Killing Eve e il rapporto sessuale, intellettuale e aspirazionale tra Eve e Villanelle

Indaghiamo il rapporto "sessuale, intellettuale e aspirazionale" che intercorre tra Sandra Oh e Jodie Comer in Killing Eve.

Killing Eve ritorna il 27 febbraio 2022 con la quarta e ultima stagione. Creata da Phoebe Waller-Bridge la serie tv su Eve e Villanelle ha conquistato il suo pubblico grazie alla bravura delle due attrici protagoniste, Sandra Oh e Jodie Comer, le quali sono state capaci di portare sullo schermo un rapporto unico, complesso e nuovo tra agente speciale e criminale.
Ripercorriamo in loro rapporto attraverso la serie TV, che ha fatto il suo primo debutto negli Stati Uniti l’8 aprile del 2018, per poi raggiungere l’Italia il 15 ottobre dello stesso anno (quando è stata trasmessa su TIMVISION).
Nonostante siano passati quattro anni e quattro stagioni, la serie continua a riscuotere il successo che merita.

Killing Eve: la commediografa Phoebe Waller-Bridge e la sua sarcastica penna

Phoebe Waller-Bridge – attrice, sceneggiatrice e commediografa britannica – è la showrunner e produttrice esecutiva di Killing Eve insieme a Sally Woodward Gentle e Lee Morris, lavoro che ricopre insieme a quello di sceneggiatrice. È Waller-Bringe, infatti, a firmare la maggior parte degli episodi e a supervisionare il lavoro dei registi assunti. La sua intelligenza pungente e le sue idiosincrasie fanno di Killing Eve una serie originale sotto molteplici aspetti. Phoebe Waller-Bridge ha sovvertito le aspettative della sitcom con i suoi dialoghi scabrosi e la rottura della quarta parete nella serie tv, da lei scritta e interpretata, Fleabag, così come ha rinnovato le convenzioni del genere spy, qui tradotte in qualcosa di nuovo: una sceneggiatura scoppiettante unisce sapientemente la commedia alla tragedia, una rappresentazione femminile ricca di molteplici sfumature e uno sviluppo narrativo che permette di portare avanti numerose riflessioni femministe.

L’autrice, sceneggiatrice e produttrice esecutiva Phoebe Waller-Bridge ha iniziato la sua carriera nell’industria televisiva britannica come attrice ricoprendo piccoli ruoli isolati in varie serie tv del paese. Nel 2016 ha creato e prodotto i suoi primi progetti: Crashing (Channel 4: 2016) e Fleabag (BBC Three: 2016-2019). Il successo internazionale arriva quando Amazon Prime Video acquista, co-produce e distribuisce questa commedia nera con protagonista la stessa Waller-Bridge. Fleabag riscuote un enorme successo da parte del pubblico e molti riconoscimenti dalla critica.

Il successo della serie tv Fleabag fa di Phoebe Waller-Bridge la prima scelta della casa produttrice Sid Gentle Films per adattare la serie di romanzi scritti da Luke Jennings, Codename Villanelle (2014-2016), nella serie tv Killing Eve (2018-). Parlando di Killing Eve la presidentessa della BBC America, Sarah Barnett ha affermato: “È l’incarnazione di un progetto guidato da donne. Non si tratta necessariamente di raccontare storie di donne forti. Ci sono così tante storie di uomini ritratti nei ruoli di eroe o antieroe, che è ora di iniziare a raccontare storie in cui sono rappresentate le molte sfumature dell’essere una donna, e abbiamo appena iniziato a farlo”.

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La nascita di un’ossessione

La giornalista Magan Wilson ha descritto Killing Eve come una serie in grado di “catalizzare una complessa narrazione che ritrae le donne queer come potenti, intellettuali e desiderabili”. Durante la prima stagione della serie tv, l’ossessivo inseguimento tra Eve e Villanelle offre una svolta a quello che lo showrunner Phoebe Waller-Bridge chiama “l’amore per lo spionaggio”. Le recensioni di Killing Eve si sono concentrate su come la commediografa britannica ha esposto il funzionamento del genre attraverso il gender, e in particolare attraverso la femminilizzazione di una dinamica di coppia che è “implicitamente maschile”. Parte del fascino di Killing Eve sta nella sua capacità di trasformare radicalmente il thriller di spionaggio, ma soprattutto nel mostrare l’erotismo queer incorporato nella relazione tra assassino e spia.

