La Casa di Carta 5 – Parte 2: la spiegazione e il significato del finale
La casa di carta è giunta a conclusione e per elaborare il lutto abbiamo bisogno di spiegarlo, ricorrendo a qualche SPOILER!
La Casa di Carta ha rappresentato e rappresenta molto più di una semplice serie TV. Álex Pina è riuscito a far convergere nella costruzione dei personaggi, nella scelta di simboli e musiche un microcosmo di significati in grado di andare oltre la finzione e la spettacolarità della rapina più grande del mondo, per raggiungere il cuore di ogni spettatore che, proprio come quella marea rossa che sorregge la banda, ha avuto l’impressione di combattere fianco a fianco con Tokyo, Berlino, Palermo, Rio, Nairobi, Denver, Stoccolma e tutti gli altri membri in tuta rossa e maschera di Dalì, ma non per l’oro, bensì per dei valori che nell’odierna società sembrano essere stati calpestati.
Alla luce di ciò non sorprende se la fine de La Casa di Carta con la parte 2 della 5° stagione, giunta su Netflix a dicembre 2021, rappresenti in qualche modo la fine di un capitolo della nostra vita, così come non stupisce che dietro la scelta degli sceneggiatori si celi la perfezione di chi è riuscito a congedarsi al pubblico con dignità, senza spargere più lacrime di quelle che erano già state versate con la morte di alcuni personaggi iconici.
Cosa accade in La Casa di Carta 5 – Parte 2?
La seconda parte della serie Netflix si prefigge il compito di chiudere il cerchio degli eventi rimasti a metà nella prima parte, la cui conclusione svela la morte di uno dei personaggi più amati, Tokyo (Úrsula Corberó), che anche in quest’ultima parte continua a essere la voce narrante della serie. Sopraggiunta eroicamente e con lo stile esplosivo tipico del personaggio, ha destabilizzato gli altri membri della banda (già profondamente provati dalla morte di Nairobi, interpretata da Alba Flores) e chiaramente il Professore, che si trova a fare i conti non solo con il salvataggio dei suoi rimasti all’interno della banca ma anche con la follia di Alicia Sierra e altri abilissimi ladri che remano contro la banda.
A rendere le cose ancora più complicate provvede poi anche il brutto infortunio di Helsinki (Darko Perić) e la minaccia davvero ingombrante delle forze speciali inviate dal Colonnello Luís Tamayo (Fernando Cayo), pronte a sferrare un feroce e inaspettato attacco interno alla banda.
Il Professore e Berlino: fratelli di sangue e di rapine
Prima di parlare del finale è bene fare un focus sui personaggi principali de La Casa di Carta, a partire proprio dalla mente di tutto, il Professore (Álvaro Morte). Già, perché se c’è una cosa che la quinta stagione della serie fa è quella di chiudere i cerchi aperti nelle puntate precedenti, cercando di rispondere alle varie domande che ci siamo posti circa la vera natura di ogni individuo.
Una serie di flashback provvede a riportare in vita Berlino e a mostrarci eventi passati, così da delineare meglio il profilo dell’apparentemente incrollabile Sergio Marquina alias Il Professore il quale, come si era già intuito, non progetta rapine per sete di denaro ma per omaggiare le persone che ha amato e che non ci sono più, a partire dal padre, ucciso a sangue freddo davanti ai suoi occhi di bambino nel tentativo di rapinare una banca. Attanagliato da un profondo senso di solitudine, intelligentissimo e introverso, Sergio tuttavia viene spinto in questo vortice da una forza senza eguali, ovvero quella che lo porta ad assecondare la sua stessa natura.
