Mindhunter – stagione 2: la storia vera del serial killer Ed Kemper
La seconda stagione di Mindhunter è arrivata il 16 Agosto sulla piattaforma Netflix, e ha continuato a dipanare la cruenta storia del serial killer Edmund Kemper. Quanto di ciò che ci viene raccontato nella serie corrisponde alla vera storia di uno dei più pericolosi serial killer tutt’ora viventi?
Dopo una sensazionale prima stagione che ci ha immerso nei meandri delle menti di alcuni dei serial killer più inquietanti mai esistiti, la serie Mindhunter è tornata con i nuovi episodi lo scorso 16 Agosto su Netflix con storie ancora più agghiaccianti e dense di veritiero terrore. Tra le tante vicende che vengono raccontate, troviamo anche quella relativa all’assassino seriale Ed Kemper, autore di omicidi di numerose giovani donne negli Stati Uniti tra il 1972 e il 1973. Introdotto negli episodi iniziali come primo intervistato della ricerca promossa dal protagonista Holden Ford (Jonathan Groff), nel corso della narrazione la sua figura si è arricchita di disturbanti aneddoti che hanno creato le fondamenta stesse della serie e reso necessario una più sviluppata analisi durante la seconda stagione. L’attenta descrizione dei dettagli raccapriccianti riguardanti i crimini commessi dall’uomo ha reso chiaro come la sua figura fosse in realtà il fulcro preponderante della serie e fosse, per certi versi, l’anima macabra dello show da cui partire per la scoperta della odierna psicologia criminale.
Mindhunter: quali serial killer vedremo nella stagione 3?
Mindhunter gioca più e più volte con le nostre menti come con quella di Holden, iniziandoci agli orrori più depravati mai commessi dall’essere umano e dai quali vogliamo trarre una spiegazione soddisfacente o un significato recondito che forse non scopriremo mai. Ed Kemper – interpretato da Cameron Britton – emerge nel corso dello show come un personaggio tanto malato quanto intrigante, capace di lasciarci sbigottiti della perversione della mente umana, ma non per questo meno incuriositi dalla scoperta dei limiti invalicabili entro cui si spingono alcuni individui. I cruenti omicidi commessi dall’uomo e ciò che si nasconde dietro alle sue azioni vengono narrati con una profonda schiettezza e un’incredibile dovizia di particolari, ma quanto è effettivamente accaduto nella realtà?
Minhunter: la storia vera del serial killer Ed Kemper
Edmund Emil Kemper III, conosciuto semplicemente come Ed Kemper o anche come Co-Ed Killer, è stato uno degli assassini seriali più efferati dell’attuale storia americana, autore di dieci omicidi (accertati) avvenuti tra il 27 agosto 1964 e il 20 aprile 1973. Sin dall’infanzia mostrò evidenti segni di squilibrio, divertendosi, come tanti altri serial killer, nella tortura e nell’uccisione di animali, e sviluppando uno spiccato interesse verso la piromania e la necrofilia. Il divorzio dei genitori quando aveva solamente 9 anni lo rese un soggetto ancora più instabile, soprattutto poiché venne affidato alle cure della madre con la quale il giovane Kemper non nutriva un grande rapporto. Così come raccontato nella serie, la donna era solito picchiarlo e umiliarlo verbalmente, lasciandolo rinchiuso in cantina per tenerlo lontano dalla sorella minore.
Mindhunter – Stagione 2: spiegazione del finale di stagione
All’età di 15 anni, Ed scappò di casa per andare a cercare il padre, ma scoprendo che l’uomo era ormai risposato e con una nuova famiglia, finì a vivere dai suoi nonni in un ranch sulle montagne nel North Fork in California. La vita di fattoria non era proprio adatta a Kemper e fu qui che fece la sua prima vittima, sparando a sua nonna il 27 agosto 1964. Quando suo nonno rientrò a casa alcune ore dopo, Ed lo uccise, riportando in seguito alla polizia come fosse necessario in quanto “non voleva che scoprisse quello che aveva fatto”. Dopo aver commesso gli omicidi, l’uomo chiamò la madre e subito dopo le forze dell’ordine, raccontando il crimine commesso. Kemper è stato poi condannato al Tribunale dei minorenni per essere internato nell’Ospedale Psichiatrico Criminale di Atascadero, dove divenne amico del suo psicologo, di cui diventò persino l’assistente. Fu così che all’età di 21 anni, riuscì a convincere le autorità a farsi rilasciare, dichiarando che i suoi problemi erano ormai risolti ed era pronto per tornare nella società.
