Fantasilandia: storia del telefilm anni ’80 in cui tutto era possibile
Fantasilandia si chiamava da noi, Fantasy Island negli Stati Uniti, come il film che il 13 febbraio è in uscita nelle sale italiane.
Versione cinematografica e in chiave horror di un classico della cultura camp televisiva. 152 episodi, più due pilot, tra il 1978 e il 1984, Fantasilandia andava in onda al sabato sulla ABC, subito dopo l’ammiraglia, è il caso di dirlo, del network, Love Boat.
E con il romantico transatlantico da crociera Pacific Princess aveva in comune la struttura narrativa, storie parallele in un luogo fuori dalla quotidianità, dove tutto è possibile. D’altronde la mano era la stessa, quella di Aaron Spelling, una delle leggende della televisione americana. A lui si devono anche le Charlie’s Angels, Starsky e Hutch, ma anche Dynasty e Hotel, fino ai cult post adolescenziali come Beverly Hills 902010 e Melrose Place. Una vera leggenda.
Il telefilm Fantasilandia nasce quasi per caso
Già, perché durante una delle estenuanti riunioni di palinsesto della ABC, dove sembra rifiutassero qualunque idea, il buon Spelling sembrerebbe avere detto a uno dei produttori esecutivi della rete:
Allora, cosa vuoi, un’isola dove la gente può realizzare le sue fantasie erotiche?
E la lampadina si accese. La storia la racconta lo stesso Spelling, fatto sta che Fantasilandia diventa realtà, per quanto bizzarra questa frase possa sembrare. Prima con due film per la tv, Fantasy Island e Return to Fantasy Island, dove conosciamo l’elegante e misterioso ospite, Mr. Roarke di bianco vestito, interpretato da Ricardo Montalban.
Chi è Mr. Roarke?
Nessuno lo sa, ovviamente. Ha un misterioso passato, e nel corso delle sette stagioni si intuisce bene non essere di questa terra. Si rivolge spesso agli ospiti dell’isola chiamandoli, in maniera accondiscendente, “mortali”, ha capacità che vanno ben oltre il normale, e la sua strada si incrocia ogni tanto con quella del Diavolo in persona. Il suo interprete è un attore dalla solida professionalità e reputazione. Messicano, Ricardo Montalban arriva a Hollywood grazie al successo in patria e soprattutto al suo fascino latino, che gli permette di essere l’oggetto del desiderio in molte produzioni degli studios, MGM in particolare. Diventa ben presto l’antagonista e poi il caratterista, costruendosi una carriera ben più che dignitosa tra cinema e televisione, sacrificando probabilmente un po’ del suo talento sull’altare della sicurezza, economica e professionale. Quando arriva la proposta per interpretare il pilot di Fantasy Island, certamente non immaginava che Mr. Roarke sarebbe diventato un’icona e che la pensione sarebbe stata assicurata.
Fantasilandia. La storia di Tattoo
Gli appassionati di James Bond lo ricordano nei panni del braccio destro, perfido, di Christopher Lee, ovvero Scaramanga, ne L’uomo dalla pistola d’oro, probabilmente il miglior 007 interpretato da Roger Moore. Nick Nack si chiamava il personaggio, Hervé Villechaize l’attore che lo interpretava. Affetto da nanismo, artista e attore franco-inglese, Villechaize ebbe una vita rocambolesca e tragica, conclusasi con un suicidio dettato dai dolori che la sua condizione gli procurava a causa di numerose patologie collaterali.
Carattere difficile, Villechaize coglie l’occasione di Fantasilandia in un periodo in cui la sua carriera era in un pericoloso stallo. Il ruolo è quello di Tattoo, l’assistente di Mr. Roarke, quello che all’inizio di ogni puntata avrebbe annunciato l’arrivo dell’idrovolante che portava gli ospiti sull’isola.
Ze Plein! Ze Plein!