Come si evince da un incontro tra il Professore, suo fratello Berlino e il figlio di quest’ultimo, Rafael (Patrick Criado), rubare è una tradizione di famiglia. Ci sono famiglie di avvocati, di medici, ma la loro è una famiglia di ladri. È dunque vero che il personaggio interpretato da Álvaro Morte si diletta a progettare furti mastodontici per colmare un grande vuoto dentro di sé dato dalla mancanza del genitore – come dice al nipote, “Se mi chiedi perché faccio rapine, è molto semplice, è per parlare con lui […] Ora sono io a raccontargli il film: papà che ne dici di questa parte del piano? Parlo molto con lui. Parlo più con lui morto che con chi è vivo” – ma lo fa anche perché non riesce a farne a meno e la sua amata, la scaltra Lisbona (l’ex ispettrice Murillo interpretata da Itziar Ituño) lo ha già capito e glielo spiattella in faccia proprio nel momento più delicato, quello in cui sono entrambi ammanettati.
Altro personaggio di cui la serie provvede a darci nuove sfumature è quello di Andrés alias Berlino (interpretato da Pedro Alonso). Morto ufficialmente nella seconda stagione de La Casa di Carta, durante la rapina ai danni della Zecca di Stato, ha continuato a fare parte della serie grazie a una serie di analessi che hanno fatto luce sui lati più dolci, raffinati e spensierati del suo carattere. Se avevamo già intuito dell’esistenza di una moglie bellissima (Tatiana, interpretata da Diana Gómez), nella stagione 5 della serie Netflix ci viene svelata anche l’esistenza di un figlio (il già citato Rafael, avuto da un precedente matrimonio), che Berlino inizia all’arte della ruberia, spronandolo ad acuire quel talento naturale insito in lui.
Ma che fine ha fatto poi Tatiana? A questa domanda risponde finalmente La Casa di Carta 5 – Parte 2, mostrandoci come Berlino sia stato lasciato dalla donna con le frasi più scontate del mondo (“ti devo parlare”, “non rendere le cose più difficili”) per via di una pressante monotonia, di una mancanza di adrenalina determinata da una fase d’arresto delle rapine, prima così eclatanti e adesso anonime. Insomma, Tatiana sotto questo punto di vista sembra essere affetta dalla stessa mania che da generazioni alimenta la famiglia Marquina e, da ciò che vedremo, sa bene come giocare le sue carte. Nella fine della loro relazione si cela inoltre anche il seme del cambiamento che vedremo in Berlino. Nelle prime stagioni infatti ci è stato presentato come un uomo folle e spietato, un ritratto che di certo si discosta dall’immagine del dandy raffinato e romantico che vediamo nelle ultime stagioni. Tale mutamente è certamente dovuto alle pene d’amore subite: Berlino è stato lasciato da Tatiana per un altro e quell’altro, grande colpo di scena, è proprio suo figlio. Può esserci un colpo più basso di questo?
Come se non bastasse questa nuova coppia composta da Tatiana e Rafael giocherà un ruolo fondamentale all’interno della serie.
L’oro è stato rubato, ma… cosa c’entra Berlino?
Nonostante tutte le peripezie affrontate dalla banda dentro e fuori dalla Banca di Spagna, proprio adesso che l’oro sembra essere in loro pugno, arriva un clamoroso colpo di scena, uno stratagemma che riesce a ingannare persino l’astuto Professore, convinto di trovarsi a fronteggiare le forze dell’ordine e pronto ad arrendersi solo per evitare una carneficina. Le oltre 90 tonnellate d’oro fuse e poi ricomposte nuovamente in lingotti vengono rubate con un colpo di genio da una banda rivale, capitanata proprio da Tatiana e Rafael, rispettivamente ex moglie e figlio di Berlino. Ma come facevano a sapere del piano? L’amore, come è chiaro, ha giocato brutti scherzi, perché a letto si dice ciò che non si dovrebbe. Così il duo e il loro team sono arrivati al momento giusto e, senza applicare sforzi fisici, si sono accaparrati il bottino: la garanzia di sopravvivenza dell’intera banda.
