Disclaimer: la spiegazione del finale della miniserie di Alfonso Cuarón con Cate Blanchett

Disponibile su Apple TV+, Disclaimer è la serie di Cuarón che ci insegna come le cose non sempre sono come sembrano. Attenzione agli SPOILER!

Presentata in anteprima – ma fuori concorso – all’ottantunesima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, Disclaimer – La vita perfetta (Disclaimer) è la miniserie capolavoro di Alfonso Cuarón – perché non si può definire altrimenti – scritta e diretta dal regista quattro volte premio Oscar. Tratta dall’omonimo romanzo di Renée Knight, lo psychological thriller drama è composto da sette episodi rilasciati settimanalmente, in streaming su Apple TV+, dall’11 ottobre 2024.

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Protagonista è la giornalista Catherine Ravenscroft – interpretata da una Cate Blanchett, forse, alla migliore interpretazione della sua carriera – che, proprio mentre è all’apice del successo per il suo lavoro, riceve delle sue vecchie fotografie compromettenti e un romanzo che racconta di un terribile segreto del suo passato. Il libro si intitola The Perfect Stranger e sta per stravolgerle la vita… Da questo punto in poi, attenzione agli spoiler!

Come finisce la miniserie Disclaimer: tre linee temporali e più storie che si intrecciano

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Catherine è nota per essere l’autrice di documentari che hanno svelato le trasgressioni di alcune persone di un certo calibro. Tutto avrebbe potuto immaginare, tranne che la sua più grande paura – quella che ha cercato di seppellire per vent’anni con dolore, fatica e angoscia – sarebbe tornata a perseguitarla come un incubo. La storia viene narrata, magistralmente, su tre linee temporali: il presente, il passato che Catherine ha cercato per anni di dimenticare e il passato della famiglia Brigstocke. Tre storie che si intrecciano, inevitabilmente.

Tutto – come detto – ha inizio quando viene pubblicato un libro, The Perfect Stranger, dall’anziano ed ex-insegnante Stephen Brigstocke (Kevin Kline). Insieme al romanzo, ci sono anche degli scatti fotografici espliciti. L’uomo fa trovare prima libro e foto alla stessa Catherine – che, in preda alla disperazione, tenta di bruciarli – e poi a suo marito Robert (Sacha Baron Cohen) e al figlio Nicholas (Kodi Smit-McPhee). Il libro nasce da un manoscritto che la moglie defunta di Brigstocke, Nancy – interpretata da Lesley Manville – aveva scritto, dopo aver scoperto delle foto scattate da suo figlio Jonathan (Louis Partridge).

Però, già dall’inizio è facile intuire che qualcosa non torna. Poco alla volta, pezzo dopo pezzo e flashback dopo flashback, scopriamo sempre di più dei personaggi coinvolti. Una giovane e bellissima Catherine (Leila George D’Onofrio) in vacanza in Italia con il piccolo Nicholas che incontra, per caso, l’appassionato di fotografia Jonathan Brigstocke. Vediamo lui fotografare lei e lei avvicinarsi a lui e sedurlo, mentre Robert è dovuto rientrare a Londra e Nicholas dorme lì vicino. A questo proposito, non mancano scene di sesso esplicite (tanto da portare Disclaimer a essere vietata ai minori di 18 anni).

La sessualità, il dolore e la sete di vendetta

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Questa, però, è soltanto una versione della storia. Vediamo, quindi, Catherine dire a Jonathan che la loro storia non potrà continuare e, poi, addormentarsi in spiaggia perdendo di vista Nicholas. Il bambino, rimasto da solo, va in acqua e sta per annegare. Senza esitare, Jonathan si tuffa in mare e lo salva, ma muore annegando. Catherine sembra sollevata per la sua morte. Per sei episodi su sette, siamo portati a credere che Catherine sia un’altra persona rispetto a quella di oggi, con un lato oscuro da nascondere.

