La vita bugiarda degli adulti: l’esplosiva colonna sonora della serie TV Netflix
Una colonna sonora finemente cucita addosso a un corpo fatto di eccessi, pregiudizi, inganni. Le canzoni de La vita bugiarda degli adulti si incastrano perfettamente alla soundtrack di Enzo Avitabile e alla narrazione.
È una Napoli che cerca di mantenersi pulita, distante dalle periferie degradate e dal cattolicesimo, quella rappresentata in La vita bugiarda degli adulti, la serie TV Netflix tratta dal romanzo di Elena Ferrante. Una Napoli in cui passato e presente convergono, in cui la bugia e la verità si amalgamano, la fanciullezza e l’età adulta disorientano i confini dell’esistenza. C’è confusione e gioco di prospettiva, colato addosso alle immagini che si alternano leggere sullo schermo e disturbato incessantemente da voci e suoni che sembrano volerci privare di ascoltare a fondo i dialoghi dei personaggi. In particolare, c’è una frase che si rintraccia spesso nella colonna sonora della serie, come se fosse una litania, come un amuleto: “Quann si’ piccirill, ogni cosa te pare gross. Quann si’ gross, ogni cosa t’ pare nient“.
Enzo Avitabile e la sua musica sinceramente sporca di vita in La Vita Bugiarda degli Adulti
Sussurrata diviene presenza ed essenza delle vicende di Giovanna (Giordana Marengo), della sua attenzione verso il mondo adulto, della scoperta che fa di zia Vittoria (Valeria Golino), della durezza con cui affronta la separazione dei genitori, della premura con cui si approccia al sesso.
La colonna sonora, in La vita bugiarda degli adulti, non si limita solo a fare da cornice agli eventi, ma ne diviene parte integrante, sottraendo sospiri e aggiungendo silenzi, inarcandosi col ronzio dei violini e delle chitarre sotto il peso delle parole, delle azioni e delle sensazioni. Quella composta da Enzo Avitabile è una musica sporca di vita; ci sorprende dietro gli angoli della città, tra i punti bui di un’abitazione, divenendo non scorciatoia attraverso cui comprendere meglio la serie, bensì puzzle disperso di una storia che punta a inabissarci nel caos. Perché è un magma informe, in fondo, tutta la vita. Lo sono le scelte che tentiamo di fare, mentre il mondo genera sentenze, si sente in diritto di consigliare, di intervenire, di giudicare.
Dagli Almamegretta a Peppino di Capri, la colonna sonora della serie TV Netflix è un tripudio agli anni ’90
Le note strappano pezzi di pelle alla città per ricucirle sui protagonisti, innescando la decostruzione costruttiva a cui ognuno è obbligato a sottoporsi. La musica di Avitabile non ci molla un secondo, lasciando calanche in cui brani originali si calano in scivolata per sommergerci son quella sonorità sporca e giovanile in voga negli anni ’90, all’occorrenza intercalata dalle canzoni di autori amati dagli adulti, come Peppino di Capri e Rosa Balistreri.
Una mescolanza di stili che bilancia e scandisce il racconto adattato sul piccolo schermo, oltre che dalla stessa Elena Ferrante, da Laura Paolucci, Francesco Piccolo ed Edoardo De Angelis (che si è cimentato anche alla regia); un racconto che apre il sipario con Nun te scurdà di Almamegretta, lasciandoci ondeggiare sulle calde note della criptolalia partenopea, in una corsa che parte dalla sigla del primo episodio fino ad agganciare la scena iniziale, ovvero quella di un’esibizione di break dance in strada. La stessa canzone la rintracciamo anche nel quinto episodio, stavolta però a interpretarla sono gli ‘E Zezi – Gruppo Operaio insieme al cantautore napoletano Raiz, al secolo Gennaro Della Volpe. Risulta interessante l’inserimento degli ‘E Zezi, se non altro come collegamento a quei principi di sinistra a cui i genitori della protagonista sono particolarmente legati, dal momento che il citato gruppo musicale napoletano nasce (negli anni ’70, fondato tra gli altri da Angelo e Antonio de Falco, Pasquale Terracciano, Massimo Mollo, Matteo D’Onofrio, Marcello Colasurdo, Marzia Del Giudice, Ciro De Cicco, Pasquale De Cicco) con la volontà di opporsi alla classe borghese attraverso l’arte.
La canzone attraversa quindi la scena (episodio 5) in cui Giovanna si allontana insieme all’amica Angela dopo essere stata rimproverata da zia Vittoria per essersi messa in mostra davanti a Roberto Matese e conclude la prima stagione de La vita bugiarda degli adulti, quando Giovanna va via insieme a Ida.