Nel corso delle indagini Eve e Villanelle inizieranno a sviluppare un’ossessione reciproca. Sarà proprio il loro rapporto a divenire il centro narrativo della serie tv attirando la curiosità degli spettatori impreparati davanti a una tale rappresentazione. Non è la prima volta che una serie tv o un film ci raccontano di un detective e un criminale che sviluppano una relazione morbosa l’uno per l’altro, ma per la prima volta la definizione di tale rapporto non è così semplice come inizialmente potremmo supporre. Così il desiderio di scoprire quali saranno i destini di Villanelle ed Eve – che siano la loro reciproca distruzione, la vittoria di una sull’altra o il cedere nel desiderio di una nuova vita – assolve alla necessità della televisione contemporanea di creare un universo narrativo complesso che possa favorire il coinvolgimento degli spettatori.

Ulteriori assi tematici della narrazione sono veicolati tramite le protagoniste principali. Da un lato, lo sviluppo personale di Eve le consente di prendere atto della sua intelligenza, coraggio e determinazione, rompendo la routine della sua vita lavorativa e personale. Il suo matrimonio sarà il primo aspetto della sua vita a cedere, inconsapevole, inizialmente, di come quel rapporto non facesse per lei nonostante l’amore per Nico. D’altra parte, Villanelle rompe gli schemi della donna psicopatica e violenta, sviluppando un personaggio la cui mancanza di morale diviene motivo di umorismo: la disobbedienza che la rende infantile e la dissolutezza che caratterizza tutti gli aspetti della sua vita contribuiscono all’attrazione dello spettatore.

L’ambiguità del rapporto tra Eve e Villanelle

L’essere queer in Killing Eve non è un elemento narrativo chiaro, ma sembra più un gusto che permea tutto lo schermo: “C’è qualcosa di liberatorio in una narrazione queer che non ha voglia, e forse non ha bisogno, di essere nominata” scrive Ben Goldberg. Nel corso della lunga storia della televisione l’applicazione delle pratiche di bury your gay e queerbaiting è stata la norma, fino a che negli ultimi anni molti critici hanno avanzato il desiderio di vedere la comunità LGBTQ+ maggiormente rappresentata, ma soprattutto esplicitamente definita. Tuttavia, mentre la creazione di personaggi gay è essenziale, i media hanno fatto nascere un altro problema: l’aspettativa che la sessualità sia sempre chiaramente definita, e che, a sua volta questa, definisca interamente l’individuo rappresentato, fino a diventare l’unica caratteristica che rappresenta un personaggio. Ad oggi, quando i personaggi gay sono raffigurati nei media, l’essere queer è troppo spesso forzato in un modello restrittivo, “vediamo solo personaggi che sono dichiarati e orgogliosi, e se non lo sono, imparano a diventarlo” (Ben Goldberg).

Killing Eve e la sessualità

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A differenza delle altre storie LGBTQ+ dove la narrazione si costruisce intorno a una certa relazione ed identità, Killing Eve non esplicita mai nel corso delle stagione il desiderio di Eve e Villanelle. La mancanza di narrazioni queer che indagano i sentimenti dei personaggi senza riuscire a definirli con chiarezza, ma soprattutto senza che questi diventano l’unico aspetto centrale della loro caratterizzazione, è il motivo per cui l’ambiguità di Killing Eve è così elettrizzante.

La storia di Eve e Villanelle non è una storia d’amore gioiosa, né una tragedia. La sessualità delle due protagoniste non viene mai spiegata apertamente, Killing Eve non ha bisogno di nominare il rapporto tra Eve e Villanelle per far si che il pubblico lo riconosca. L’interesse che dimostrano l’una per l’altra è radicato in un desiderio sconosciuto: per Eve è un sentimento di mancanza indefinito, che neanche lei sembra riconoscere o identificare; Villanelle sembra, invece, trovare risposta al suo desiderio di essere amata. Ma neanche questo è sufficiente per dare una risposta certa del loro rapporto, come scritto da Goldberg  “Eve e Villanelle sono entrambe profondamente influenzate l’una dall’altra in un modo non solo sessuale o romantico, ma anche radicato nel potenziale di uno stile di vita alternativo. Esse entrano in una danza elaborata, avvicinandosi l’una all’altra pur essendo sempre leggermente fuori portata”.

