Maid: la storia vera a cui è ispirata la serie Netflix
La storia vera di Stephanie Land è alla base delle vicende raccontate nella serie Netflix Maid, disponibile sulla piattaforma dall'1 ottobre.
Tra le serie più seguite in questo inizio d’autunno, Maid, disponibile su Netflix dallo scorso primo ottobre, è una storia di determinazione al riscatto: una giovane madre, interpretata da Margaret Qualley, accetta turni fisicamente massacranti, logisticamente scomodi, soprattutto malpagati di pulizie pur di non ritornare, insieme alla figlioletta amatissima, nella casa in cui ha vissuto insieme all’ex compagno alcolista e irascibile.
L’ispirazione, per la showrunner Molly Smith Metzler, nome già molto apprezzato nel settore per l’ottimo lavoro di scrittura fatto per Orange is the New Black, è arrivata leggendo Maid: Hard Work, Low Pay, and a Mother’s Will to Survive, il memoir di Stephanie Land che, dopo una recensione entusiastica comparsa sul New York Times, nel 2019 è balzato al terzo posto della classifica dei saggi più venduti negli Stati Uniti. In Italia è stato pubblicato da Astoria e tradotto da Chiara Libero.
Maid, la lettura “potente e necessaria” che ha conquistato Margot Robbie
In verità, a innamorarsi per prima del libro e a comprarne i diritti è stata Margot Robbie, produttrice insieme a John Wells, Erin Jontow, Tom Ackerley e Brett Hedblom, della LuckyChap Entertainment, e alla stessa Stephanie Land.
Quest’ultima, quando ha scritto il memoir sulla sua esperienza di donna delle pulizie determinata a sopravvivere e a costruire per sé e sua figlia un futuro, non si aspettava che il libro sarebbe diventato un caso editoriale né che avrebbe ricevuto particolare attenzione da parte di critica e pubblico.
Per sua fortuna, le cose sono andate diversamente. Gli stessi produttori, nel presentare l’anno scorso il progetto, hanno definito il libro di Stephanie Land “una lettura potente e necessaria, con uno sguardo incredibile sulle lotte che affrontano le persone mentre cercano di sopravvivere“.
Chi è Stephanie Land, la donna a cui è ispirato il personaggio di Alex
Nata ad Anchorage, in Alaska, dove anche la serie è ambientata, Stephanie Land, terminati gli studi superiori, avrebbe desiderato iscriversi al college per studiare scrittura creativa. I genitori, però, non sono in grado di garantirle sostegno economico. A seguito di una dolorosa separazione tra i due, inoltre, il clima di coesione famigliare si disintegra definitivamente.
Anche per questo, decide di lasciare la città natale per Washington, dove accetta impieghi di diverso genere. A seguito della recessione che colpisce l’economia americana, però, i posti di lavoro che prima erano contesi dai non laureati divengono appetibili anche per coloro che sono in possesso di un titolo di studio. Essere competitivi si trasforma in una missione (quasi) impossibile per chi, come lei, non è andata al college.
Maid, dalla serie Netflix alla storia vera
Nel frattempo, all’età di ventott’anni – nella serie, Alex è ancora più giovane – Stephanie rimane incinta di Mia. La gravidanza è indesiderata e arriva ad appena quattro mesi dall’incontro con il padre della piccola. In Maid, che non si discosta dal racconto della Land, Mia diventa Maddie, la figlia di due anni a cui il personaggio interpretato da Margaret Qualley si dedica con grande cura e spirito di sacrificio.
Il rapporto con il compagno si deteriora rapidamente, soprattutto a causa della dipendenza dall’alcol che lo porta a trasformarsi in un partner spesso abusante, in preda a frequenti accessi d’ira. La mancanza d’aiuto da parte dei genitori, incapaci non solo di sostenerla economicamente ma persino di offrirle conforto, accelera il processo di emancipazione da qualsiasi illusione deresponsabilizzante.
“Sono diventata madre non solo di Mia, ma anche di me stessa. Ciò accade quando non puoi contare su nessuno; quando non c’è chi si occupa di te“, ha confessato in un’intervista del 2019, l’anno in cui è uscito il suo libro sia negli Stati Uniti sia in Italia.
Maid non edulcora le difficoltà che la protagonista incontra nello stabilire una relazione equilibrata con entrambi i genitori: nella serie, a differenza del libro, in cui l’autrice invece decide di glissare sul disagio materno, Paula, la madre (interpretata da Andie MacDowell), è affetta una forma severa di disturbo bipolare riconosciuto tardivamente, mentre il padre, in passato violento, è scomparso dalla sua vita e vi ricompare non gradito quando ormai non è più possibile ricucire.
Mirtilli per Mia
Rimasta sola con la figlia, Stephanie accetta di lavorare come donna delle pulizie, a 9 dollari l’ora. Grazie ai sussidi statali, riesce a cavarsela, anche se a costo di enormi sforzi e di numerose occhiatacce da parte di chi si ritrova testimone del suo disagio, come emerge dalla serie, ad esempio, nella scena del supermercato: quando Alex, al momento di pagare la spesa fatta per il giorno del Ringraziamento, estrae il buono pasto concessole dallo Stato, sia la cassiera sia l’uomo in coda, dietro di lei, non nascondono un moto di insofferenza quasi sdegnosa.
“In America, esiste questa mentalità per la quale se sei povero è perché hai commesso degli errori, è perché stai scontando una qualche colpa”, ha dichiarato la Land,“ma non è così. La povertà è una condizione che può riguardare tutti. E, anche qualora la si superi, non è possibile liberarsene: oggi, che pure non ho più problemi economici, se compro dei mirtilli, non li mangio… li lascio per Mia, perché ricordo quando erano un bene di lusso, che serviva alla bambina per crescere sana“.
Pulire: un esercizio d’empatia
Pulire le case degli altri le ha permesso, tuttavia, di non perdersi di coraggio, offrendole l’occasione di entrare in intimità anche con persone molto diverse da lei e per questo arricchenti.
Il personaggio di Regina, l’avvocata in carriera che dapprima respinge e poi accoglie Alex, è trasfigurazione narrativa di tutte quelle donne a cui Stephanie Land ha rassettato e lucidato casa, scoprendo che, malgrado vivessero in abitazioni sontuose e circondate da ogni genere di lusso, lavoravano talmente tanto da non avere neanche tempo di godersi ciò che potevano permettersi di comprare. “Quello che ho visto nei due anni in cui ho pulito case di ricchi mi ha spinto a non desiderare più di esserlo” è, non a caso, il titolo di uno dei primi articoli pubblicati, nel 2015, sulla testata Vox, prima ancora che scrivesse il memoir. È stato paradossalmente non possedere nulla ad aver consentito a Stephanie di alimentare il suo desiderio: essere ammessa al college, nonostante la condizione di ragazza madre. Ed è proprio grazie al corso di scrittura creativa frequentato al college di Missoula, in Montana, dopo aver vinto una borsa di studio, se la storia di Stephanie Land è diventato un libro. E ora pure una serie.