Chi era Ayrton Senna? La storia vera dietro la miniserie Netflix
Il mito di Ayrton Senna rivive nella miniserie di Netflix: chi era il leggendario campione del mondo di Formula 1, ancora oggi annoverato tra i migliori di sempre.
Ayrton Senna è stato un pilota di Formula 1, considerato ancora oggi tra i migliori di sempre nella storia di questo sport. La miniserie Netflix intitolata semplicemente Senna racconta le origini del suo mito, partendo dai suoi esordi sui karting, l’arrivo in Formula Ford e poi nella classe regina, dove si è fatto strada sfidando i migliori piloti dell’epoca in cui ha vissuto, fino alla sua tragica morte, avvenuta il 1° maggio 1994 al Gran Premio di San Marino. Quella data è rimasta impressa nelle menti di tutti gli appassionati di Formula 1, non solo perché fu il culmine di un weekend tra i più bui di questo sport, ma perché fece da spartiacque per l’inizio di una nuova epoca per salvaguardare la sicurezza dei piloti in pista. Andiamo a ripercorrere la storia vera di Ayrton Senna.
Chi era Ayrton Senna
Ayrton Senna da Silva era nato a San Paolo (Brasile) il 21 maggio 1960, ed è stato un tre volte campione del mondo di Formula 1 con la scuderia McLaren (1988, 1989, e 1991). Perse la vita nel tragico incidente del Gran Premio di San Marino, il 1° maggio 1994. La sua storia è raccontata nella miniserie in sei episodi di Netflix, che ripercorre la carriera e la sua vita, fatta di sacrifici, vittorie, sconfitte ed adrenalina. Pur romanzando alcuni aspetti, Senna non manca di ricordarne il suo carattere. Ayrton era un pilota completo in tutto: sapeva “sporcarsi le mani” per mettere a punto la sua monoposto, riusciva a comprendere al meglio la gestione delle gomme, e soprattutto la miniserie evidenzia la sua capacità di guida su pista bagnata, mostrando alcune delle sue imprese più iconiche, come nelle gare a Monaco.
Nato da una famiglia agiata, Ayrton Senna si avvicinò al mondo dell’automobilismo già da piccolo quando iniziò a correre nei kart a 13 anni. Nel 1981 arrivò l’esordio nella Formula Ford quando si trasferì in Gran Bretagna; tre anni dopo gareggiò nel Campionato Britannico di F3, dove corse anche nalla prestigiosa e difficile Macao. L’esordio in Formula 1 arrivò nel 1984 con la scuderia Toleman, dove fece ottenere risultati mai raggiunti prima. L’anno successivo passò alla Lotus dove ebbe come compagno di squadra l’italiano Elio De Angelis. Dal 1988 al 1993 corse con la McLaren con cui conquistò i suoi tre titoli mondiali. Furono anni di grande competitività dove spiccò l’accesa rivalità con il francese Alain Prost.
Nel 1994, Senna passò in Williams, ma la macchina non era competitiva come si aspettava a causa del nuovo regolamento. La monoposto progettata dal grande ingegnere aerodinamico Adrian Newey rendeva difficile la guida. Fu probabilmente questo, unito alla pessima aderenza dell’asfalto a stroncargli la vita il 1° maggio 1994, mentre era in testa al Gran Premio di San Marino sul circuito di Imola.
Ayrton Senna: quante fidanzate ha avuto? Nella sua vita si sposò una sola volta
Ayrton Senna si sposò una sola volta: nel 1981 convolò a nozze con Lilian De Vasconcelos, ex compagna del liceo. Il matrimonio, però, durò otto mesi e i due decisero di separarsi quando il pilota scelse di concentrarsi sulla sua carriera in Gran Bretagna. Successivamente ebbe diversi flirt, tra cui si annovera quella più celebre con la presentatrice brasiliana Maria da Graça Meneghel, in arte Xuxa. I due si frequentarono per qualche mese nel 1988. Senna poi frequentò la top model e attrice statunitense Carol Alt e l’italiana Cristina Pensa. La sua ultima storica fidanzata fu Adriane Galisteu, che rimase insieme a lui fino alla sua morte nel ’94.
La rivalità tra Senna e Alain Prost: perché ancora oggi è tra le più celebri nella Formula 1
La rivalità tra Ayrton Senna e Alain Prost è considerata ancora oggi una delle più accese e celebri nella storia della Formula 1. Due piloti agli antipodi, interpretati nella miniserie Netflix rispettivamente da Gabriel Leone e Matt Mella. Su pista, Senna e Prost si incontrarono per la prima volta nel 1984, ma solo quattro anni più tardi, quando divennero compagni di squadra in McLaren, il loro antagonismo si infiammò. La miniserie di Netflix racconta molto bene la loro rivalità in un episodio specifico, e poi continua a farlo nei successivi fino al finale. Il dualismo sportivo tra Magic (Senna) e il “Professore” (Prost) ha segnato la storia della Formula 1. Come compagni di squadra si sono scontrati, volevano prevaricarsi l’un l’altro, e hanno finito per rovinare le gare di entrambi per il loro desiderio di stare in testa. Dal punto di vista sportivo erano ingestibili.
