Editoriale | Perché siamo tutti Sana: velo, libera scelta e femminismo in Skam Italia 4
Indipendenza, femminismo, esclusione e libera scelta. Tutto questo e molto altro è Sana: la protagonista di Skam Italia 4.
Skam Italia è evidentemente un fenomeno e, arrivato alla sua quarta e forse ultima stagione, è ancora in grado di essere testo che racconta l’adolescente e non solo – Ludovico Bessegato, regista e sceneggiatore della serie, dice infatti che mentre lavorava non pensava a scriverla per un sedicenne ma per un trentenne -, la vita con gli struggimenti e le difficoltà, l’attualità (proprio mentre esce la stagione, nella cronaca si discute del caso Aisha/Silvia Romano e la scelta di indossare il velo) e la differenza che si costituisce per gli altri.
La serie ha narrato l’omosessualità, il revenge porn, il bipolarismo, il bullismo, e non poteva non entrare nella vita di Sana, uno dei personaggi più forti, una delle figure più potenti e silenziose che si è poco esposto ma che ha molto da raccontare. Sana Allagui (Beatrice Bruschi) è una giovane musulmana, ha mostrato nelle stagioni precedenti di avere dentro un mondo da scoprire: pronta ad aiutare gli amici, sempre equilibrata, bravissima a scuola, piena di passioni e sogni, in bilico tra i valori nascosti nel velo che indossa e quelle spinte che la portano a ballare di notte in discoteca con le amiche, bere drink, fare tardi la sera. Non è la classica ragazza che potremmo immaginare, vive in un’isola felice. Skam Italia sceglie Sana perché era determinante in questo interessante affresco dell’oggi e ciò perché, come dice Sumaya Abdel Qader, che collabora alla stesura di questa stagione, non poteva mancare al manifesto della diversità, intesa come pluralità e specificità.
Skam Italia 4: Sana e la sua esclusione
Se non ti omologhi vieni escluso. Primo comandamento della religione dell’adolescente di tutti i tempi. Lo impari subito a suon di esclusioni e di inclusioni e c’è poco da fare: o sei dentro o sei fuori, o indossi i vestiti giusti, ti comporti come gli altri o sei il diverso, lo “sfigato”. Accade a tutti i personaggi di questo moderno romanzo di formazione tra Instagram – elemento che manca nella serie originale (perché nei tre anni trascorsi dall’uscita della serie norvegese e alla realizzazione di quella italiana di mode ne sono cambiate), e che qui la fa da padrone – e i locali, tra il social e le amicizie, tra i cocktail e l’amore. Capita a Eva (nella prima stagione) che dopo “essersi messa” con l’ex della sua migliore amica viene etichettata come leggera e messa da parte, capita a Martino (nella seconda) che preferisce il silenzio pur di non dire al mondo di essere gay, capita a Federica che viene presa in giro perché non conforme ai canoni classici che vogliono le ragazze magrissime, biondissime e delicate, capita a Eleonora (nella terza) che, con ogni fibra del suo corpo, cerca di essere orgogliosamente diversa ma poi quando incontra Edoardo si innamora perdutamente di lui.
Non può non capitare questo a Sana che porta il velo e lo porta in un paese che usa come “modus operandi” il “non sono razzista ma” – segno tangibile che invece lo sei eccome -, che guarda una ragazzina con il simbolo di un’altra religione e non ha curiosità di sapere ma giudica proprio in nome di quell’assenza di conoscenza. Sana è la rappresentazione di tutto l’oscurantismo di chi non sa/non capisce/non vuole capire, di chi gira beatamente con i paraocchi e ne è fiero. Bessegato ci fa capire con pochi sguardi, con poche situazioni ciò a cui Sana deve fare tristemente l’abitudine: lo sguardo di una signora anziana sull’autobus quando il suo cellulare intona un canto “straniero” per ricordarle che è l’ora della preghiera, il pregiudizio silenzioso e taciuto di chi pensa che lei sia vittima del padre e del fratello, i pettegolezzi che si insinuano dietro le porte, tra le parole di un messaggio che non dovrebbe leggere, un soprannome, OSana Bin Laden, e vignette che feriscono più di una spada.
Skam ci mette dalla parte di Sana fin dai primi minuti interrogandoci su come un preside possa fare osservazioni islamofobiche – criticando le sue studentesse musulmane che indossano il velo -, portando il giudizio (negativo) nel luogo, la scuola, in cui più di tutti gli altri bisognerebbe insegnare che la multiculturalità e la pluralità sono un valore aggiunto.
Anche le persone che dicono di stare dalla mia parte quelle più aperte che dicono, “no, io non sono razzista”, tipo le mie amiche, quando guardano il mio velo, alla fine, sotto sotto pensano sempre male
Insomma Sana percepisce il mondo occidentale a lei ostile ma anche quello mussulmano lo è perché lei è la sintesi di due nature, culture, tradizione che si fondono e come spesso capita questo può essere complicato da comprendere ed accettare. Il pregiudizio abita entrambe le parti in gioco, come appare chiaro nel discorso tra lei e Martino, sia gli altri che lei stessa che pensa di non essere capita ma parla poco di ciò che lei, della sua religione e della sua cultura; quindi appare chiaro che alla base della convivenza in se stessi (lei è musulmano e italiana) e nel “fuori” c’è il dialogo, l’apertura, la curiosità e il comunicare.
