista del momento su Netflix. Abbiamo provato ad individuarne alcuni motivi.
Anatomia di uno scandalo: una serie “diamante” tra uscite poco allettanti o già consolidate
La fortuna è dettata molte volte dal caso. E in questo caso Anatomia di uno scandalo ha avuto la fortuna di non dover competere con prodotti particolarmente attraenti, se non con la quinta stagione di Elite e la seconda di Bridgerton, usciti già precedentemente e che nel catalogo Netflix potevano contare su un pubblico già consolidato e affezionato che ne attendeva l’uscita. Sotto quest’ottica infatti si può dire che svettare al primo posto per Anatomia di uno scandalo è ancor più un ottimo risultato, che si spiega anche per il suo sapore di novità rispetto a serie ormai già rodate.
Il titolo inoltre sicuramente promette tante, forse troppe, cose riuscendo a racchiuderne quella natura psicologica e misteriosa incentrata per lo più su intrighi di coppia, che attecchisce immediatamente sullo spettatore già amante di serie affini come le già citata The Undoing e Big Little Lies ma anche la nostra italiana Fedeltà. E volendo vivisezionare la serie c’è da dire che la sua “confezione” è sicuramente rilevante, con la sua manifattura inglese ed elegante con due interpreti senz’altro affascinanti. Anche le ambientazioni non fanno poco in questa serie, dove l’architettura inglese dalle case alle aule di tribunale, passando per i palazzi storici, offrono senz’altro un viaggio misterioso ed immersivo che quantomeno convince ad andare oltre il primo episodio. Poi c’è la regia, che astutamente sa fare leva sull’empatia dello spettatore e come tenerlo incollato fino alla fine lasciando che giochino ad entrare ora nei panni della moglie tradita, ora del marito incompreso e ora in chi ha preso finalmente il coraggio di fare giustizia.
La vicenda si consuma inoltre nei piani dell’alta società e nelle camere della politica, mondi elitari e non non alla portata di tutti, che costituiscono un dettaglio che rende intrigante la vicenda, sfiorando temi umanamente universali ma anche di scottante attualità. Un altro aspetto che chi ha sviluppato la serie ha certamente tenuto ben presente, astutamente, per catturare lo spettatore nella rete della serie.
Anatomia di un inspiegabile successo: le tematiche attualissime di ieri e di oggi
Dietro quindi il successo di questa serie in cui si incrociano il legal drama – genere che sta tornando ad attirare una discreta attenzione da parte del pubblico – thriller psicologico e politic affair, c’è la sapienza da parte degli sceneggiatori di aver portato in scena tematiche attualissime, come i rapporti di potere sbilanciati sul lavoro tra uomo e donna, affrontati nell’analisi e nelle sfumature sottili della relazione extraconiugale del protagonista, che porta in scena anche la “fortuna” di essere un privilegiato e l’abuso che ne fa, identificandosi più nel suo ruolo che nella sua persona.
E poi c’è l’argomento e l’analisi più spinosa che se ben sviluppata avrebbe potuto davvero permettere a questa serie dai buoni propositi e dall’estetica accurata di fare un salto di qualità e distinguersi: il confine tra quando un rapporto sessuale avviene in maniera consensuale oppure no, fino ad identificarsi come una vera e propria violenza, subita in silenzio e taciuta per paura o perché consapevoli che se ad essere accusato è un privilegiato, la strada della giustizia pur essendo uguale per tutti rischia di prendere strade imprevedibili. La questione, portata in tribunale nella serie, che fa anche dei riferimenti al Me too in un episodio, è un tema attualissimo che motiva lo spettatore a scoprire fino a dove arriverà la controparte di James Whitehouse pur di incastrare un privilegiato che sa bene come negare e difendersi grazie al suo nome e alla sua posizione. Pur se quindi trattata in maniera frettolosa, è senz’altro una tematica avvincente che motiva, data anche la brevità della serie che si finisce in un giorno, a proseguire fino alla fine pur avvertendone i limiti.