Le cose peggiorarono nell’89 a Suzuka, quando Senna venne meno al patto di Prost di non superarlo in partenza. L’episodio decisivo della stagione avvenne al giro 47, quando il brasiliano non si accontentò di terminare la gara in seconda posizione: voleva vincere davanti al compagno di squadra. Alla chicane del triangolo provò un disperato attacco nei confronti del rivale, che portò entrambi fuori pista. Prost uscì dalla macchina, impossibilitato a continuare. Senna, invece, si fece spingere dai commissari – cosa non permessa – e tornò in pista. Per questa mossa pericolosa e non consentita dal regolamento, ad Ayrton venne sospesa la superlicenza (necessaria per guidare in Formula 1) per sei mesi, a patto che avrebbe chiesto scusa alla Federazione. Per risolvere la disputa, l’allora team principal Ron Dennis scrisse una lettera firmandola a nome di Senna. La diatriba era finita: per Prost iniziava una nuova era in Ferrari l’anno successivo, ma la rivalità con Senna non accennò a finire. Le lotte in pista tra i due terminarono solo nel ’94, quando Alain si ritirò dalle corse. Nonostante gli scontri, tra i due c’era sempre stata stima e ammirazione reciproca, tant’è che Ayrton ammise che gli mancava “il suo amico” nel fatale Gran Premio di San Marino di quell’anno.
Ayrton Senna come è morto? Il tragico incidente e quella curva maledetta
Ayrton Senna è morto il 1° maggio 1994 all’ospedale Maggiore di Bologna, in seguito alle ferite riportare dal suo terribile incidente alla curva del Tamburello durante il Gran Premio di San Marino, sul circuito di Imola. Il weekend di gara iniziò con presagi funesti. Nel venerdì di prove libere, il 29 aprile 1994, il pilota Rubens Barichello ebbe un incidente, fortunatamente senza gravi conseguenze. Sabato 30 aprile, anche il collega Roland Ratzenberger ebbe un incidente, che però gli fu fatale alla curva Villeneuve. Questi tragici eventi segnarono profondamente l’animo di Senna, che decise di sventolare la bandiera austriaca (la nazionalità del collega deceduto) in caso di vittoria a Imola.
Il finale di Senna si concentra su quel weekend nero di Imola, mostrando molto fedelmente gli eventi che accaddero. Viene riportata anche una scena (un fatto realmente accaduto) in cui il campione del mondo brasiliano andò a controllare di persona l’asfalto nel tratto in cui poi perse la vita. Il pilota si lamentava della poca aderenza e aveva notato dei granelli che potevano minacciare seriamente la sicurezza delle vetture. Alla vigilia della gara si fece modificare il piantone dello sterzo per migliorarne la guida. Le sue preoccupazioni aumentavano di ora in ora, tant’è che ne parlò anche con l’allora medico della FIA e suo amico, Sid Watkins, il quale consigliò a Ayrton di mollare tutto e andare a pesca insieme – dialogo confermato dallo stesso dottore anni dopo. Senna, però, da campione qual era, conosceva il rischio: “Ci sono certe cose che non possiamo controllare. Non posso mollare, devo andare avanti.” Questo incontro viene mostrato anche nella miniserie.
Il GP di San Marino iniziò in quella domenica 1° maggio 1994 con altri presagi funesti. Un incidente in partenza tra JJ Lehto e Pedro Lamy. I rottami delle loro auto finirono nelle tribune, ferendo alcuni spettatori. Dopo la Safety Car, la gara ripresa e Senna passò al comando. Quando arrivò ad altissima velocità (oltre i 300km/h) alla curva del Tamburello, la sua Williams perse il controllo a causa della modifica apportata allo sterzo. La macchina era inguidabile e nel tentativo di frenare per evitare l’impatto, non riuscì comunque ad evitare il muro. Il botto avvenne alle 14:17 e fu tremendo a una velocità di 216 km/h. La parte anteriore della vettura era distrutta. Il puntone della sospensione anteriore destra si era spezzata ed era penetrata nella visiera del casco del pilota, causandogli delle lesioni frontali che si riveleranno fatali. Quando arrivarono i soccorsi, Senna ancora respirava, ma era ormai entrato in coma avendo perso molto sangue. Il pilota venne ricoverato all’ospedale Maggiore di Bologna, dove morì alle ore 18:40 in seguito a un trauma cranico.
In che modo la morte di Senna ha cambiato la storia della Formula 1
Nella storia della Formula 1, la morte di Senna ha rappresentato uno spartiacque: esiste un prima e un dopo il 1° maggio 1994. Non solo perché il mondo dell’automobilismo ha perso una leggenda, ma perché ha finalmente capito in cosa doveva cambiare. I piloti non sono degli eroi che rischiano la vita, ma sono dei professionisti. E come tali va tutelata la loro sicurezza. In seguito al suo tragico incidente, il circuito di Imola fu posto sotto sequestro e successivamente venne revisionato. La curva del Tamburello fu modificata e sostituita da una variante.
La FIA ha introdotto nuove misure per aumentare la sicurezza dei piloti e delle vetture. In primis la Federazione si è occupata della protezione ai lati della testa, che è stata rialzata. Inoltre, per evitare possibili incidenti, sono stati introdotti dei cavi di ritenzioni per impedire alle ruote di staccarsi. Nel 2003 è stato introdotto l’HANS, un sistema per salvaguardare il collo dei piloti ed impedire eccessivi stiramenti in fase di decelerazione. Dopo la morte di Senna non ci sono più stati incidenti mortali in Formula 1; l’ultimo è accaduto a Suzuka nel 2014, quando perse la vita Jules Bianchi. Sotto la pioggia battente, la sua ventura colpì violentemente un mezzo di soccorso. Da quel momento, la FIA introduce uno dei suoi sistemi più innovativi: l’HALO, una sorta di barra curva posizionata sull’abitacolo che consente di proteggere la testa dei piloti. Questo sistema dapprima ha incontrato lo scetticismo di molti, poi si è rivelato un vero e proprio salvavita per alcuni di loro. Ricordiamo il drammatico incidente tra Lewis Hamilton e Max Verstappen a Monza 2021, quando il primo è stato sovrastato dalla ruota del suo avversario, dopo essere usciti entrambi fuori pista. Senza l’HALO, la Formula 1 avrebbe scritto un’altra pagina oscura nella sua storia.