Il Mussolini di Joe Wright in M. Il figlio del secolo: tra fascino e riciclo storico
Il terrore che emerge nel miscuglio cinematografico della realtà pervasa dalla paura, dalla violenza, da un celato e permanente stato di guerra
Benito Amilcare Andrea Mussolini: M. Il figlio del secolo. Protagonista di un eccesso politico, di una pagina distorta e complessa della storia del Novecento; responsabile di dinamiche, sorelle scorrette, di uno sfrenato e ambizioso bisogno di potere: il “dux”, il primo condottiero, che termina il suo percorso da ultimo, ucciso e dileggiato.
M.Il figlio del secolo è la miniserie Sky, presentata in anteprima alla Mostra del Cinema di Venezia 81, diretta da Joe Wright e interpretata da Luca Marinelli. Otto episodi da 60 minuti circa ciascuno, una rassegna di violenze, compromessi e ricatti. In arrivo sul piccolo schermo il 10 gennaio 2025.
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M. Il figlio del secolo: un gioco di somiglianza o di un ruolo attuale / reale?
La storia di un dittatore la cui irruenza eccentrica e scellerata smarrisce ogni forma di buonsenso e scade in un individualismo impulsivo e abominevole, senza regole, al di là delle regole. M.Il figlio del secolo, tratto dal romanzo omonimo di Antonio Scurati, vincitore del Premio Strega 2019, è una rappresentazione, un gioco di somiglianza tra realtà storica e interpretazione; diapositive in movimento dal taglio documentaristico e finzione cinematografica.
Il dialogo è sempre sopra le righe, toni spesso roboanti con i quali la violenza assume un ruolo centrale. Conduttore dell’ascesa politica di un movimento prima e di un uomo dopo, che ha legato il nome di un intero Paese a un periodo di dittatura, di chiusura, appannando un ideale democratico che cominciava a vivere la sua prima alba dopo il primo conflitto mondiale.
Figura ossimorica che cela l’abuso di potere indossando la maschera di cultore raffinato di arte e bellezza, manipolando una “romanità” antica, fregio di una storia identitaria di un Paese, imponendo censure e parlando di “rinascita dell’impero sui colli fatali di Roma”. Emerge tutto questo nel lavoro di Joe Wright che dopo L’ora più buia, adotta la figura di Mussolini definendo i contorni psicologici di un individuo che crede smisuratamente nel suo ego distruttivo.
La prepotenza del linguaggio politico nel secolo più buio
Dal 1919 al 1925, dai Fasci di combattimento all’omicidio di Matteotti, assistiamo alla mutazione peggiorativa, per niente lenta, di un’ideologia, quella socialista che si trasforma in volontà di distruggere – o quantomeno sovvertire – il potere della borghesia liberale a favore di un sistema accentratore, dirigista, autoritario, illiberale ed antidemocratico, il fascismo: “in uno stato marcio e corrotto, il popolo ama i martiri e i perseguitati. E allora che si compia fino in fondo questo martirio, perché è da questo martirio che risorgerò. Io sono un martire”.
M. Il figlio del secolo esprime una complessità concettuale che mostra Mussolini come politico d’azione e come politico di cospirazione. La congiunzione tra un capitolo e l’altro è il racconto; un racconto narrato in modo diretto, “rompendo” la quarta parete, invitando il pubblico a pensare in modo più critico, a osservare e comprendere gli illogici giochi mentali che coprono la brama del potere a tutti i costi.
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Luca Marinelli dimostra un talento straordinario e annulla la distanza tra finzione e realtà, mai in bilico, consapevole di un ruolo che non deve lasciare spazi all’immaginazione, che si misura nel timbro di parole forti, di un’economia narrativa che rifugge da ogni forma celebrativa e il rischio di emulazioni incoscienti. Co-protagonista è la propensione a delinquere; l’acclamazione sociale; l’adulterio, misura di virile mascolinità: tutto concorre a smembrare ogni possibilità di un possibile futuro indipendente e consapevole.
Joe Wrigh smentisce – l’uomo dell’anno – attraverso l’identikit cinematografico
La potenza della parola e la rapidità d’ascolto risultano anch’essi co-protagonisti catalizzando il linguaggio rallentato solo da una musica che amplifica il silenzio trascinando le voci; un’elettronica “cattiva” che struttura l’intera sceneggiatura; un feat perfetto tra il regista e Tom Rowlands, compositore e uno dei The Chemical Brothers. Il suo lavoro sonoro definisce il vestito dell’intera serie creando un abito di alta sartoria.
Joe Wright ne M.Il figlio del Secolo, ritorna con quasi tutta la sua filmografia. Il riferimento a L’Ora più buia (2017) compare come l’estetica prescelta per ricalcare la figura di Benito Mussolini. Interessante è la sceneggiatura, totalmente a sfondo notturno, che racchiude l’opacità di anni terribili: un terrore che emerge nel miscuglio cinematografico della realtà in una Milano distante, pervasa dalla paura, dalla violenza, da un celato e permanente stato di guerra. Un lavoro ben fatto, ben riuscito tanto da correre il rischio di restarne affascinati e adesso che la storia è particolarmente predisposta a una duplicazione di se stessa… ancor di più!
M.Il Figlio del Secolo è una miniserie firmata Sky, diretta dal regista inglese Joe Wright, interpretata eccellentemente da Luca Marinelli. Presentata in anteprima alla Mostra del Cinema di Venezia 81.