Perché l’oro è così importante per uscire vivi dalla Banca in cui tutti i membri (compreso il Professore, che si consegna volontariamente a Tamayo) si trovano assediati dalle forze armate? Il Professore si perde in un ragionamento molto sottile ma sensato, già anticipato dalla voce narrante di Tokyo all’inizio di questa Parte 2. Tutto infatti si focalizza sul metallo del desiderio, quello per cui si è ucciso sempre, lo stesso che viene usato per promettersi amore eterno e lo stesso che, in fondo, non rappresenta la vera ricchezza di un Paese. Lo stesso oro che a un certo punto viene quasi messo da parte, occultato dal fragore di una guerriglia che sembra trasformare il genere di appartenenza della serie da heist a war.
Ma Il Professore ha ben chiara la natura stessa dell’oro e l’importanza della sua esistenza all’interno della riserva della Banca di Spagna. L’oro è infatti la garanzia di un intero Stato; condiziona la Borsa, gli investimenti, lo Spread, i mercati nazionali e internazionali. Senza la sua presenza tutto impazzisce e la Spagna si ritroverebbe in pochissimo tempo a fare i conti con una crisi senza precedenti.
La partita tra Tamayo e Il Professore in La Casa di Carta 5 – Parte 2: scacco matto!
Per tenere il terribile Tamayo sotto ricatto Il Professore ha allora pensato bene di diffondere una serie di video. Il primo riguarda gli ideali della banda, affidati alla voce e al volto di Lisbona la quale, nel ripercorrere l’accorato ricordo alla compagna morta in battaglia Tokyo, chiede scusa a tutti coloro che li sostengono chiedendogli di tornare a casa: il loro intento iniziale è stato cancellato, la ribellione ideologica si è trasformata in violenza e la banda non è più un esempio da seguire. Primo colpo basso, questo, per Tamayo, che invece stava architettando il suo piano di immagine per demolire la squadra di rapinatori.
La parte finale de La Casa di Carta 5 è, per ovvie ragioni, la più delicata. A differenza di chi ha capitanato le operazioni precedentemente (in realtà solo Murillo) Tamayo ha davvero il pelo sul cuore ed è disposto a tutto pur di risolvere il caso, persino giustiziare ciò che resta della banda. La vita di Río (Miguel Herrán), Stoccolma (Esther Acebo), Helsinki (Darko Perić), Bogotà (Hovik Keuchkerian), Palermo (Rodrigo de la Serna), Manila (Belén Cuesta) e Pamplona (Ahikar Azcona) è legata a un filo e il conteggio finale lascia davvero un nodo in gola, proprio come l’annuncio della morte della banda, che fuoriesce dalla Banca dentro un sacco di plastica davanti alla disperazione della folla.
Ma davvero finisce così? Ovviamente fa tutto parte dell’ardua partita di scacchi giocata dal Professore il quale, pur non avendo l’oro (rubato da Tatiana e Rafael) fa credere alla polizia di averlo, applicando quello che chiama il piano Pollicino, ovvero incarica Marsiglia (Luka Peroš) di lasciare una falsa scia che induca la polizia a inseguire l’oro, portandoli addirittura a pensare che si trovi sul fondo dell’oceano e quindi impiegando le più disparate forze armate al fine di recuperare quella che è a tutti gli effetti solo un’illusione.
E proprio mentre Tamayo tenta in tutti i modi di non far trapelare esternamente la mancanza dell’oro, fingendo che dentro la Banca sia in corso uno scontro a fuoco, ecco che arriva il secondo video, quello che mostra al mondo intero in che modo i rapinatori sono riusciti a portare l’oro fuori dalla Banca. Una sorta di tutorial/documentario in cui esplicano punto per punto tutti i passaggi necessari, senza lesinare numeri e paragoni, ufficializzando così la mancanza di quella preziosa garanzia. La risposta? Una repentina e inevitabile caduta in Borsa che rende la Spagna vulnerabile, mettendo nel caos più totale Tamayo che adesso, per evitare il fallimento, ha solo una soluzione: fidarsi del Professore ed eseguire i suoi comandi.