Suonava più o meno così, con l’accento francese di Hervé che dava una connotazione particolare e che è rimasta nella memoria degli spettatori americani. Il brutto carattere non gli permise però di restare al fianco di Mr. Roarke fino alla fine, a causa delle continue dispute con la produzione e, si dice, per delle avances poco gradite nei confronti delle donne del set.
Lo sostituì nell’ultima stagione l’attore Christopher Hewett. La vita di Villechaize ha ispirato un film, interpretato da Peter Dinklage (sì, proprio il nostro amato Tyrion Lannister di Game of Thrones) e diretto da Sacha Gervasi, il regista di Hitchcock, dal titolo La mia cena con Hervé.
Fantasilandia, dove tutto è possibile
Il plot di Fantasy Island è talmente semplice da sembrare quasi banale. E proprio per questo funziona, talvolta non bisogna fare tante giravolte per trovare un’idea vincente. A Fantasilandia ogni cosa è possibile, i desideri degli ospiti di ogni puntata si avverano. Ma bisogna sempre fare attenzione a ciò che si desidera, si potrebbe restarne delusi o scottati. Come sogni e desideri vengano materializzati non è dato sapere, ma d’altronde di isole dove tutto è possibile sappiamo che ce ne sono, almeno in giro per l’etere. Non è un caso che Horace Newcomb e Paul Hirsch, nel loro magnifico saggio “Television as a cultural forum” considerino Fantasy Island la vera origine di Lost, per la posizione liminale di ogni personaggio, ovvero il loro vivere al confine di due diverse percezioni della realtà o dell’irrealtà.
Personaggi che, come vuole la tradizione della televisione americana, sono interpretati o da grandi star sul viale del tramonto o da volti sconosciuti che un giorno riscopriremo con sorpresa. Tra i secondi, l’esempio più clamoroso è una giovanissima Michelle Pfeiffer. Per quanto riguarda i primi, c’è l’imbarazzo della scelta. Janet Leigh, Vera Miles, Debbie Reynolds. Non di rado, lo stesso attore è tornato più volte, nel corso delle 152 puntate, in ruoli diversi. Samantha Eggar, Don Knotts, Red Buttoms e Sonny Bono (sì, l’ex di Cher) avevano fatto l’abbonamento.
Come funziona Fantasilandia
Gli ospiti possono arrivare sull’isola in modi diversi. Pagando, prima di tutto, una cifra che non viene mai rivelata, ma che può andare dai 50.000 $ a una manciata di centesimi, a seconda delle disponibilità di chi esprime il desiderio.Oppure vincendo un ipotetico concorso. Infine, per un diretto invito di Mr. Roarke. Durante ogni episodio, vengono sviluppati due desideri, quasi sempre totalmente slegati tra loro, e con durata quasi identica. Infatti, Fantasy Island andava in onda in due versioni. Quella lunga da 52 minuti, oppure in due episodi da 26 minuti, ognuno dedicato a una singola avventura. Tant’è che quasi sempre le puntate avevano due team di sceneggiatura che lavoravano autonomamente.
Un reboot di Fantasilandia non si nega a nessuno
Neanche a Fantasy Island, che nel 1998 fu riesumato, offrendo a Malcolm McDowell il ruolo d Mr. Roarke.
E il risultato non era neanche malvagio, con un tono più dark che si ispirava maggiormente ai due pilot della serie originale. Al fianco del leggendario Alex di Arancia Meccanica, Madchen Amick nei panni della sua assistente Ariel. Nome scelto non a caso, un chiaro riferimento a La tempesta di William Shakespeare, in cui Ariel è uno spirito dell’aria al servizio di Prospero. Ovvero, sarà anche cultura pop, ma non lo era in fondo anche il Bardo? Il reboot non ha purtroppo fortuna, viene cancellato dopo una sola stagione, nonostante Barry Sonnenfeld in veste di produttore esecutivo.
Ma un’isola dei desideri perduti non è un posto che si dimentica facilmente. Soprattutto, non lo ha dimenticato Jason Blum…