Norsemen: perché recuperare la divertente serie tv Netflix?
Il New York Times l'ha inserita tra le 10 migliori serie internazionali del 2017, ma Norsemen non è così famosa in Italia.
La prima stagione di Norsemen è su Netflix con 6 episodi di circa 30 minuti l’uno. Si tratta di una commedia demenziale norvegese che ha riscosso successo per due ragioni: è ambientata nel 790 a.C in Norvegia e ha una comicità ispirata ai Monty Python.
Norsemen la parodia di Vikings e Game of Thrones
Siamo nel villaggio di Norheim, sulle coste della Norvegia, nel 790 a.C., quando i vichinghi hanno iniziato la loro espansione a ovest. Norsemen è una serie in costume che utilizza le fonti storiche per creare situazioni paradossali e grottesche. Per questo motivo può risultare una parodia di Vikings per il contesto storico e di Game of Thrones per gli intrighi di potere (ovviamente in senso lato).
Norsemen ha come protagonisti un gruppo di vichinghi per cui il primo valore è la forza fisica, per cui anche le donne combattono sul campo. Almeno questo è il punto di partenza, perché poi all’effettivo solo Frøya (Silje Torp) partecipa ai saccheggi. Le altre donne restano nel villaggio disgustando la violenza, leggendo poesie e con delle maniere molto occidentali. Tanto che vedere Frøya con dei peni attaccati a una collana appare più paradossale di quanto non lo sia già.
Norheim: polo culturale dei vichinghi
Gli sceneggiatori Jon Iver Helgaker e Jonas Torgersen si sono divertiti a trasporre il carattere vigoroso dei vichinghi nella cultura greco-latina. Da una parte ci sono uomini robusti e valorosi, ma privi di ingegno, le cui donne sono esplicitamente attratte e quasi moleste. Dall’altra c’è chi si incontra per leggere poesie e quando Orm (Kåre Conradi) diventa il capo nomina un prigioniero della Roma bizantina Creative Director.
Il romano incredulo della volgarità e arretratezza di questo popolo cerca di portare il teatro e l’arte nel villaggio. Supportato da Orm prepara delle recite e fa costruire un’istallazione per promuovere il dibattito culturale. Ovviamente i vichinghi non guardano di buon occhio queste perdite di tempo e tutto sembra surreale.
Le razzie e gli stupri in Norsemen
I vichinghi di Norsemen non vedono l’ora di tornare a fare razzie e soprattutto stupri. Ne parlano come se stessero andando a una festa o un’esperienza mistica. Uomini e donne raccontano le loro esperienze di violenza sessuale sugli invasi con grande orgoglio e goliardia. Sembra un’eco alla caccia in discoteca del sabato sera e alla superficialità dei rapporti del XI secolo. Per sdrammatizzare la storica brutalità di questo popolo e calcare la blue comedy di Norsemen il nuovo capo disdegna il combattimento ed è omosessuale. Da questa opposizione di vedute tra lui e il popolo di guerrieri, nasceranno diversi problemi e situazioni al limite del credibile. La serie non tradisce mai il suo spirito dissacrante, muovendosi in superficie con coerenza e attraverso questo linguaggio permette anche dei piccoli spunti di riflessione. O per lo meno stimola la curiosità storico-politica attraverso l’irriverenza. In fondo in fondo fondere le armi per costruire un’istallazione artistica apre una riflessione sul ruolo della cultura in una società.
L’arte salverà Norheim e i suoi abitanti?
Una serie da vedere tutta d’un fiato e che be si presta al binge-watching
Sei episodi da 30 minuti sono il tempo giusto per una serie tv con una spina dorsale così debole. Infatti il suo scopo principale è quello di intrattenere e Norsemen la si può vedere mentre si prepara da mangiare, prima di andare a letto o in una piccola pausa dallo studio. La trama non è troppo complessa da seguire e se si perde qualcosa non c’è problema. Se poi siete dei serie tv-dipendenti potreste anche finirla in uno, massimo due giorni. In fin dei conti si tratta di 3 ore, poco più di un lungometraggio classico.