Normal People: le differenze fra il romanzo e la serie TV
Normal People, l’adattamento tv dell’omonimo romanzo, è già stato distribuito in Irlanda e in altri paesi anglofoni, mentre è ancora atteso in Italia. La serie si mantiene sostanzialmente fedele al libro, ma non mancano le differenze.
Il primo canale della tv nazionale irlandese e la BBC Three nel Regno Unito trasmettono da fine aprile la serie in dodici episodi basata sull’acclamato romanzo long seller di Sally Rooney Normal People, mentre in Australia la distribuzione è affidata al servizio di streaming Stan e negli Stati Uniti alla piattaforma Hulu. In Italia non è ancora stata definita una data d’uscita, ma presto lo show dovrebbe diventare disponibile anche da noi. Chi sta avendo l’occasione di vederlo nella versione originale in inglese, ne scrive in termini perlopiù entusiastici e grande è l’attesa in tutto il mondo per un adattamento che traduce nel linguaggio audiovisivo un’opera letteraria che ha riscosso enorme successo di critica e di pubblico pressoché dappertutto. Ma vediamo, limitando al minimo gli spoiler, in che modo i due registi, Lenny Abrahamson, celebre soprattutto per il film Room con il premio Oscar Brie Larson, che firma i primi sei episodi, e Hettie Macdonald, proveniente dalla writing room di Succession e apprezzata per il recente Howards End, che firma gli ultimi sei, sono intervenuti sul romanzo della giovane autrice irlandese, tra l’altro direttamente coinvolta nella stesura della sceneggiatura e nella supervisione generale della realizzazione dello show.
Normal People: il romanzo di Sally Rooney su cui è basata la serie
Il romanzo d’esordio di Sally Rooney Conversations with Friends (pubblicato in Italia da Einaudi con il titolo Parlarne tra amici) è uscito in Irlanda nel 2017 seguito, a un anno di distanza, da Normal People (in Italia sempre pubblicato da Einaudi con il titolo Persone normali), opera seconda che ha confermato il talento di un’autrice tanto anagraficamente giovane (è nata nel 1991) quanto letterariamente matura nel timbro stilistico e nei temi affrontati. Da molti considerata interprete delle aspirazioni e delle inquietudini dei Millennials, la Rooney, con uno stile di scrittura asciutto che oscilla tra l’intonazione arguta e accenti più malinconici, con la sua penna indaga la ricerca di un’identità individuale che tenga insieme appartenenza sociale e dimensione corporea, desiderio d’affermazione e impossibilità di definirsi e sperimentarsi senza l’altro, senza una dialettica relazionale.
In Normal People, in particolare, l’autrice irlandese racconta di due ragazzi di diversa estrazione sociale, la ricca Marianne e Connell, figlio della working class, che vivono a County Sligo, in provincia, e li accompagna negli anni che vanno dalla fine della scuola superiore ai primi anni di college, in cui entrambi si trasferiscono a Dublino. Nel passaggio dal microcosmo alla grande città, i loro destini cambiano: Marianne, emarginata dai compagni per l’atteggiamento altero e scontroso durante gli anni di liceo, diviene improvvisamente popolare e apprezzata per il suo acume intellettuale; Connell, popolare a scuola per le qualità sportive e la socievolezza, all’università non riesce a trovare il proprio spazio e sperimenta per la prima volta l’alienazione e la destabilizzazione da sradicamento. Una storia di amicizia e di amore che non riesce a dirsi ma si esprime attraverso il desiderio sessuale, Normal People esplora le difficoltà di due anime affini e reciprocamente necessarie a mantenersi sintonizzate in quanto troppo spesso sedotte da fantasmi di antichi dolori e traumi mai ricomposti.
Normal People: la serie predilige l’ordine cronologico
I registi erano originariamente intenzionati a seguire pedissequamente il romanzo della Rooney che, fin dalle prime pagine, scombina i piani temporali e alterna la narrazione degli anni di scuola con quella degli anni di università, seguendo un andamento zigzagato e non lineare: l’autrice, così facendo, intende evidenziare come le vite dei due personaggi, pur tra infinite e sfiancanti intermittenze, continuino a intrecciarsi tra loro. Lenny Abrahamson e Hettie Macdonald hanno, poi, cambiato idea in un secondo momento, in quanto hanno ritenuto, d’accordo con la Rooney, di dover prediligere all’aderenza alla fonte la chiarezza della rappresentazione: nello show viene, infatti, perlopiù adottato l’ordine cronologico in modo che lo spettatore non perda il filo della storia.
