Circeo: la terribile storia vera alla base della serie tv con Greta Scarano

La stora vera del Massacro del Circeo, uno dei casi di cronaca nera più efferati del nostro Paese sui cui si basa la serie tv con protagonista Greta Scarano.

Distribuita già su Paramount+ nel corso del 2022, Circeo arriva anche in chiaro su Rai 1. Diretta da Andrea Molaioli (Bella da morire, Fedeltà, Suburra) e con protagonista Greta Scarano, la miniserie racconta il massacro del Circeo, una delle pagine di cronaca nera più drammatiche della storia italiana, la sofferenza dell’unica sopravvissuta Donatella Colasanti e il processo ai suoi aguzzini.

La storia vera della serie tv Circeo

Circeo; cinematographe.it

Il tutto ha avuto inizio pochi giorni prima del 29 e 30 settembre 1975. Le amiche Rosaria Lopez, barista 19enne, e Donatella Colasanti, studentessa 17enne, conoscono un ragazzo all’uscita del cinema. “Diceva di chiamarsi Carlo, lo scambio dei numeri di telefono e la promessa di vederci all’indomani insieme ad altri amici“, rivelò la Colasanti dopo la tragedia. I due amici in questione, erano lo studente di medicina 20enne Angelo Izzo e lo studente di architettura 19 enne Giovanni Guido. L’appuntamento si svolge al bar della torre Fungo dell’EUR. Le due giovani prendono subito in simpatia i ragazzi, per il loro comportamento garbato. Prima di salutarsi, Izzo e Guido decidono di proporre a Rosaria, Donatella e un’altra amica (che all’ultimo decise di non unirsi alla comitiva) di incontrarsi di lì a qualche giorno per una festa del loro amico in comune, Andrea Ghira, 22enne figlio dell’imprenditore edile e campione olimpico di pallanuoto Aldo Ghira. Casa situata a Lavinio, frazione di Anzio.

Circeo; cinematographe.it
Angelo Izzo, Giovanni Guido e Andrea Ghira, i responsabili del Massacro del Circeo

Alle quattro del pomeriggio del 29 settembre 1975, i quattro giovani partono in direzione di Lavinio. “Arrivano solo Angelo e Gianni. Carlo, dicono, aveva una festa alla sua villa di Lavinio, se avessimo voluto raggiungerlo… ma a Lavinio non arrivammo mai. I due a un certo punto si fermano a un bar per telefonare a Carlo, così dicono. Quando Gianni ritorna in macchina dice che l’amico avrebbe gradito la nostra visita e che andassimo pure in villa che lui stava al mare. La villa era al Circeo e quel Carlo non arrivò mai“, si legge nel racconto di Donatella Colasanti. La villa in questione era Villa Moresca, un’altra dimora di proprietà della famiglia Ghira che sorgeva sul promontorio del Circeo, in zona Punta Rossa, nel comune di San Felice Circeo, in via della Vasca Moresca.

Circeo; cinematographe.it
Villa Moresca, il luogo in cui si è svolto il Massacro del Circeo

Dopo qualche ora trascorsa a chiacchierare e ad ascoltare musica, all’improvviso Angelo Izzo e Giovanni Guido iniziano a fare esplicite avances sessuali alle ragazze, le quali rifiutano. “I due si svelano subito e ci chiedono di fare l’amore, rifiutiamo, insistono e ci promettono un milione ciascuna, rifiutiamo di nuovo. A questo punto Gianni tira fuori una pistola e dice: “Siamo della banda dei Marsigliesi, quindi vi conviene obbedire, quando arriverà Jacques Berenguer non avrete scampo, lui è un duro, è quello che ha rapito il gioielliere Bulgari“, raccontò sempre la Colasanti. Per chi non lo sapesse, il clan dei marsigliesi (conosciuto anche come la banda delle tre B) è stata un’organizzazione criminale di stampo mafioso – ammirata da Andrea Ghira – nata a Roma nel 1973 e operante tra Francia e Italia durante la prima metà degli anni settanta.

