Il successo di Màkari? Tutto merito di Claudio Gioè, l’attore giusto nella fiction giusta!
Saverio Lamanna, il personaggio nato dalla penna di Gaetano Savatteri, trova in Claudio Gioè il giusto volto.
Màkari è giunta a conclusione, la nuova fiction Rai tratta dai romanzi di Gaetano Savatteri che ha conquistato il pubblico e il podio degli ascolti. Un successo assicurato che è riuscito ad andare oltre ogni aspettativa. È insolito, per una serie al suo esordio, registrare un tale share. Eppure, il Saverio Lamanna di Claudio Gioè ci è riuscito. In soli quattro episodi il giornalista scrittore è riuscito a farsi amare dagli italiani. Il finale chiama a gran voce una seconda stagione che di certo non si farà attendere. Ma qual è il segreto di Màkari? Un carismatico protagonista e una scenografia d’impatto.
Màkari si inserisce in quel filone di fiction atte al cambiamento
Le premesse fatte in conferenza stampa sono state in gran parte mantenute: mostrare l’altra faccia della Sicilia, quella più vera. Il cinema e la televisione hanno spesso racchiuso l’isola entro i confini dello stereotipo, all’idea di un luogo che è solo campo di battaglia. La terra della sfida tra guardie e ladri, tra polizia e mafia. Ma la Sicilia non è solo questo, è molto altro, e ogni tanto gli sceneggiatori tendono a dimenticarselo. Le mode passano con lo scorrere degli anni, e forse è arrivato il tempo di abbandonare quel filone poliziesco che ha fatto la fortuna delle fiction italiane. Màkari si inserisce a metà, un ibrido a cavallo della transizione. Vecchi stilemi e nuove formule narrative si intersecano alla ricerca di qualcosa di nuovo. Non più commissari o banditi, ma persone comuni che vivono nella realtà di tutti i giorni. Saverio Lamanna è proprio questo, non l’uomo che parte dall’alto, ma che riparte dal basso.
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La fiction ha spesso e volentieri rappresentato uomini in carriera e sognatori (i vari biopic). Alcuni erano prodotti di qualità, ma cosa sì è perso in questa corsa alla copia di un originale ormai perso? La semplicità e l’ambiguità della nostra società. Il tutto è stato racchiuso entro i confini del dualismo basilare, bene e male. Claudio Gioè con il suo Saverio Lamanna si muove invece nelle sfumature grigie della realtà. Non è uno “sbirro”, per quanto si comporti come tale, né un criminale. È un uomo che sa scendere a compromessi, in grado di capire le situazioni al di là di semplici confini. Il mondo è cambiato, e alcune serie italiane non riescono a stare al passo. Il tempo è un fiume in piena, i mutamenti sociali e culturali sono l’acqua che scorre veloce e selvaggia. Tuttavia, alcuni rimangono fermi, inamovibili come rocce che non si fanno condurre dalla corrente. La Rai ha deciso di lasciarsi andare, di mollare la roccia e farsi trasportare; cercando ogni tanto qualche appiglio. Un po’ com’era stato fatto con l’interessante La mossa del cavallo – C’era una volta Vigata diretto da Gianluca Maria Tavarelli, o Il Giovane Montalbano e il più recente Rocco Schiavone. Per fare ciò Màkari si avvale del perfetto protagonista.
Claudio Gioè, il volto giusto che conquista il pubblico
Claudio Gioè, l’investigatore della serialità italiana, lascia pistola e distintivo per il tesserino da giornalista. È un uomo che perde tutto, dal lavoro ai soldi fino alla fama. Abbandona Roma per tornare alla sua Sicilia (come d’altronde ha fatto l’attore stesso), nel bellissimo Borgo di Macari. Il sole estivo bacia i volti di personaggi ancorati ad una realtà non proprio rosea. È la commedia che incontra la crisi economica. Saverio Lamanna è tal proposito il “personaggio del popolo”, con i problemi quotidiani di tutti quanti. Disoccupato, riscopre la passione per la scrittura, ma i romanzi non riescono ad essere la sua unica fonte di reddito, e allora trova vari escamotage. Lavora come guida turistica, come giornalista per un’agenzia stampa cinematografica e si, anche come produttore di salsa al pomodoro insieme a Piccionello (Domenico Centamore). Insomma, cerca di sbancare il lunario come può, mentre il suo conto si prosciuga costantemente tra un lavoro di ristrutturazione e l’altro.
I problemi si Saverio sono reali, quanto quelli delle persone con cui viene a conoscenza. Ed è proprio questo il tratto distintivo di Màkari, presentare “criminali” che in origine non erano tali. Sono persone che per un motivo o per un altro devono fare i conti col portafoglio, giri di scommesse e il lavoro sottopagato. Di certo la serie non li assolve, ma neanche li condanna al patibolo. La colpa e lo sbaglio vengono sottolineati, eppure il racconto ci porta a comprendere i motivi scatenanti dei loro gesti estremi. Un esempio è l’aiuto regista dell’ultimo episodio, oppure il parente di Piccionello nel pilot. Claudio Gioè, attraverso Saverio Lamanna, si fa ascoltatore di queste vittime e carnefici, e la serie metafora di una situazione precaria. La Rai ha optato per un vero e proprio ribaltamento della figura del protagonista, la chiave di volta per entrare nei cuori del pubblico a casa.
Saverio Lamanna, uomo moderno tra crisi economica e paesaggi mozzafiato
Màkari racconta la precarietà e la forza d’adattamento di un popolo, quello siciliano. Molti nel trapanese affittano d’estate la propria casa, a costo di dormire in macchina. Le società edilizie vengono acquisite da grossi conglomerati internazionali, portando a licenziamenti di massa. I giovani lottano e i vecchi resistono. Saverio Lamanna incarna l’uomo moderno, disancorato da vecchi dettami quali onore e famiglia. È una persona normale, ogni tanto cinica, ma compassionevole, forte del suo sarcasmo e fantasia. Claudio Gioè è riuscito a comprendere le varie sfaccettature del suo personaggio, calzandone perfettamente gli abiti. Il pubblico a casa ha potuto così immedesimarsi in lui, riscontrando routine e quotidianità affini. Il giallo, le indagini e gli omicidi sono solo di contorno, forme di un vecchio retaggio. Ma ciò che conta è altro, ed è infatti la commedia a prevalere su tutto, l’ironia di un mondo feroce.
Ma non solo, in Màkari viene ribaltata anche la figura genitoriale. Il padre di Saverio (Tuccio Musumeci) è una figura presente, a limite dell’apprensivo. Non tutti i rapporti possono essere conflittuali, e questo ce ne dà la prova. La serie non è priva di errori, quanto meno di strascichi melodrammatici. Un esempio è riscontrabile nel terzo episodio, dove la sceneggiatura si è lasciata andare ai sentimentalismi, stravolgendo il carattere di Saverio. Il reale cinismo, se così vogliamo chiamarlo, del protagonista viene piegato alla legge del melodramma; genere prediletto nei palinsesti generalisti, e che molto spesso contamina prodotti che non lo richiedono. Tutto ciò si perdona, il Saverio Lamanna di Claudio Gioè è un personaggio ben costruito, che si muove in una location mozzafiato, un paradiso con i suoi piccoli e grandi problemi.