Editoriale | Buffy: la serie di Joss Whedon ha creato la cultura televisiva dei millennial?
Un viaggio alla scoperta di una serie TV che ha cambiato la storia della televisione.
Quando si pensa a serie TV universalmente definite cult, il pensiero non può non correre a Buffy L’Ammazzavampiri. Andata in onda tra il 1997 e il 2003 e creata da Joss Whedon, la serie ha come protagonista un’adolescente impegnata in un’agguerrita lotta contro vampiri, demoni e altre forze del male: quasi normalità oggi, assoluta avanguardia ieri.
Per quanto infatti oggi, in un 2020 con alle spalle anni di esperienza in materia di serie TV, una simile trama possa sembrare all’ordine del giorno, nel 1997 si trattava di tutto fuorché qualcosa di già visto. La cultura televisiva si stava ancora formando, la ferita inferta da Twin Peaks all’allora tranquillità del palinsesto TV era ancora fresca e, soprattutto, i millennial avevano dai sedici anni in giù.
In occasione dell’arrivo delle sette stagioni della serie su Prime Video, previsto per il 1° settembre, vale la pena ripercorrere la storia di Buffy L’Ammazzavampiri per comprenderne, dopo oltre vent’anni, l’importanza nella creazione della cultura televisiva odierna. E per rispondere a una domanda: quanto la serie di Joss Whedon ha contribuito a creare la cultura televisiva dei millennial?
Buffy, tra i primi teen drama
Se il teen drama è un genere che a dir poco spopola al giorno d’oggi, il merito – o la colpa, a seconda dei punti vista – è anche di Joss Whedon. La fine degli anni ’90, con l’istituzione del canale televisivo The CW, è stato il momento perfetto per la proliferazione dei primi teen drama: da una parte c’era Dawson’s Creek, con i suoi adolescenti e i loro problemi “normali”, dall’altra Buffy e il suo imprescindibile elemento sovrannaturale.
Non si tratta, tuttavia, del “solo” teen drama. Buffy ha creato una vera e propria sub-cultura: quella dell’hype per il prossimo episodio, quella del fandom, quella delle ship – Buffy e Angel contro Buffy e Spike dice nulla? Seguendo le avventure settimanali di Sarah Michelle Gellar nei panni dell’eponima protagonista, il pubblico si è abituato a delle logiche che, man mano, si sono sedimentate nel medium televisivo stesso, alimentando e venendo da esso alimentate a loro volta.
La febbre dei vampiri
Grazie a Buffy, si diceva, sono nate e prosperate praticamente tutte le serie televisive fantasy degli anni 2000. Facendo un passo oltre, si potrebbe persino affermare che grazie a Buffy si è consolidata una sorta di “febbre dei vampiri” nella cultura pop: da algidi nobili decaduti come Dracula e loschi figuri come Nosferatu, i vampiri sono diventati sempre più umani, inseriti nella società, e soprattutto sexy.
Twilight, True Blood, The Vampire Diaries, The Originals: tutti questi prodotti mediali con protagonisti vampiri moderni, dove spesso e volentieri ci sono relazioni amorose e di amicizia tra vampiri ed esseri umani, sono tutti venuti dopo la rivoluzione operata da Buffy. E, sebbene sembri essersi un po’ affievolita negli anni Venti di questo ventesimo secolo, si può dire che la loro presenza sia stata un vero e proprio leitmotiv dei teen drama al cinema e in televisione nello scorso decennio.
Buffy: una forte protagonista femminile
Dire “girl power” per qualificare il cuore di Buffy sarebbe riduttivo. Ben prima che esplodesse come negli ultimi anni il tema della rappresentazione femminile al cinema e in televisione, Buffy era già lì a ricordarci che una donna non deve avere un uomo al suo fianco per essere di successo, può essere atletica e intimidire i suoi avversari, può cavarsela da sola in ogni situazione perché non ha niente in meno rispetto a un’eventuale controparte maschile. Ed era decisamente convincente nel farlo.
Willow e la rappresentazione della bisessualità
Ultima, ma non certo per importanza, tra le rivoluzioni del piccolo schermo operate da Joss Whedon con Buffy c’è quella della rappresentazione di un personaggio bisessuale, vale a dire Willow Rosenberg, la migliore amica di Buffy Summers. Certo, ci sono volute diverse stagioni perché il suo orientamento sessuale risultasse chiaro per quanto mai esplicito e certo, il personaggio è stato vittima di censure, tagli e tutti i trattamenti che nei primi anni 2000 si credeva opportuno riservargli, eppure esiste. E, repetita iuvant, al tempo era un’assoluta novità.
Il merito di Buffy in questo caso sta infatti nell’aver finalmente rappresentato un personaggio bisessuale, dunque non gay né lesbica. Non solo: Willow non si piega mai a quello che avrebbe potuto essere il volere della società in cui era inserita, non cerca di nascondersi né di reprimersi. Al contrario, vive la sua sessualità in maniera indipendente e libera: un esempio per le generazioni di ieri, quelle di oggi e quelle di domani.