Donatella Colasanti e Rosaria Lopez, le sfortunata vittime del Massacro del Circeo

Capiamo che era una trappola e scoppiamo a piangere. I due ci chiudono in bagno, aspettavano Jacques. La mattina dopo Angelo apre la porta del bagno e si accorge che il lavandino è rotto, si infuria come un pazzo e ci ammazza di botte, e ci separano: io in un bagno, Rosaria in un altro. Comincia l’inferno“. Per più di un giorno e una notte, Rosaria Lopez e Donatella Colasanti sono state violentate, drogate, seviziate, massacrate e insultate dai tre. Il racconto shock continua: “Prendono Rosaria e la portano in un’altra stanza per cloroformizzarla dicono, la sento piangere e urlare, poi silenzio all’improvviso. Devono averla uccisa in quel momento. Mi picchiano in testa col calcio della pistola, sono mezza stordita, e allora mi legano un laccio al collo e mi trascinano per tutta casa per strozzarmi, svengo per un po’, e quando mi sveglio sento uno che mi tiene al petto con un piede e sento che dice: “Questa non vuole proprio morire”, e giù a colpirmi in testa con una spranga di ferro. Ho capito che avevo una sola via di uscita, fingermi morta, e l’ho fatto. Mi hanno messa nel portabagagli della macchina, Rosaria non c’era ancora, ma quando l’hanno portata ho sentito chiudere il cofano e uno che diceva: ‘Guarda come dormono bene queste due’“.

A bordo di una FIAT 127 bianca, Izzo, Guido e Ghira partono così alla volta di Roma per disfarsi dei due cadaveri. Arrivati nei pressi della casa di Guido, i tre decidono di andare a cenare in un ristorante, parcheggiando la vettura in viale Pola, nel quartiere romano Trieste. Non appena si allontano, la Colasanti inizia a gridare e a tirare pugni alle pareti del bagagliaio. Alle 22:50, un metronotte si accorge dei rumori che provenivano dalla vettura e decide di avvertire una vicina volante dei Carabinieri, la quale lancia il messaggio “Cigno, cigno… c’è un gatto che miagola dentro una 127 in viale Pola“. Un fotoreporter, Antonio Monteforte, ascoltando il messaggio, ne intuisce la natura e accorre in via Pola, scattando la celebre foto dell’apertura del bagagliaio. Donatella Colasanti è morta il 30 dicembre 2005, all’età di 47 anni, a Roma per un tumore al seno.

Che fine hanno i responsabili del Massacro del Circeo?

Giovanni Guido è stato condannato in primo grado all’ergastolo. Sentenza poi modificata in appello nel 1980 a trenta anni di reclusione, dopo la dichiarazione di pentimento e l’accettazione da parte della famiglia di Rosaria Lopez di un risarcimento in denaro. Nel gennaio 1981, è evaso dal carcere di San Gimignano per fuggire a Buenos Aires, dove è stato arrestato due anni dopo. In attesa dell’estradizione, il 17 aprile 1985 è riuscito ancora a fuggire e a raggiungere il Libano. Nell’aprile 1994 è stato di nuovo catturato a Panama ed estradato in Italia. Dopo 14 anni di carcere, è stato affidato ai servizi sociali. Il 25 agosto 2009, grazie all’indulto, è stato rimesso in libertà. Sorte diversa, invece, per Andrea Ghira. Scampato all’arresto la notte del 30 settembre 1975 grazie ad una soffiata, fuggì in Spagna. Sotto il falso nome di Massimo Testa de Andres, si arruolò nel Tercio (legione straniera spagnola), da cui venne espulso nel 1994 per abuso di stupefacenti. Morì lo stesso anno a Melilla a causa di un’overdose.

Condannato anche lui all’ergastolo, Angelo Rizzo si trova invece ancora in carcere. Il 25 agosto 1993, approfittando di un permesso premio, è riuscito ad espatriare in Francia. Catturato a Parigi a metà settembre, è stato poi estradato in Italia. Nel novembre 2004, i giudici del tribunale di sorveglianza di Palermo gli hanno concesso la semilibertà. Dopo quattro mesi esatti dal suo rilascio, Izzo ha rapito e ucciso Maria Carmela Linciano (49 anni) e Valentina Maiorano (14 anni), rispettivamente moglie e figlia di Giovanni Maiorano, un pentito della Sacra Corona Unita conosciuto all’interno del carcere di Campobasso e condannato all’ergastolo per aver decapitato nel 1990 il 17enne Cristiano Mazzeo a causa di debiti di droga. Il 12 gennaio 2007 è stato di nuovo condannato all’ergastolo per duplice omicidio premeditato, condanna confermata anche in appello.