Se il brano Atrapasueños lo ascoltiamo nella scena in cui Giovanna gratta la foto al fine di scorgere il volto di zia Vittoria e poi provare a truccarsi, la carica vera sopraggiunge nella sequenza in cui studia lo stradario della sua città per onorare il patto fatto con la madre e riuscire, finalmente, a conoscere quella zia così bistrattata ma alla quale tutti la paragonano. Better Things dei Massive Attack taglia il piccolo schermo scaraventandoci addosso l’urlo di una libertà senza amore e strattonandoci per la casa insieme a Giannina e alla sua colazione ricca di apprendimento e curiosità, che culmina in una chiamata esplorativa.
L’arrivo nel quartiere in cui vive la zia, così diverso da quello a cui la ragazza è abituata, porta con sé anche note cariche di popolarità e tensione, pregne di un’urgenza di vivere che si fa strada nella strada stessa. Questo frangente è però preceduto da una musica più alienante e rombante – Transposer di Michael Kruck – che accompagna Giovanna e l’amica nel tumulto di una festa nella quale finiranno per fare a botte con delle coetanee. Una parentesi che servirà a mettere in mostra il temperamento della protagonista e a mandarla con un occhio nero al cospetto della zia.
La vita bugiarda degli adulti: nella colonna sonora della serie anche i Massive Attack e i 99 Posse
Tra quelle vie in cui la popolarità bistrattata e disperata si taglia a fette l’automobile guidata da Alessandro Preziosi (che interpreta il padre di Giannina) viene sospinta da un mix di chitarre, amplificatori, sintetizzatori: S’addà appiccià dei 99 Posse corre senza freni e tumultuosamente per poi fermarsi di colpo e acquisire la linearità che si pretende dinnanzi alla scoperta, al timore di addentrarsi in un posto che non si conosce affatto, come se quella pacatezza tentasse di compensare il battito cardiaco della protagonista o il furore travolgente che l’attende. Già, perché la Vittoria di Valeria Golino è un personaggio senza filtri, sincero anche quando si fascia di bugie di cui necessita per rimanere a galla. È spontanea, a tratti scorbutica e sboccata, così fisica da trascinare la nipote in un ballo in balcone, sulle note di Non, je ne regrette rien di Edith Piaf (riprodotta in radio ad altissimo volume affinché il fratello l’ascolti), per rimembrare la volta in cui ballò per la prima volta con Enzo, l’amore della sua vita.
L’inizio del secondo episodio è segnato dal brano Karmacoma (Napoli Trip) dei Massive Attack feat. Almamegretta e da un’esibizione di Giovanna, che si cimenta in una forsennata break dance armata di radio, finché non viene ripresa dalla madre (interpretata da Pina Turco).
Pop, dancehall e Resistenza nella soundtrack de La vita bugiarda degli adulti
La ballabilità euforica di All That She Wants, del gruppo pop svedese Ace of Base, si incastra alla perfezione in uno spensierato tuffo in mare che sigla la liberazione dall’anno scolastico dopo aver appreso la promozione, mentre una “musica da adulti” – E mo e mo di Peppino di Capri – sottolinea la sintonia tra Giovanna e le due amiche Angela e Ida (Rossella Gamba e Azzurra Mennella), che la ballano mentre i genitori continuano a cenare.
Il terzo episodio è inaugurato da You Don’t Love Me (No, No, No) della giamaicana Dawn Penn, uno dei brani più ascoltati nel 1994 (e non solo): un’effluvio di rocksteady, dancehall e reggae che invade lo schermo con sincera allegria, facendoci inalare la libertà delle due ruote che trasportano Giovanna, in sella alla sua Vespa ’50 arancione, in giro per la città fino a condurla in casa, al cospetto di una finestra dalla quale vediamo lievitare aranciate e grandi foglie autunnali, impegnate in una poetica caduta inversa.
Quella “buona educazione di sinistra” di cui si fa menzione in La vita bugiarda degli adulti trova largo non solo nei discorsi ma anche nella musica, al punto che ascoltiamo Fischia il vento (di E’ Zezi – Gruppo Operaio e Raiz) in ben due occasioni: per brindare l’arrivo del nuovo anno, con una bottiglia destreggiata da personaggio di Preziosi e, nel quinto episodio, durante la festa del partito comunista, essendo il brano una celebre canzone partigiana comunista, scritta da Felice Cascione prima dell’8 settembre 1943 (data che segna l’ufficializzazione dell’armistizio di Cassibile e l’inizio della Resistenza) e arrangiata sulla melodia della canzone popolare sovietica Katjuša.
