Il codice da un miliardo di dollari: la storia vera dietro la serie Netflix
Il codice da un miliardo di dollari, miniserie tedesca creata da Oliver Ziegenbalg e Robert Thalheim, è la storia dell’artista e del programmatore informatico che insieme crearono un programma per computer che consentiva a ogni utente di volare in tempo reale verso ogni luogo a sua scelta.
Nella serie TV disponibile su Netflix i protagonisti Carsten (Leonard Scheircher e Mark Waschke) e Juri (Marius Ahrendt e Misel Maticevic) dopo la caduta del muro di Berlino vogliono abbattere ogni barriera, mostrare ogni luogo del mondo come accessibile a tutti. Per realizzare il loro programma, TerraVision, si fideranno della persona sbagliata, la quale utilizzerà il loro algoritmo per creare Google Earth. Ennesime vittime di un oscuro gigante tecnologico che si appropria delle idee altrui al fine del profitto, dopo vent’anni i due inventori tedeschi citano in giudizio Google in un tribunale degli Stati Uniti per violazione di brevetto.
Il codice da un miliardo di dollari è una storia vera?
La serie, come è facilmente deducibile, è tratta da una storia vera, anche se non si tratta di un documentario o di una trasposizione necessariamente accurata. Infatti sul sito di Art+com, la società tedesca fondata dagli autori di TerraVision, si legge:
I personaggi principali sono liberamente ispirati alle persone reali, ma non imitano i veri protagonisti. I realizzatori hanno anche tralasciato dei dettagli per ragioni cinematografiche e drammaturgiche. Inoltre, alcuni elementi sono stati semplificati per rendere accessibile il complesso campo della ‘brevettabilità’ delle invenzioni al pubblico. I punti chiave dello sviluppo del software e il procedimento giudiziario sono comunque fedeli agli eventi reali. Il codice da un miliardo di dollari termina rendendo omaggio al lavoro pionieristico degli inventori di TerraVision.
Si tratta, per la precisione, di un “adattamento immaginario degli eventi derivato dalle trascrizioni del tribunale e dalle conversazioni con Joachim Sauter, Pavel Mayer, Axel Schmidt, Gerd Grüneis e Martin Sibernagl, come recitano gli stessi titoli di coda della miniserie. Ciò significa che se la trama si sviluppa su eventi reali, personaggi e circostanze sono finzionali.
La vera storia di Art+com e la causa tra TerraVision e Google Earth
TerraVision era un progetto congiunto di Weathernews International (Hiro Ishibashi e Andreas Schneider), Art+com e DeTeBerkom. Il documentario Making The Billion Dollar Club, uscito dopo la miniserie Netflix, ha rivelato l’identità di coloro che hanno partecipato integralmente al progetto. Si tratta di cinque membri di Art+com: Joachim Sauter, concept e art director; Pavel Mayer, reality engineer; Axel Schmidt, 3D render; Gerd Grüneis, project manager; e Martin Sibernagl, esperto di software e successivo mediatore per le controversie tra l’agenzia e Google.
Art+com è stata fondata nel 1988 – un anno prima della caduta di Berlino – da artisti, designer e programmatori dell’HdK e della sezione berlinese Chaos Computer Club. Il loro scopo era unire arte, scienza, sviluppo tecnologico, design, comunicazione, programmazione e ingegneria. All’interno del documentario Gerd Grüneis rivela come dopo l’uscita di Google Earth lui e i suoi collaboratori siano rimasti feriti nel vedere che non solo Google era riuscito a far funzionare il programma grazie a internet, ma che li avevano traditi identificando la fuga di notizie nell’incontro avvenuto nel 1995 negli uffici della Silicon Graphics a Mountain View dove Michael Jones e Brian McClendon accolsero i membri di Art+com,
In seguito al ritorno a Berlino dei cinque membri di Art+com, Jones e McClendon avranno un ruolo fondamentale nello sviluppo di Keyhole EarthViewer, programma finanziato dalla CIA durante la guerra in Iraq e successivamente acquisito da Google, il quale lancerà nel 2005 Google Earth.
Nove anni dopo, nel 2014, la società tedesca fece causa per violazione di brevetto al colosso Mountain View, rifiutando ogni proposta di negoziato e chiedendo un risarcimento di un miliardo di dollari per la violazione intenzionale del brevetto RE44,550. Sul banco degli imputati siedono Michael Jones, direttore tecnico di Google Earth, e Brian McClendon, il responsabile di Google Geo Group e vicepresidente del settore progettazione di Google Maps.
Il processo si concluse nel 2016 con la sconfitta di Art+com che non riuscì a dimostrare la violazione e vedendo rigettare da parte della giuria tutti i capi d’imputazione.
Il codice da un miliardo di dollari si basa, come dimostra il documentario, su eventi reali, ma si prende molte libertà creative per raccontare la verità. Le scelte narrative (quali il rapporto d’amicizia e successivamente di conflitto tra Carsten e Juri) e le decisioni stilistiche, in particolare nella fotografia e nel sonoro, di Ziegenbalg e Thalheim, richiamano alla memoria il film di David Fincher The Social Network, ma la miniserie non potrebbe essere più distante dal film premio Oscar. Fincher raccontò la storia di Facebook dagli occhi del vincitore e antagonista Mark Zuckerberg, invece che dal punto di vista dei perdenti. Thalheim ha dichiarato in un’intervista: “Volevamo dei personaggi che avresti voluto accompagnare durante l’intero processo”. E così è stato, Il codice da un miliardo di dollari racconta la vicenda giuridica di Art+com dal punto di vista univoco degli inventori idealisti di TerraVision, riconoscendo non solo il loro lavoro pionieristico, ma anche la bellezza e la speranza con cui guardavano il mondo che li circondava, un mondo che volevano rendere migliore, più libero e democratico, grazie al loro lavoro.
La miniserie e il documentario sono dedicati alla memoria di Joachim Sauter, artista e designer di importanza internazionale, pioniere dei new media, professore all’HdK (University of the Arts di Berlino) e all’UCLA di Los Angeles. Egli ha collaborato alla realizzazione della serie TV fino a poco prima della sua scomparsa nel luglio del 2021 all’età di 61.