Sanna Marin, Riikka Purra e Maria Kallio: tre donne per capire la Finlandia 

La prima è la premier uscente; la seconda è la leader della Destra ultranazionalista che l’ha battuta; la terza è la detective ‘romanzesca’ a cui Sky ha dedicato una serie tv: tre donne per comprendere luci e ombre del Paese più felice del mondo.

Sanna Marin, socialdemocratica, è diventata ministro capo della Finlandia nel 2019: un’elezione storica per il suo Paese e per l’Europa in quanto, all’epoca, a 34 anni d’età, si era imposta come leader più giovane al mondo. Quattro anni dopo, Sanna Marin non si riconferma la massima carica dello Stato, una repubblica parlamentare monocamerale, per uno scarto minimo di voti ottenuti rispetto al centrodestra e ai populisti di estrema destra che hanno tallonato fino all’ultimo il suo partito e, infine, sono di poco prevalsi. Un risultato che ci restituisce un’immagine diversa di un Paese di cui abbiamo forse fin troppo sopravvalutato la vocazione inclusiva e progressista. 

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Chi è Sanna Marin, la dancing queen ministro capo della Finlandia (in uscita)

Cresciuta da una coppia omogenitoriale – i genitori si sono separati quando era molto piccola a causa dell’alcolismo del padre e la madre, dopo il divorzio, si è legata a una donna –, Sanna Marin è figlia della working class: per pagarsi gli studi universitari in Amministrazione, terminati nel 2017, ha lavorato per molti anni come cameriera. Quando, nel 2019, è stata eletta, Sanna Marin aveva già una figlia, Emma Amalia, nata nel 2018 dalla relazione con colui che, un paio di anni dopo, sarebbe diventato suo marito: Markus Räikkönen

Nel 2022 la sua ‘integrità’ è stata per qualche tempo dibattuta a seguito della diffusione di un video privato che la coglieva danzante e avvinazzata durante un party casalingo. Qualcuno ha ritenuto che tali sfrenatezze poco si confacessero al suo ruolo politico e Sanna Marin, mortificata, è stata costretta a sottoporsi a un test antidroga: la circostanza ha fatto lievitare – soprattutto all’estero – tanto la sua popolarità quanto il suo mito di donna non avvilita, bensì vivificata, dall’impegno governativo. 

La rielezione, mancata per un soffio, fin da subito non si profilava scontata, nonostante Sanna Marin abbia mostrato notevole fermezza in occasione di due delle più importanti crisi degli ultimi decenni: la pandemia e lo scoppio della guerra in Ucraina, di cui, senza esitazioni, ha attribuito le responsabilità all’imperialismo di Putin. Con la Russia, la Finlandia condivide 1340 km di confine e, nel 1940, ha perso, insieme a una guerra, anche parte del suo territorio. In reazione all’aggressione, fin dal primo momento chiamata col suo nome, da parte della Russia all’Ucraina, la Finlandia ha deciso di archiviare una lunga tradizione di neutralità politico-militare e, nei prossimi mesi, entrerà nella NATO

Sanna Marin ha spinto radicalmente a sinistra il suo partito, investendo in istruzione e sanità, ma è diventata nel tempo invisa a parte del Paese – quella parte che le ha infatti preferito il centrodestra o addirittura l’estrema destra – perché si è sempre mostrata poco disposta a tagliare la spesa pubblica e, di conseguenza, anche le tasse. Sull’aumento del debito pubblico, se non causato, favorito dalle politiche stataliste di Marin hanno insistito i suoi oppositori, facendo leva sul malcontento di quella frangia della società finlandese che vorrebbe riportarlo sotto la soglia stabilita dall’UE. 

Chi è Riikka Purra, la leader di estrema destra che vuole chiudere le frontiere

Sono stati in particolare i populisti, guidati da un’altra donna, Riikka Purra, a osteggiarla aspramente perché recalcitrante ad adottare un regime di austerity. Nonostante le critiche, Sanna Marin, nei suoi quattro anni di mandato, non si è mai mostrata disposta a rivedere l’agenda: tra gli altri risultati ottenuti, l’aumento del congedo parentale a sette mesi indistintamente per uomini e donne e l’avvio di un processo di transizione verso forme di economie più sostenibili. 

Anche l’avversaria Riikka Purra, ex insegnante e ricercatrice nell’ambito delle Scienze Politiche, sposata con un giornalista e madre di due figli, ha sempre dato prova di interesse per la sostenibilità. Appassionatasi alla politica proprio a seguito di un “risveglio ambientalista”,  ostile alla società dei consumi, si è distinta, tuttavia, soprattutto per il fervore xenofobo con cui da tempo porta avanti la sua proposta sovranista. Segnata da alcune molestie di natura sessuale subite da parte di uomini con background di immigrazione quando era ragazzina, ha messo al centro del suo programma politica la chiusura delle frontiere.

Chi è Maria Kallio, l’avvocata-detective protagonista di una serie crime Sky e Now

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‘Maria Kallio Detective – Stagione 1’ è disponibile su Sky e Now on demand. In totale gli episodi che la compongono sono 10.

A chi, sollecitato dall’occasione delle elezioni politiche finniche, voglia approfondire, attraverso l’audiovisivo, la società di un Paese che ogni anno si colloca ai vertici delle classifiche dei “più felici al mondo”, consigliamo di recuperare una serie tv crime ora reperibile su Sky e Now on demand, meritevole di attenzione nonostante non abbia goduto di una copertura promozionale che sarebbe stata invece doverosa: Detective Maria Kallio. Tratta dai romanzi della prolifica giallista Leena Lehtolainen, ciascuno degli episodi che la compongono è tratto da un diverso libro della saga e si concentra su una diversa problematica del Paese: dalla piaga delle dipendenze da alcol e droga alla sistematicità con cui vengono compiuti abusi sessuali da parte di uomini di potere, senza dimenticare le forme di religiosità fanatica e settaria, la corruzione politica, le spinte sessiste, omofobiche e xenofobiche latenti, il ritiro sociale e la solitudine che affliggono soprattutto le generazioni più giovani.  

Maria Kallio, avvocata e poliziotta – ma, per inclinazione, più poliziotta che avvocata – è una donna ruvida, emotivamente ricettiva, ma po’ compressa, in continua lotta per trovare un equilibrio tra impegno professionale, che tende ad assolvere con dedizione totalizzante, e la tutela della vita privata e delle cure necessarie a mantenerla al riparo dalla precarietà affettiva e dell’imperativo prestazionista. Prima di tre sorelle e figlia di genitori che avrebbero voluto almeno un figlio maschio, Maria è cresciuta come un ragazzo e il suo rapporto con la femminilità è rappresentato come complesso, talvolta persino spinoso. Stupisce che, in quello che ci sembra essere uno tra i Paesi più virtuosi per le pari opportunità e rappresentanza di genere, una serie, basata su romanzi molto popolari in patria, avanza il sospetto di un progressismo spesso più di apparenza che di sostanza: il patriarcato e i suoi residui intossicanti resistono, a quanto pare, anche “nel Paese più felice” al mondo.