Sex Education: recensione della serie tv Netflix
La prima stagione della nuova serie Netflix Sex Education si è aggiunta al catalogo del gigante dello streaming ed è pronta ad essere divorata da tutti gli abbonati.
Dell’era dello streaming, degli abbonamenti, delle serie televisive e del binge watching compulsivo si è scritto anche troppo, tutti sappiamo tutto e tutti ci siamo anche un po’ stufati di parlarne e di sentirne parlare. Di Netflix, dei suoi meriti, della sua potenza, intelligenza e lungimiranza ne siamo saturi e dunque si è passati al contrattacco: ogni passo falso viene sottolineato dai più di noi e di voi e, diventando sempre più creativi, sagaci, cinici e taglienti.
Perché questo pedante preambolo? Perché alla fine dei conti, nonostante tutti i rumor, le chiacchiere e le critiche, Netflix continua a pedalare, investire e creare con lo scopo di rappresentare sempre di più il futuro (se non anteriore, almeno prossimo, Disney Plus permettendo) della fruizione dell’intrattenimento audiovisivo e ha probabilmente dato vita ad un nuovo fenomeno del piccolo schermo.
La prima stagione della nuova serie Netflix Sex Education si è aggiunta al catalogo del gigante dello streaming ed è pronta ad essere divorata da tutti gli abbonati. Come si capisce dal titolo la serie tv parla di sesso, ne parla a 360 gradi, sia nel mondo giovanile sia in quello adulto. Ma parla anche di tutto quello che ruota intorno al sesso e quello che ruota intorno al sesso non è altro che tutta la vita emotiva e psicologica di noi poveri esseri umani.
Le coordinate generali di Sex Education
Sex Education è nata dalla mente di Laurie Nunn ed è stata affidata alla regia di Kate Herron e Ben Taylor. Su Netflix è stata rilasciata la prima stagione completa di tutti e 8 i suoi episodi. Nel cast troviamo il giovanissimo veterano Asa Butterfield (Il bambino con il pigiama a righe, Hugo Cabret, Ender’s game) nel ruolo del protagonista, e il volto noto di Gillian Anderson (X-Files, Hannibal, American Gods), accanto a loro Emma Mackey, Conor Swindells, Kedar Williams-Stirling, Ncuti Gatwa, Aimee Lou Wood e Alistair Petrie.
Si tratta di una teen comedy brillante, profonda, originale, sorprendente e soprattutto inglese.
La trama di Sex Education
Otis Thompson (Butterfield) è fin troppo saggio per i suoi sedici anni, anche il suo migliore amico dall’età di 9 anni Eric (Gawa) glielo dice. Dovrebbe lasciarsi un po’ andare, dovrebbe divertirsi alle feste e cercare di approcciarsi alla vita in modo più leggero, come tutti i ragazzi del liceo che frequenta. Forse il fatto di essere figlio di una coppia di sessuologi divorziati gli ha appesantito la testa, forse il fatto che la madre Jean (Gillian) non riesca a fare a meno di inserirsi nella sua vita lo ha reso un pochettino timido ed introverso e probabilmente il fatto di essere vergine e di non riuscire a masturbarsi lo ha reso un tantino insicuro nei rapporti con gli altri e con la propria sessualità. Fortuna che è saggio.
Se ne accorge anche Maeve (Mackey), la dura dal cuore d’oro e sua compagna di scuola, la quale decide di proporgli di unire le forze per fare soldi in un modo piuttosto originale, ma che solo Otis può rendere possibile. Magari, oltre ad un sicuro profitto potrebbero riuscire ad aiutare qualcuno e anche loro stessi.
Il sesso in Sex Education
Sex Education è una teen comedy, ne è consapevole, sa di dover percorrere una strada già tracciata da serie come Tredici o The End of the f***ing World e lo fa, rispettandone i canoni di genere e le modalità di racconto, ma si prende dei rischi, crea qualcosa e compie un grande passo in avanti: decide di parlare di sesso. Seriamente.
Ora, ci sono tantissimi esempi di sessualità raccontata sul grande e piccolo schermo, in maniera più o meno seria, in maniera più o meno specifica ecc.. E soprattutto negli ultimi tempi (e soprattutto su Netflix) si è dato libero sfogo ai prodotti sul mondo adolescenziale. Dunque quello che rende degna di nota questa serie è il modo in cui decide di raccontare tutto ciò. Partendo dalle insicurezze, dalle frustrazioni e dalle difficoltà di un adolescente sulla propria sessualità, la storia si espande sempre di più riuscendo a creare un complesso sistema cosmologico composto dalle più varie e diversificate situazioni, problematiche, preferenze e tabù, tutte aventi una loro specifica complessità e tutte in rapporto tra loro.
Dal ragazzo gay che cerca il coraggio per vivere secondo la propria identità sessuale al delicato tema dell’aborto, dall’ossessione per il sesso ai traumi infantili, ecc.. Il tutto raccontato in modo divertente, leggero, ma anche approfondito, senza censure e senza giudizi. Qui la serie compie il salto di qualità perché decide di porre la lente di ingrandimento su come il mondo sessuale sia quanto mai di natura psicologica ed emotiva più che fisica, mostrando la sua stretta connessione con la realtà sociale, il rapporto con i familiari e con noi stessi. Il duo madre/figlio funziona a meraviglia per raccontare l’universo della sessuologia, non scadendo mai nel banale e ricordando a tutti (da predatori seriali ai frustrati cronici) che il cuore, la mente e i genitali sono quanto mai collegati.
Sex Education è quindi in definitiva una serie che inizia col parlare di sesso rendendosi conto che ha finito col parlare della vita, alla sua maniera, certo, ma prendendo veramente sul serio quello che dice.
Sex Education è una nuova serie originale Netflix
Dunque Netflix ci regala una serie originale più libera rispetto alle altre, continuando la sua inesorabile campagna per affermarsi nel mondo del grande e piccolo schermo, con lo scopo, a quanto sembra, di far ricredere tutti riguardo il suo pregiudizio sui contenuti autoriali.
Sex Education da prodotto Netflix diventa un lavoro anticonvenzionale, che vuole fare la voce grossa e vuole urlare che ha da dire qualcosa di nuovo, ma sa da dove viene e non rinnega il suo mondo di origine.
La struttura degli episodi è semplice e regolare: si apre con il paziente e la problematica di turno su cui si concentrerà la terapia per poi spaziare. La regia ci regala qualche bella chicca, la fotografia è efficace, anche se rimane classica, gli attori fanno egregiamente la loro parte (soprattutto madre e figlio protagonista), la sceneggiatura, tolta qualche deriva smielata, è sfrontata, provocatoria e senza peli sulla lingua. Una serie che non può essere vista senza far pensare e in cui non si può fare a meno di specchiarsi, almeno un po’.
Si lasci aggiungere, infine, un plauso alla colonna sonora, veramente azzeccata.