Normal People: nella serie è diverso il modo in cui i due personaggi interagiscono a scuola
Sebbene nel sostanziale rispetto del romanzo, la serie esegue una serie di altre operazioni di micro-chirurgia ‘correttiva’ per chiarire allo spettatore, talvolta in modo fin troppo didascalico, alcuni passaggi: nel romanzo, il rapporto che s’instaura da Marianne e Connell durante l’ultimo anno di scuola superiore, un rapporto incardinato sull’attrazione sessuale, viene descritto come blindato agli occhi degli altri. Marianne e Connell si frequentano di nascosto e non hanno quasi nessun contatto tra i banchi di scuola: la ragazza viene, infatti, sistematicamente isolata dai compagni e sbeffeggiata per il suo aspetto sciatto e l’atteggiamento strafottente, l’abitudine a difendersi dalle attenzioni altrui attraverso il sarcasmo e la battuta pungente. Connell, pur affascinato da Marianne, non trova il coraggio di sfondare quel muro che separa la ragazza dagli altri e di mettersi apertamente dalla sua parte. Nella serie la dinamica viene mantenuta, ma i due protagonisti interagiscono più spesso, non solo attraverso scambi verbali, ma anche tramite sguardi e contatti fisici furtivi. Nel romanzo, inoltre, Marianne rivela subito a Connell quanto lui le piaccia e lo fa mentre il ragazzo aspetta che la madre, donna delle pulizie della famiglia di Marianne, termini di svolgere il suo lavoro nella lussuosa abitazione di lei. Nello show, la confessione arriva più tardi.
Normal People: dal romanzo allo show in parte cambia la rappresentazione della violenza
La madre della protagonista, Denise (Aislin McGuckin), nel libro viene caratterizzata assai duramente, mentre nella serie appare più sfaccettata e mitigata nelle asprezze, pur conservando tratti di personalità contraddittori, talvolta al limite di un atteggiamento di passività colpevole rispetto agli automatismi comportamentali malati che si ripetono nel suo nucleo famigliare. Nella famiglia di Marianne la violenza è, infatti, uno schema ricorrente che si manifesta non solo attraverso l’abuso fisico, che la serie, tra l’altro, rispetto al romanzo, limita molto, ma soprattutto attraverso l’abuso verbale e psicologico.
In particolare Alan (Frank Blake), il fratello di Marianne, non riesce a elaborare la frustrazione di sapersi non all’altezza della sorella e reagisce alla ferita narcisistica con una rabbia che, sul piccolo schermo, diversamente dalle pagine del libro, si esprime quasi esclusivamente tramite l’attuazione di umiliazioni verbali o dispetti, di forme di crudeltà psicologica. Se queste sfociano nella violenza fisica, è più che altro per effetto di un’intenzione di mortificazione mal calibrata e non tanto per una deliberata intenzione di aggredire fisicamente. Anche il rapporto di Marianne con due suoi fidanzati in diversi momenti della storia, Jamie e Lukas, è regolato da una dinamica di sopraffazione, ma, a differenza del romanzo, la ragazza nella serie sembra essere ancora meno consapevole di quanto sia degradante per lei accettare modalità di relazione manipolatorie e svalutanti: i due registi, insieme alla Rooney, pongono energicamente l’accento su quanto la continua esposizione ad abusi abbia modificato in Marianne la percezione della propria responsabilità, inducendo subdolamente nella sua mente l’idea di meritarsi, in luogo dell’amore, umiliazione e svilimento.
Normal People: l’esplorazione del mondo interiore maschile
Un grande merito dell’adattamento è senz’altro quello di valorizzare il personaggio maschile: se nel libro i protagonisti sono tra loro complementari, nello show sembra emergere la figura di Connell, un esempio di un protagonista maschile scritto con estrema finezza, di cui la serie approfondisce tra l’altro la relazione con Helen (Aoife Hinds) e le ragioni per cui smette di funzionare, mentre alla rottura tra i due il libro dedica a malapena un rigo. È raro, in anni in cui l’attenzione drammaturgica è rivolta principalmente alla costruzione di personaggi femminili, imbattersi in personaggi maschili delineati in modo tanto delicato e autentico. Se la rappresentazione sullo schermo di giovani donne intelligenti e inquiete, che vogliono scrollarsi di dosso il dolore e ricongiungersi con l’unicità di un sé troppo spesso avvilito da aspettative esterne o autoindotte, trova oggi molteplici interpreti di rango (basti citare la prima della classe, Phoebe Waller-Bridge), è più difficile incontrare chi sappia raccontare miti e cadute della virilità senza incorrere in forzature o stereotipie.
Grazie anche alla grande prova di Paul Mescal, il Connell di Normal People s’impone come personaggio di indimenticabile spessore umano per il modo in cui, nonostante le fragilità, non cede mai sul proprio desiderio di vivere con gentilezza e di rispondere alla brutalità con la dolcezza, alla tentazione del possesso con l’istinto di protezione, alla competizione con la partecipazione affettuosa. Il finale della serie, anche qui leggermente ‘ritoccato’ rispetto a quanto compare nel libro, vede il trionfo di questa idea di relazione sì profondamente imperfetta e altalenante, ma anche autenticamente e coraggiosamente paritaria.