Skam Italia 4: Sana e la libera scelta
Sana è quel velo ma non nel senso negativo – come chi dice io non voglio essere la mia malattia -, nel senso positivo: lei è quella scelta (consapevole e matura; viene detto in più di un’occasione che il padre avrebbe preferito che lei non portasse il hijab) e tutto ciò che essa rappresenta e la porta avanti senza paura ma evidentemente spaventata da ciò che le sta intorno.
Lei si trova in un momento di crisi, non religiosa, ma esistenziale: è capitato a tutti, c’è un momento in cui ti fai delle domande, ti interroghi ed è inevitabile che questo accada. Sana è lì, in bilico tra i suoi due mondi, da una parte lei praticante piena di devozione, dall’altra lei “figlia” dell’occidente tanto quanto le sue amiche. Ha queste due anime e deve farci i conti e la pace: è la ragazza musulmana sfrontata ed è anche una giovane donna piena di contraddizioni. Con le sue amiche si fa selfie con i bicchieri in mano durante una festa e poi basta un “allarme” al cellulare ed esce dalla stanza per andare a pregare, mentre i suoi amici fanno colazione strafogandosi di cibo, lei dice di essere in ramadan, mentre la sua compagnia pensa al sesso, esplorando il desiderio, lei si interroga su cosa può fare e cosa no in nome della sua fede.
Di solito è sempre stata lei a dare una mano agli altri, ad esserci nonostante tutto, caparbia, tenace, schietta tanto, a volte, da far male, dice quello che chiunque vuole sentirsi dire, ora invece è lei ad avere bisogno degli altri ma pretende che gli altri lo capiscano da soli. Sembra strano ma in questa stagione è lei a rompersi, a sbriciolarsi e nessuno è capace di sentire il rumore dei pezzi che si sparpagliano.
Sana (interpretata in Skam Italia 4 da Beatrice Bruschi) tra desiderio e fuga
Sana di fronte allo specchio vede la sua immagine, cerca di capire, indaga e lo spettatore con lei; qualcosa le si agita dentro, non vuole essere ai margini, desidera avere tutto grazie alla sua intelligenza e forza. Sumaya Abdel Qader è fondamentale in questo senso nel far emergere i pensieri di una ragazza di seconda generazione che vive le contraddizioni di una musulmana italiana e quelle di un’adolescente che sta crescendo. Ora lei non vuole più nascondersi, dall’interno qualcosa glielo dice e vuole spiegarlo agli altri, vuole spiegarsi. Sana vive ciò che è capitato a molti altri personaggi della serie ma tutto ciò che succede ai suoi amici qui viene potenziato perché le tappe che lei vive vengono messe sotto una doppia lente di ingrandimento: cosa farò da grande, chi sarò, come mi comporterò in rapporto all’amore, devo lasciarmi andare nella conoscenza con Malik e così via. Scopre l’amore, o almeno i primi palpiti del cuore, e così Skam Italia racconta il desiderio sessuale e come esso debba fare i conti inevitabilmente con la profonda fede di Sana ancora qui la contraddizione: è l’attrazione ma anche il rifiuto, il desiderio e la sua repressione (in una scena importante prega in un locale e a pochi passi da lei due ragazzi si appartano per fare l’amore; e così è chiaro come lei sia da una parte richiamata al piacere, dall’altra tenuta ben stretta ai precetti). Anche nell’amore è in bilico: Malik le piace e tanto ma ha paura perché non ha mai provato nulla di tutto questo, quando riceve un suo messaggio su Instagram sorride ma non risponde, quando lo vede si fa bella con un hijab colorato e un po’ di rossetto ma evita di parlargli arriva addirittura a bloccarlo ad un certo punto. Malik la mette in discussione e stravolge tutti i suoi equilibri come capita spesso a tutte le età ma soprattutto quando si è adolescenti.
Skam Italia 4: Sana, una voce femminista e indipendente
Sana ha una voce chiara, forte, è indipendente:
Se ti dicessi che per me portare il velo è una scelta femminista tu che mi dici? Te lo dico io: pensi che sono pazza e che il velo è una scelta bigotta che mortifica le donne
Lei difende la sua scelta, mettendo in campo uno dei principi cardini del femminismo, la libertà di essere, di fare ciò che si vuole senza seguire un percorso prestabilito. Inevitabilmente si apre un discorso interessante sulla fede e femminismo e si rende evidente che non c’è costrizione nella fede – che si declina in vari sensi: c’è quella di Malik, quella del fratello e quella della comunità; esistono modi diversi di essere musulmani -, lo dice Sana chiaramente, e che la religione non è maschilista in sé ma è l’interpretazione di essa a essere fatta da uomini. Quando prega, quando è in ramadan Sana è ed ha il suo luogo felice tanto quanto accade quando sta con le sue amiche libere come lei anche se in un senso diverso. Skam Italia rompe le barriere, i cliché, con una narrazione che arriva dritta al punto, portando al pubblico una storia speciale di integrazione e di comunicazione da cui si evince che sono i più giovani coloro che se indirizzati all’altro sono pronti a vivere la pluralità. Si porta al centro un racconto parte di un piccolo mondo che fa ben sperare che molte Sana possano esistere e raccontarsi con la propria voce per riempire il vuoto narrativo.
Il suo percorso di scoperta di sé e di emancipazione – da se stessi e dagli altri, dalla propria famiglia e dalla propria comunità – è ciò per cui Sana è tanto amata. Tutti siamo Sana, ciascuno nei nostri panni, con le nostre crisi grazie alla bravura di Beatrice Bruschi in grado di farci entrare nel mondo del suo personaggio, con i suoi traumi, le sue gioie, le sue fragilità; ed è per questo che è entrata al primo posto tra le persone in tendenza nel mondo, superando addirittura Viola Davis.