L’arrivo dei lingotti d’oro (che in realtà sono lingotti d’ottone) calma le acque e salva la Spagna dalla bancarotta, mentre l’astuzia del Professore, che riesce con i suoi modi pacati e gentili a convincere Tamayo, salva la banda.
Il momento in cui la maggior parte di loro sta per essere giustiziato, dicevamo, è uno dei più delicati: in quell’istante potrebbe succedere di tutto, se Tamayo decidesse di affondare e dare voce al suo orgoglio e alla sua frustrazione sarebbe davvero la fine, ma capisce il ragionamento del Professore, capisce finalmente anche lui che non importa avere davvero l’oro, quanto dare l’impressione a tutti che ci sia (uno dei tanti segreti di Stato!). La banda? Non lo restituirà mai e poi mai perché, come dice il personaggio di Álvaro Morte, loro in fondo sono dei ladri e i ladri rubano!
La conclusione ufficiale consiste allora nel far morire la banda solo per finta per poi farla resuscitare poco dopo, con un’altra identità, in una vita lontana da quel mondo che li ha osannati, in cui nessuno andrà a cercarli.
La Casa di Carta 5: cosa succede nel finale della Parte 2? Cosa c’è scritto nel biglietto che Alicia Sierra consegna a Rafael e Tatiana?
Giunti a questo punto, però, la domanda sorge spontanea: come ha fatto Il Professore a impadronirsi del bottino?
Poco prima di consegnarsi aveva affidato ad Alicia Sierra, ormai di fatto parte della banda, il compito di trovarlo e lei, bravissima e spietata, l’ha fatto: Tatiana e Rafael avevano provveduto a far giacere l’oro all’interno di una finta casa con tanto di giardino e cane da guardia ma, oltrepassata la soglia, la loro banda armata non aveva tardato ad arrivare. E adesso che si fa? Ci si spara a vicenda facendo riemergere la violenza? Alicia Sierra ha qualcosa di molto più convincente di una pallottola nel petto: un bigliettino consegnatole dal Professore, di cui non si conosce però il contenuto ma che a quanto pare è così persuasivo da far finire l’oro nelle mani di chi l’ha davvero rubato.
I fan si sono interrogati molto sul contenuto del biglietto che, considerate le dimensioni ridotte, non riporterà certo una lettera accorata. Molto probabilmente Il Professore è riuscito a convincere il nipote Rafael per mezzo di pochissime parole (la combinazione più papabile è “tradizioni di famiglia”, che è poi il titolo dell’ultimo episodio), se non addirittura una soltanto e quasi sicuramente avrà fatto riferimento al legame di sangue che li unisce e al destino che da generazioni vincola la loro famiglia, lo stesso che aveva ammesso durante quel famoso incontro al caffè madrileno in cui erano presenti Rafael, Berlino e il Professore. Così, nonostante le remore di Tatiana (che domanda all’amato se è sicuro che avrà la sua parte) il giovane restituisce il bottino e la banda è salva.
Perché La Casa di Carta 5 – Parte 2 ha un finale perfetto?
Tirando le somme, questo finale de La Casa di Carta 5 – Parte 2 è davvero perfetto così come aveva annunciato Álex Pina, oltre ad essere, fondamentalmente, un bluff. I creatori infatti hanno trovato il modo giusto per accontentare i fan della serie Netflix, non facendo morire altri membri della banda. Eppure ci hanno tenuto a sottolineare che dobbiamo considerarli morti, dobbiamo identificarci con la marea rossa al di fuori della banca di Spagna, perché non faranno più nessun colpo, quella rapina iniziata con clamore alla Zecca è definitivamente conclusa, perché continuare non avrebbe senso, mentre la vita dei singoli personaggi è un’altra cosa e lo spin-off su Berlino ne è la prova.