Domina: chi era Livia Drusilla? La storia vera della protagonista della serie Sky

Revisionando la Storia in chiave di women empowerment, la serie Sky Domina è l’inedito ritratto di una figura femminile tra fascino e potere, nel palcoscenico di sangue e faide famigliari all’epoca di Augusto.

Caligola la definì un’Ulisse in gonnella per la singolare capacità persuasoria e l’astuzia sovversiva dell’aver saputo manipolare il marito Ottaviano Augusto a proprio piacimento. Livia Drusilla, figlia di Marco Livio Druso Claudiano e Alfidia, nella lunga linea cronologica e geo-politica dell’Antica Roma, incarna – forse come mai prima di allora –  la fervente carica sediziosa che sobbolliva tra donne dell’epoca, considerate all’interno dei rigidi schemi sociali della Roma patrizia come soggetti ubbidienti all’ordine patriarcale nelle mani del pater familias, predisponendole, già dall’infanzia, a divenire mogli e madri rispettabili.

Riposizionando il fuoco del racconto Storico e fattuale su una figura femminile di spicco, ma ancora poco esplorata come quella di Livia Drusilla, la serie kolossal di Sky Domina con Kasia Smutniak e scritta da Simon Burke, mette in luce attraverso un’inedita angolazione gli intrighi e i giochi di potere all’epoca di Augusto, riconsegnando il ritratto di una donna-imperatrice che ridefinì per sempre il concetto di aspirazione politica.

Livia Drusilla: biografia e leggenda della protagonista di Domina

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La biografia di Livia Drusilla Claudia ha inizio convenzionalmente il 30 gennaio del 58 a.C., quando la madre Alfidia, poi scomparsa prematuramente, la diede alla luce nell’imponente domus paterna, diventando erede della gens Giulio-Claudia. A soli quindici anni venne data in sposa a Tiberio Claudio Nerone, sostenitore dei congiurati colpevoli dell’omicidio di Cesare, con il quale ebbe due figli: Tiberio, il primogenito diretto e Druso – nella serie rivisto come probabile frutto di una relazione extraconiugale. In esilio prima in Sicilia e poi in Grecia nel tentativo di sfuggire alle possibili ritorsioni durante la battaglia di Filippi e il suicidio del padre, Livia e Nerone tornarono a Roma dopo l’amnistia del 39 a.C., e nello stesso anno, durante una cena conobbe Gaio Giulio Cesare Augusto poi Ottaviano.

Nonostante Livia fosse sposata a Nerone, e Ottaviano a Scribonia (obbligata a lasciare la figlia Giulia il giorno dopo la sua nascita) i rispettivi divorzi resero possibile il matrimonio tra i due. Un’unione ‘di fatto’, comoda per entrambi: ad Ottaviano faceva comodo l’appoggio politico dei Claudia e per Livia quelle seconde nozze erano l’unica via giuridica per ristabilire lo status, i diritti di nascita e il denaro mancati a seguito dell’esilio e della morte del padre.

Post-mortem Augustea e l’accusa di omicidio

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Incapace per natura o per età a generare figli diretti da Ottaviano, (che nonostante la mancata eredità non la lasciò mai), Livia Drusilla restò accanto al marito per oltre cinquant’anni diventando quella matrona repubblicana, affidabile e autoritaria, che all’interno della storia romana la rese talmente grande. Alla morte del marito nel 14 a.C., Livia ottenne il nome di Augustea, ereditando a pieno titolo tutti i beni, i poteri, le libertà e successivamente il Senato decise inoltre di conferirle il titolo di Mater Patriae, qualifica bloccata e ritirata subito dopo dal figlio Tiberio, una volta salito al potere dopo l’adozione da parte di Ottaviano.

La sua immagine di morigeratezza, fedeltà e lungimiranza, tuttavia, ad un tratto fu macchiata da un sospetto mortale; una macchia che le costò l’allontanamento e il rifiuto del figlio Tiberio. Livia Drusilla fu infatti più volte tacciata di omicidio: alcune voci insinuarono che fu la responsabile prima della morte di Marco Claudio Marcello, figlio di Ottavia e nipote di Ottaviano, e successivamente di altri possibili discendenti al trono i quali, per ragioni strettamente genealogiche, offuscavano la possibilità di Tiberio di acquisire il potere diretto.

La gloria di Roma e la morte in solitaria

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Mai nessuna donna prima di lei ebbe così tanto potere a Roma: Livia Drusilla fu considerata una delle prime vestali dei diritti femminili, la sua capacità incantatoria e la sua intelligenza le permisero di emanare alcune leggi che davano l’opportunità di gestire, anche alle donne dei ceti alti e medio alti, gli affari di famiglia che per convenzione spettavano esclusivamente agli uomini; concedendole la possibilità di presenziare a riunioni o incontri politici e sociali di personalità di spicco.

Nonostante l’autorità evidente e riconosciuta, Livia Drusilla da quelle infamanti accuse di omicidio, perse la fiducia e l’amore del figlio Tiberio, negandole l’immediata sepoltura e rifiutando di celebrare l’orazione funebre lasciata invece al nipote Caligola. La morte di Livia del 28 settembre del 29 d.C., simboleggiò la vera e propria beffa fatale verso una donna, “cresciuta come un maschio”, che mosse i fili politici del Senato con mani incendiarie e squisitamente femminili.

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