Il libro e le foto vengono recapitati anche a Robert, a Nicholas e ai colleghi di Catherine. Tutto il mondo della donna va a pezzi. In una delle tre linee temporali, assistiamo alla disperazione dei genitori di Jonathan per la morte del figlio. Nancy si ammala di tumore e muore e Stephen rimane da solo con il suo gatto – anche Catherine ne ha uno – mentre cerca di vendicare la morte del figlio, pubblicando The Perfect Stranger e diffondendo le fotografie di Catherine senza veli. Quella scritta da sua moglie è per lui la verità. Eppure, le cose non tornano: come poteva sapere Nancy cos’era realmente successo in Italia? Del resto, il figlio non le aveva certamente raccontato nulla e lei aveva soltanto trovato quelle foto tra gli oggetti di Jonathan (alla sua morte, le erano stati consegnati dalla polizia italiana).

Nicholas si sente tradito dalla madre: pensa che non gli abbia mai voluto bene e che abbia sempre messo se stessa e il suo piacere al primo posto. Robert, dal canto suo, non permette alla moglie di spiegare e raccontare la sua verità: ha visto quelle foto, ha letto quelle parole e per lui non c’è nient’altro da sapere. È più facile pensare che lei lo abbia tradito e che sia stata in grado di fare con un altro cose che con lui non ha mai fatto. Nella sua mente, non c’è posto per altre ipotesi, ma solo per la gelosia. Basta questo a tagliarla completamente fuori dalla sua vita. Cuarón affronta il tema della sessualità femminile e lo fa parlando di tabù e pregiudizi. Ma l’apparenza inganna e anche quelle che sembrano delle prove schiaccianti, in verità, sono “soltanto un frammento della realtà” (come dice Catherine).

La verità di Catherine e la sua rinascita

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Il penultimo episodio di Disclaimer si chiude con Catherine che “costringe” Stephen ad ascoltare la sua versione dei fatti: “È tempo che venga ascoltata la mia voce!”. Del resto – come detto prima – tutto ciò che Nancy aveva erano soltanto delle foto, punto. E il libro? Tutto basato su una sua ricostruzione perversa dei fatti, ispirata dalle foto scattate dal figlio. Ma le cose non sono andate in quel modo e non è quella la vera Catherine, ma quella che ha taciuto quanto successo durante quella vacanza per cercare di proteggere suo figlio e suo marito da un dolore che, ormai, poteva portare soltanto lei. Jonathan, del resto, ormai era morto e non avrebbe più potuto fare del male a nessuno. La verità è che – dopo averla adocchiata – Jonathan si era introdotto nella sua stanza in hotel abusando di lei per tutta la notte, mentre il piccolo Nicholas si trovava proprio a due passi.

Le foto erano state scattate costringendo la donna – che temeva per la vita del figlio – a posare. Il giorno seguente – dopo una notte di violenza – la morte di Jonathan fa capire a Catherine che, forse, sarebbe meglio non dire nulla e cercare di dimenticare. Come se l’orrore non fosse abbastanza – Cuarón non ci risparmia il dolore di Catherine quella notte – la donna racconta di aver scoperto, una volta rientrata a Londra, di essere incinta e di essere stata costretta ad abortire perché non sapeva se il figlio fosse di Robert o di Jonathan (nonostante lei e il marito stessero cercando di avere un altro bambino). Grazie alle sue parole, ripercorriamo tutto ciò che abbiamo visto finora, mettendo a posto ogni tassello e comprendendo il perché di ogni cosa.

Nonostante quanto subito, Catherine non ha mai raccontato nulla ai Brigstocke per non causare loro ulteriore sofferenza. Ora, però, è costretta a farlo perché il suo mondo è distrutto e deve proteggere suo figlio. Stephen vuole, infatti, ucciderlo per farle provare lo stesso dolore che prova lui. Il dolore di Catherine – quando pensa che Stephen abbia ucciso Nicholas – è straziante e l’interpretazione di Cate Blanchett straordinaria. Proprio poco prima di agire, però, Stephen si ferma e racconta la verità a Robert. L’uomo sembra quasi sollevato ed è per questo che Catherine non può perdonarlo: Robert, egoisticamente, sembra quasi preferire lo stupro della moglie al presunto tradimento di lei. La fotografia delle ultime scene lascia senza fiato – così come la poetica colonna sonora, con un’incursione all’inizio di Umberto Tozzi con Ti Amo – quando Catherine, finalmente, recupera il rapporto con Nicholas. Ora entrambi sono liberi dal passato e possono ricominciare a vivere.

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