Villanelle ed Eve sono attratte l’una dall’altra non perché sono entrambe donne in un mondo di uomini, ma perché hanno – come individui a lungo sottovalutati nei loro rispettivi campi e desiderosi di una sfida – così tanto in comune. È come se entrambe avessero al loro interno una donna diversa da come appaiono all’esterno e che cerca disperatamente di uscire, e ambedue guardandosi sembrano riuscire a vedere questa persona nell’altra.

Sandra Oh, Jodie Comer e la teoria della rappresentazione lesbica

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Per svolgere un’analisi di Eve e Villanelle come soggetti queer, Magan Wilson ha fatto riferimento alla teoria della rappresentazione lesbica suggerita da Chris Holmlund. Egli propone tre modi in cui il desiderio lesbico si configura nel cinema di Hollywood: “le lesbiche sono specchi (tra loro), madri (tra loro) e/o uomini (per l’altro)”. Questi tre topos dimostrano come i personaggi gay sono visti attraversare particolari confini morali stabiliti da una società etero-normativa. Il primo topos – il mirroring – è quello che ha l’effetto più significativo in Killing Eve. Gli specchi possono riflettere sia l’inversione che la somiglianza e questo sentimento è certamente vero nella dinamica di Eve e Villanelle. Le due donne vivono stili di vita apparentemente opposti, ma la narrazione e il montaggio della serie le colloca in parallelo, rivelando più somiglianze tra le donne di quanto appaiano inizialmente. In quanto tale, il desiderio di Eve e Villanelle l’una per l’altra può essere interpretato come derivante dal desiderio di avere ciò che l’altra donna possiede. Killing Eve evita di rafforzare gli ideali etero-normativi dominanti in quanto lo spettatore non deve assumere una posizione maschile per desiderare l’oggetto femminile. Eve, in quanto protagonista dello spettacolo, diventa la fonte dello sguardo, è attraverso il suo desiderio di Villanelle che lo spettatore può allinearsi. Nel discutere sulla rappresentazione lesbica nel cinema classico di Hollywood, Patricia White afferma che “il dilemma lesbico si trova sia all’interno che all’esterno della technology of gender, sviluppandosi nelle narrazioni filmiche e nell’apparato cinematografico stesso. Il desiderio è sollecitato dal cinema, ma non è rappresentato al suo interno”. Il pubblico LGBTQ+ trova spesso il proprio desiderio sollecitato attraverso rappresentazioni erotiche di donne sullo schermo, ma non sono realmente rappresentate in quanto la posizione del soggetto assunta dalla cinepresa è quasi sempre quella eterosessuale. Killing Eve, invece, utilizza principalmente lo sguardo di Eve attraverso il quale osservare Villanelle e viceversa.

La loro reciproca affinità non è solo intellettuale ma anche psicosessuale: il loro gioco del gatto e del topo è intriso di attrazione omoerotica. Tuttavia, è riduttivo e contrario alla complessità dello spettacolo insistere sul fatto che questo desiderio si sviluppi unicamente in una sfera sessuale. Phoebe Waller-Bridge descrive il rapporto di Eve come più che semplicemente romantico: È sessuale, è intellettuale, è aspirazionale”. In quanto tale, anche quando i loro corpi sono fisicamente distanti, le due donne sentono profondamente la presenza (o l’impressione) reciproca: “Eve e Villanelle si influenzano a vicenda, ognuna oggetto del desiderio dell’altra, e attraverso le impressioni che lasciano l’una sull’altra – fisicamente, cognitivamente ed affettivamente – il loro desiderio non solo prende forma, ma inizia a modellare la loro soggettività“.

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Eve e Villanelle sono il riflesso l’una dell’altra al punto tale che il loro primo incontro avviene mentre le due donne si stanno specchiando. Ambedue passano dal guardare la loro immagine riflessa all’osservarsi a vicenda, senza ancora sapere chi hanno di fronte. È da questo momento che le due protagoniste inizieranno a cercarsi a vicenda, in una serie di movimenti e rifrazioni che le avvicineranno e allontaneranno. Davanti a quello specchio avviene come una rottura tra ciò che sono e l’Altra. Questa scissione dal sé, che terrorizza Eve e affascina Villanelle, condurrà ambedue le donne a molteplici sfide – professionali e personali – al fine di raggiungere ciò che desiderano davvero. I personaggi di Eve e Villanelle ci mostrano come è possibile rappresentare una nuova femminilità, con tutte le sue complicazioni e contraddizioni.

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