Mindhunter: Ed Kemper e le sue vittime
All’inizio degli anni ’70, alcune giovani ragazze sparirono nella contea di Santa Cruz in California: Mary Ann Pesce e Anita Luchessa, entrambe diciottenni, Aiko Koo, di soli 15 anni, la diciannovenne Cynthia Schall, Rosalind Thorpe e Alice Liu, rispettivamente di 24 e di 23 anni. I resti delle sfortunate vittime vennero poi ritrovati, smuovendo un grande scalpore nell’area, con una dilagante paura da parte delle giovani donne e scatenando l’inizio di un’indagine su chi avesse potuto compiere quegli efferati omicidi. All’epoca, Ed lavorava nel dipartimento dei lavori pubblici ed era conosciuto presso le forze dell’ordine della zona per il suo atteggiamento amichevole, tanto da essere diventato amico del capo della polizia, da cui fu soprannominato Big Ed per la sua statura che superava i due metri.
Mindhunter – stagione 2: recensione della serie TV Netflix
Nessuno sospettò del suo coinvolgimento negli omicidi, fino a quando lui stesso non telefonò al dipartimento per confessare di aver appena ucciso la madre e la sua migliore amica, ma anche quelle ragazze ritrovate poco tempo prima. Egli fornì i dettagli su come aveva assassinato le sue vittime e gli atti che compì in seguito sui loro corpi, dalla necrofilia al cannibalismo. Le indagini della polizia confermarono poi ciò che l’uomo aveva già ammesso. Durante il processo, Kemper si dichiarò infermo di mente ma fu giudicato colpevole e in pieno possesso delle sue facoltà mentali, venendo condannato a otto ergastoli, in quanto la pena di morte era stata appena sospesa all’epoca dei fatti. Al momento della condanna, Ed aveva solamente 25 anni.
Ad oggi ultrasettantenne, Kemper si trova ancora dietro le sbarre nonostante la sua buona condotta e le innumerevoli attività operate in carcere, dall’insegnamento dell’informatica ai detenuti alla trascrizione di opere letterarie in braille. Alla sua richiesta di ottenere la libertà vigilata, la Commissione carceraria si è unanimemente opposta in maniera irrevocabile, alla quale Ed avrebbe risposto “non posso dargli torto”.
Mindhunter: quanto ci è stato mostrato del vero Ed Kemper?
In un’intervista esclusiva rilasciata al magazine Digital Spy, l’agente dell’FBI John Douglas, sul cui omonimo libro è ispirata la serie Mindhunter ma anche innumerevoli altre opere, tra cui Il Silenzio degli Innocenti, ha raccontato dei suoi incontri con Ed Kemper e delle differenze e similitudini tra finzione filmica e realtà. Nonostante l’estrema somiglianza tra l’attore Cameron Britton che interpreta il serial killer e lo stesso Kemper, secondo quanto riportato dall’ispiratore della serie, quest’ultimo è più alto e massiccio, aspetto che però non lo sottrasse ai continui atti di bullismo da parte della madre e dei coetanei. Egli ha tuttora una personalità brillante e amichevole, in netto contrasto con gli orrori che ha commesso, e possiede un quoziente intellettivo superiore alla norma. John Douglas ha affermato che, durante i loro incontri, si è sempre dimostrato convinto su come l’uomo fosse il frutto degli abusi della madre e che, se fosse stato portato via da quell’ambiente malsano, Kemper avrebbe potuto fare qualcosa di positivo nella sua vita. Purtroppo però, questo non lo sapremo mai con certezza.
Secondo Douglas, la madre di Kemper ha svolto un ruolo fondamentale nello sviluppo della natura mentale dell’uomo anche se, ovviamente, non è stato l’unico aspetto, così come ci viene spiegato esaustivamente anche nella serie. L’agente è fermamente convinto che non esista una componente genetica capace di farti diventare un serial killer ma è altrettanto vero come gli episodi di violenza siano iniziati molto presto nel caso di Kemper: a soli dieci anni, egli seppellì il proprio animale domestico nel giardino di fronte casa. Cos’è quindi che fa scattare questa molla omicida e rende gli individui privi di umanità? Chissà, forse le successive stagioni di Mindhunter riusciranno finalmente a spiegarcelo e a trarre una conclusione definitiva.