Hype: cosa succede sul set della serie TV Rai in uscita nel 2025? Il nostro racconto

La serie diretta da Fabio Mollo e Domenico Croce, e ambientata nel quartiere QT8 di Milano, vanta un giovanissimo cast e la partecipazione straordinaria di Ernia

Cosa significa vivere un set, entrare nelle viscere di una produzione, respirarla, odorarla, sentirla? Cosa significa entrare in contatto con chi definisce la forma e chi le dà il corpo? Cosa significa scorgere l’idea, capire l’esigenza, cogliere lo sguardo? Abbiamo risposto a tutte queste domande alla fine di ottobre quando, all’interno della splendida cornice di Monte Stella, siamo stati invitati ad assistere ad una speciale giornata di riprese di Hype, la nuova serie Rai Fiction, la cui uscita è prevista per il prossimo autunno. Il quartiere di Milano QT8, un giovane team di sceneggiatori, attori e registi, la musica rap, una partecipazione straordinaria, il bisogno di dare voce ad un luogo, ad un immaginario, la volontà di farsi sentire e di essere compresi; il nuovo progetto Rai, co-prodotto insieme a Fidelio per Rai Play, con il contributo del PR FESR Lombardia 2021-2027 – Bando “Lombardia per il cinema”, è diretto da una coppia di autori dalle stimolanti premesse: da una parte Fabio Mollo, noto ai più per aver diretto Il Padre d’Italia, Nata per te e Anni da cane, e dall’altra Domenico Croce, vincitore del Premio David di Donatello per il cortometraggio Anne e regista del film Vetro. Salvatore De Mola (Il Commissario Montalbano, Imma Tataranni – Sostituto Procuratore), head writer del progetto, è stato affiancato da Libero Pastore, Gemma Pistis e Giulio Lepri, mentre il cast vanta la presenza di Alessandro Tedeschi, Alice Torriani, Luka Zunic, Lorenzo Aloi, Martina Sini e Gabriele Careddu, accompagnati dal volto, e soprattutto dalla voce, di Ernia, uno dei principali rappresentati della scena rap italiana, con una colonna sonora che, grazie alla collaborazione con l’etichetta Thaurus, vedrà alcuni dei suoi brani più celebri coniugati ad inediti scritti appositamente per la serie.

Hype: sogni e speranze di un quartiere

Hype cinematographe.it

A QT8, quartiere milanese in cui i sogni da grande città incontrano le difficoltà della vita da strada, Anna (Martina Sini), Luca (Lorenzo Aloi) e Marco (Gabriele Careddu) sono tre giovani amici, il cui indissolubile legame trova la propria forza nella comune passione per la musica rap, passione tanto ambiziosa da spingerli a tentare una carriera nella spietata realtà dell’industria musicale. Talentuosi e determinati, i tre giovani aspiranti rapper vengono presto notati e contattati dalla rinomata casa discografica Parsifal per firmare un contratto e iniziare a muovere i primi passi, a suonare le prime barre. Sostenuti dall’etichetta e dal giovane producer Fabrizio (Luigi Bruno), Anna, Luca e Marco cominciano ad intravedere la possibilità di costruirsi una carriera e di diventare delle vere e proprie star, ma è qua che la strada, dal basso, comincia a farsi sentire e ad infrangersi violentemente contro le loro aspirazioni e i loro sogni. È la vertiginosa ascesa del trio a porre in allarme la mala locale, che inizia ad ostacolarne il divenire tramite minacce, ricatti e violenza, rendendo il percorso verso il successo molto più complesso e tortuoso di quanto i protagonisti inizialmente potessero immaginarsi. L’ambizione e la resilienza, la determinazione e la lotta, il tutto trascinato da un’indomabile passione, che si fa largo tra le strade del quartiere meneghino.

Il giovane cast di Hype, la serie TV Rai in uscita nel 2025

Ernia cinematographe.it

Al fianco di Matteo Professione (in arte Ernia) che, in qualità di narratore, darà voce allo stesso quartiere del municipio 8 di Milano e apparirà come cameo speciale in una scena, della quale abbiamo avuto il privilegio di assistere alle riprese, cinque giovani e valenti interpreti avranno la possibilità di mostrarsi ed emergere assieme ad alcuni colleghi di differente esperienza come Alessandro Tedeschi (Il colibrì, Dieci minuti) nel ruolo di Carlo – padre di Luca appena uscito di prigione – e Alice Torriani (Loro chi?, Il paradiso delle signore) nelle vesti di Daniela, madre di Marco che proprio con Carlo intesserà una relazione.

Martina Sini (classe 2001) – protagonista nel 2020 del film diretto da Daniele Costi, Margot – vestirà i panni della giovane producer musicale Anna, ragazza di buona famiglia con velleità da regista; Gabriele Careddu (classe 2000) – quest’anno tra i protagonisti del film di Leonardo Pieraccioni, Pare parecchio Parigi – sarà Marco, un giovane dal fare gentile con il sogno di diventare un cantante di successo; Lorenzo Aloi (classe 1998) – che vanta un esperienza già più corposa dei precedenti, grazie alla partecipazione a progetti come la serie tv Il grande gioco, con Giancarlo Giannini e Francesco Montanari, e il film La tana di Beatrice Baldacci – interpreterà Luca, il carismatico leader del gruppo; Luka Zunic (classe 2001) – quest’anno anche tra i protagonisti di La cosa migliore di Federico Ferrone e della serie Pale Mountains – porterà anch’egli la sua già discreta esperienza dando il proprio volto a Giacomo, il personaggio che, cresciuto in una casa famiglia e coinvolto in traffici illeciti, animerà la parte oscura del quartiere; infine Luigi Bruno (classe 1999) – vistosi nel ruolo di Gianmarco nella serie tv Adorazione – sarà Fabrizio, il giovane producer fondamentale per l’emersione dei tre protagonisti all’interno della scena rap.