Se le scorribande nella Ritmo azzurra con zia Vittoria sono segnate da ‘O bbuono e ‘o malamente di Almamegretta, la necessaria violenza di Giovanna, che conficca la penna nella coscia di un compagno che l’aveva offesa chiedendole del sesso orale e poi il numero di telefono (col pretesto di andarci a letto con un cuscino in faccia) esplode con King of My Castle (Roy Malone Kings Mix) di Wamdue Project.
In a Broken Dream inaugura l’episodio 4 de La vita bugiarda degli adulti, tra amanti, autoerotismo e sigarette accese
Tra i brani del quarto episodio de La vita bugiarda degli adulti spicca il rock avvolgente di In a Broken Dream, firmato dal gruppo musicale australiano Python Lee Jackson e interpretato dalla splendida voce di Rod Stewart: la dolce ruvidità della sue corde vocali è un vortice in cui restano intrappolati i personaggi , anticipando allo spettatore ciò che avverrà. Questo è, tuttavia, l’episodio che segna il conclamarsi di alcuni mutamenti, spiattellandoli allo spettatore per mezzo di un effetto che riavvolge l’immagine dopo averla svelata, come in un frastornato effetto di vedo e non vedo. Scorgiamo così Andrea (Alessandro Preziosi) con l’amante Costanza (Raffaella Rea), ex moglie di Mariano (Biagio Forestieri); Nella (Pina Turco) che beve un drink, Ida che scrive sul suo diario, Angela che bacia Tonino (Gianluca Spagnoli), Vittoria che fuma la sua sigaretta e Giovanna che si provoca piacere sul letto, con il seno mezzo scoperto e la mano ben assestata dentro i pantaloni.
L’amore della protagonista interpretata da Giordana Marengo per la break dance trova spazio anche in questo episodio, in una scena che ci mostra i piedi per aria al ritmo di Sott’attacco dell’idiozia (di Bisca e 99 Posse), una musica che non accenna a zittirsi neanche quando suona il campanello e Corrado (Giuseppe Brunetti) entra in casa. Anche qui la serie ci regala uno spaccato di esplorazione sessuale, mentre si sonda la rabbia costipata nell’anima nella scena in cui si reca all’incontro col padre. Una sequenza affogata nel silenzio dovuto all’uso delle cuffie, che Giovanna solleva dalle orecchie solo quando si trova al cospetto del genitore. È qui che ‘A canzuncella degli Alunni del Sole ci dondola un po’, edulcorando la rabbia che la ragazza giustamente prova.
Le canzoni di Gianna Nannini si amalgamano alla colonna sonora di Avitabile nella serie TV Netflix
Psichedelica, metallica, sospesa in un tempo che si avvita ai pensieri e al fato, Dietro agli occhi (facente parte della soundtrack composta da Enzo Avitabile) si aggancia a seguire, nel viaggio in macchina che la riporta a casa dopo l’incontro paterno, fermandosi sul ciglio metallico di una nota proprio nel momento esatto in cui Nella spunta fuori dalle sue labbra di rosa una nuvola di fumo per poi chiedere alla figlia il resoconto della giornata.
Gianna Nannini intercede con Profumo, la voce tagliente e calda della cantautrice italiana oscilla nell’incontro tra Giovanna, Ida e Angela, che si rivedono in occasione del compleanno di Ida. Un momento felice ma allo stesso tempo intarsiato di tensione, che non può non proseguire con lo scatto d’ira di Andrea il quale intima alla figlia di non rompere troppo, intersecando amore e odio con la lingua infuocata di Rosa Balistreri col brano in dialetto siciliano Cu ti lu dissi.
E sempre la Nannini fa capolino in questo episodio con Latin Lover, nella scena in cui Giovanna si reca a Caserta insieme a Corrado e Rosario (Adriano Pantaleo), adirandosi per via delle avances dei due.
Il sesto e ultimo episodio della serie Netflix propone un ingresso a dir poco esplosivo e altamente pop: La vita, la vita di Enzo Jannacci scivola veloce sulle immagini, un po’ come il treno che conduce la protagonista e Giuliana (Maria Vera Ratti) a Milano, dove le attende il carismatico Roberto Matese. Nell’ambiente meneghino Avitabile torna a calcare l’udito dello spettatore con Dietro agli occhi, già inserita nel finale dell’episodio precedente, inabissando nella delusione Giovanna, che si trova a dormire inaspettatamente da sola, mentre i due amici fanno palesemente l’amore nell’altra stanza.
Il tema Soul Express della soundtrack ricama il ritorno della ragazza a Milano, impresa spinta dall’urgenza di recuperare il braccialetto di Vittoria, mentre È Stata Tua La Colpa di Edoardo Bennato segna l’ultimo viaggio in treno, quello del definitivo rientro a Napoli e della consapevolezza di un amore non corrisposto, ovvero quello tra Roberto e Giuliana. Una scena e una considerazione triste, in cui la morte si appiccica alla dimenticanza.
La delicatezza di Vita bugiarda, con quei sospiri che esalano un senso di grazia, trasuda tutto l’affetto tra zia e nipote e quella timida rivelazione di Vittoria, che svela a Giannina, accucciata sulla sua spalla, la bugia del suo amore unico con Enzo, una bugia detta “perché era bella”.
Infine, Io non piango di Franco Califano mette il punto alla fine della sua prima volta, consumata di fretta con Roberto, poco prima di raggiungere Ida e fuggire via. Un brano pubblicato nel 1977 all’interno dell’album Tac…! e dedicato a Ciampi in cui il cantautore, facendo risorsa di qualche esperienza sentimentale controversa e della vita del padre, decanta la malinconia e la solitudine, paragonandosi addirittura a un cane abbandonato, alla sua inquietante ricerca di un padrone, di una guida.
Una canzone che certamente calza a pennello alla vita di Giovanna, a quell’esistenza che si accinge a divenire adulta, a ingannare per non ferire.
Una melodia dolce e dura al contempo, il cui significato si espone a molteplici sfaccettature e cattura lati inabissati di sensibilità.
In ultima analisi possiamo reputare la colonna sonora de La vita bugiarda degli adulti non solo perfettamente in linea col periodo in cui è ambientata la serie, bensì anche finemente cucita addosso a un corpo fatto di eccessi, pregiudizi, inganni. Sono note che stridono, fanno l’amore, si distaccano dalla storia, rimanendo sempre aderenti al minutaggio, al punto da bastare, da sole, a creare una storia che potrebbe appartenere a chiunque.
Di seguito la lista completa dei brani presenti in La vita bugiarda degli adulti:
Episodio 1 – Bellezza
Nun te scurdà – Almamegretta
Guapparia – Tonino Borrelli
Grindstone (feat. DJ YIT) – Bones & Blood
Cildren ov Babilon – Bisca
Better Things – Massive Attack
S’addà appiccià – 99 Posse
‘O Sfruttamento – Bisca e 99 Posse
Non, je ne regrette rien – Edith Piaf
Episodio 2 – Somiglianza
Karmacoma (Napoli Trip) – Massive Attack feat. Almamegretta
S’addà appiccià (cantata dalla protagonista, originariamente dei 99 Posse)
Let’s Take a Trip Together – Morphine
All That She Wants – Ace of Base
E mo e mo – Peppino di Capri
Episodio 3 – Amarezza
You Don’t Love Me (No No No) [Extended Mix] – Dawn Penn
Grindstone (feat. DJ YIT) – Bones & Blood
Fischia il vento – E’ Zezi – Gruppo Operaio e Raiz
‘O bbuono e ‘o malamente – Almamegretta
‘O Ball R’e’ Pezzient – E’ Zezi – Gruppo Operaio
King of My Castle – Wamdue Project
Episodio 4 – Solitudine
In a Broken Dream – Python Lee Jackson feat. Rod Stewart
Sott’attacco dell’idiozia – Bisca e 99 Posse
‘A canzuncella – Alunni del Sole
Profumo – Gianna Nannini
Cu ti lu dissi – Rosa Balistreri
Latin Lover – Gianna Nannini
Guapparia – Riccardo Ceres
Episodio 5 – Amore
Gennarino ‘O Sioux – Tonica & Dominante
Sanacore (Tammurriata) – E’ Zezi – Gruppo Operaio
Mi votu e mi rivotu – E’ Zezi – Gruppo Operaio e Teresa De Sio
Fischia il vento – E’ Zezi – Gruppo Operaio e Raiz
Nun te scurda’ – E’ Zezi – Gruppo Operaio e Raiz
Episodio 6 – Verità
La vita, la vita – Enzo Jannacci
Habanera – Bizet
Soul Express – Enzo Avitabile
È Stata Tua La Colpa – Edoardo Bennato
Pace – Almamegretta
Io non piango – Franco Califano