La giovane troupe

Fabio Mollo Domenico Croce cinematographe.it

Ma cosa sarebbe un attore se venisse privato della storia da interpretare, se gli venisse sottratto il percorso tracciatogli in sceneggiatura, se non avesse la mano esperta di un regista a dirigerlo e direzionarlo? La freschezza è ciò che contraddistingue maggiormente questo progetto, nelle persone ancor prima che nell’idea e nella narrazione, un progetto che vede giovani attori accompagnati da giovani maestranze: da una fantastica squadra di sceneggiatori e da un duo di registi alla prima collaborazione ma che, negli ultimi anni, ha avuto modo di dimostrare il proprio valore.

Un progetto che nasce da un team di sceneggiatori giovanissimi” ha dichiarato ai nostri microfoni Fabio Mollo, il quale ha poi aggiunto “Con Fidelio, che produce il progetto, avevo già lavorato per My Soul Summer e, già all’epoca, mi avevano accennato questa storia. L’interesse per un soggetto che vede l’incontro tra serialità e musica è stato immediato e, quando ho letto la sceneggiatura ho capito che, oltre ad una buona idea, c’era anche un interessantissimo sviluppo; i personaggi mi sono sembrati molto a fuoco e mi è subito piaciuta l’idea di raccontare la periferia. Io stesso vengo dalla periferia di Reggio Calabria e sono cresciuto col sogno di diventare regista“. E ancora, riguardo alla collaborazione con Domenico Croce: “Ho visto il suo film Vetro, prodotto anch’esso da Fidelio, e ho ammirato le sue qualità registiche. A me piace molto lavorare a quattro mani e infatti è già la terza serie per la quale mi sono affiancato ad altri colleghi; il cinema è un lavoro di squadra e la possibilità di condividere il percorso penso sia impagabile“.

Con Liberto Pastore, in rappresentanza del team di scrittura, abbiamo invece parlato dell’idea, della vera e propria nascita del soggetto: “Io sono nato e cresciuto qui, a QT8, e ho sempre avuto la paura di scrivere qualcosa sul mio territorio ma, dopo molta incertezza, mi sono trovato assieme a Gemma Pistis e Giulio Lepri e abbiamo deciso di scrivere questa storia. La cosa che mi ha sempre affascinato di questo quartiere è che sia stato costruito durante il secondo dopoguerra per sopperire all’emergenza abitativa, con il Monte Stella sorto dalle vecchie macerie. Hanno chiamato i migliori architetti dell’epoca per costruire un quartiere utopia, con abitazioni pensate per tutte le differenti stratificazioni sociali, dalla borghesia alla classe meno abbiente, in modo che potessero mescolarsi tra loro. Il risultato, ad oggi, sembra però essere molto lontano, con QT8 rimasto strozzato dal degrado. L’utopia sopravvive nelle scuole primarie, nei giovani, e abbiamo quindi decido di dargli voce. I protagonisti sono rispettivamente figli di un criminale, di una barista e di un pianista, pertanto espressione di tutte e tre le differenti classi.
Abbiamo poi puntato sulla musica e sul rap perché i numeri dicono che sia questa la chiave per comprendere le nuove generazioni, per capire come si esprimono; lo ha detto lo stesso Ernia che oggi i ragazzini non sognano più di fare il calciatore, bensì di fare il rapper
“.

Hype: un giorno sul set

Domenico Croce Hype cinematographe.it

L’anima del quartiere che vuole emergere e riprendersi ciò che era stato per esso preventivato si respira per tutto il set, dove le giovani aspirazioni dei protagonisti raccontanti si mescolano a quella degli interpreti e dell’intera squadra scesa in campo per realizzare il progetto Hype. Freschezza, voglia di emergere, di far risuonare il proprio pensiero, di salire sul palcoscenico dimostrando di poterlo far proprio, come nella scena del concerto di cui abbiamo potuto sbirciare alcuni take, catapultati per un attimo all’interno di un racconto che, attraverso la musica e l’innocenza delle giovani aspirazioni, vuole livellare una stratificazione sociale intrinseca nel territorio.

La determinazione che viene raccontata è la stessa che si percepisce inoltrandosi nel set, un set che dimostra la professionalità e le possibilità produttive che hanno permesso la realizzazione del progetto, con un team fatto di moltissime persone, di moltissime teste capaci di tracciare una linea comune e di perseguirla all’unisono. Si respira alchimia, consapevolezza nei propri mezzi, voglia di dare un segnale, di parlare al pubblico raccontandogli una realtà, raccontandogli un luogo e raccontandogli una generazione, con tutte le sue sfaccettature. Un team di lavoro molto ampio: quattro sceneggiatori, due registi, diversi protagonisti, oltre cento comparse, e ogni membro della troupe si è mostrato entusiasta, conscio delle potenzialità della serie e conscio del valore dei propri colleghi, facendo salire in noi la curiosità e ponendo tutte le migliori premesse per uno dei progetti Rai più interessanti degli ultimi anni, almeno sulla carta, capace di aprirsi ad un generazione fino ad oggi tenuta a distanza.
I presupposti ci sono, l’hype è già alto, ma siamo certi che crescerà sino al prossimo autunno, quando potremo finalmente fruire di una serie che potrebbe determinare un’importante svolta per la Radiotelevisione italiana.

Leggi anche Guido Coscino su Primo – Sempre Grezzo: “L’arte ha sempre un punto di contatto”

Tags: Rai