Servant – Stagione 2: analisi e spiegazione del finale della serie Apple TV +
Chi è zia Josephine e cosa vuole esattamente dai coniugi Turner? La seconda stagione di Servant si chiude con una svolta e con un'importante premessa per il futuro: la guerra è appena iniziata.
Destinata più a confondere le acque che a sciogliere i nodi e i dubbi fino a quel punto accumulati, la seconda stagione di Servant è chiusa con quella che sembra essere una chiara svolta: rivediamo Jericho (ma sarà lui?), LeAnne appare nuovamente integrata all’interno della famiglia Turner (a meno che…) e la sottotrama religiosa sembra aver preso il sopravvento. L’ultimo episodio, Josephine, ci lascia con un apparente e importante cliffhanger da sviluppare, un gancio per il futuro che, forse, occuperà tutto il prossimo ciclo di episodi.
Tuttavia, basta conoscere un po’ il modus operandi di M. Night Shyamalan (qui in veste di produttore e spesso regista, assieme alla figlia Ishana) per sapere che per lui il colpo di scena è molto più di una possibilità narrativa: il cosiddetto twist può avvenire in qualunque momento, attraverso un ribaltamento prospettico o una repentina – e, sovente, parodica – modifica di tono e contenuto. Con l’autore di Il sesto senso e The Village non tutto ciò che vediamo coi nostri occhi è per forza di cose vero e/o attendibile, e per questo occorre ripercorrere con attenzione le fasi salienti della vicenda.
Servant 2: Jericho per LeAnne, prendere o lasciare
Dopo aver avuto perlopiù a che fare con May e con il fanatico zio George, carattere ambiguo come tutti i presunti parenti della tata LeAnne, accogliamo nella magione dei Turner la tanto attesa Josephine. Un’altra zia, in tenuta da funerale (austero abito nero, con tanto di velo a coprire il volto), apparentemente animata da ottime intenzioni: vuole vedere la ragazza, e rassicurare Dorothy (che tuttavia giustamente le domanda “Se si preoccupa così per me, perché non mi porta Jericho?”). La proposta è semplice, ed è da prendere o lasciare: il neonato tornerà a casa solo in cambio di LeAnne, che ovviamente non vuole andarsene.
Tramite un video, LeAnne scopre cosa la aspetta: l’unico modo per ricondurre nella luce un membro smarrito della Chiesa dei Santi Minori è, di fatto, farlo morire (perché “Quando uno di noi si perde, non c’è modo di tornare indietro”). I tre passaggi prendono il nome di Invocazione, Consacrazione ed Emancipazione, ma a questo punto la giovane si ribella, restando tuttavia ferita agli occhi. Nel frattempo, in un’altra stanza della casa, Sean cerca di dissuadere la moglie Dorothy dal suicidio: la donna ha scoperto che Jericho è morto, e ritiene che la sua vita non abbia più senso.
Cercare un senso in questo mondo. Cosa succede nel finale di Servant 2?
La svolta arriva con il salvataggio di LeAnne da parte della medesima Dorothy, che stordisce zia Josephine con un badile. Siamo in cantina, luogo che spesso nella seconda stagione ha assunto i connotati di una sorta di grottesca e oscura anticamera dell’inferno. Per LeAnne, che non ha mai conosciuto i propri genitori, il miracolo si è compiuto: è stata protetta da Dorothy come fosse sua figlia. Ora può – con una mossa che porta definitivamente Servant nell’ambito del fantastico – restituire Jericho ai genitori.
Si riforma dunque il nucleo familiare a quattro di inizio serie, quando la tata viene chiamata per accudire il neonato nonostante sia una bambola reborn. LeAnne, sempre al confine tra malizia ed estrema ingenuità, ha trovato il proprio posto nel mondo, ma sa che la pace non è destinata a durare. L’oscurità cresce dentro di sé, un’oscurità chiaramente percepita dagli adepti della chiesa da cui è fuggita. Ora che zia Josephine è stata tolta di mezzo il futuro è già scritto: qualcuno la verrà a cercare, per saldare il conto lasciato in sospeso. La battaglia si è conclusa, ma la guerra è appena iniziata.
M. Night Shyamalan e il suo inconfondibile tocco soprannaturale
Lo abbiamo già detto, e qui lo ripetiamo: per quanto Servant sia stata ufficialmente creata e coordinata dal britannico Tony Basgallop (già autore per la soap opera EastEnders, uno degli show più popolari nel Regno Unito, e per la serie tv 24), non possiamo fare a meno di associarla a M. Night Shyamalan e al suo modo di fare cinema e audiovisivo. Sua è la fotografia, suoi sono i turning point, sua è l’atmosfera di un prodotto che è stato paragonato anche all’ultimo Twin Peaks. Un’esagerazione? Forse, ma non si può negare che Servant riesca a tenere altissima l’asticella della tensione anche nei suoi momenti di totale e filosofica stasi.
O, altra materia in cui il filmmaker di origine indiana è maestro, nelle sequenze di depistaggio, costruite ad hoc per confondere sia gli spettatori che gli stessi personaggi. Ogni lavoro di Shyamalan ha sempre, in qualche modo, a che fare col soprannaturale, e delinea in modo affascinante come l’esistenza di ognuno sia attraversata da ombre indecifrabili. Tutti in Servant nascondono qualcosa, tutti sono ambigui e vacillanti. Eppure fatichiamo a non fidarci di LeAnne, di Sean, di Julian, nonostante la loro più che evidente instabilità mentale. Tutto è verosimile, nulla è davvero credibile. Almeno fino al successivo twist, che rimescolerà le carte lasciandoci con la netta sensazione di essere stati presi amabilmente per i fondelli.
Quale futuro per Servant? Cosa può accadere nella terza stagione
Facile immaginare non solo che Servant avrà una terza stagione, ma anche intuire quale sarà l’argomento predominante. Nel nuovo ciclo di episodi l’enorme casa dei Turner diventerà un baluardo, un estremo rifugio in cui la famiglia – a questo punto “allargata” – sarà chiamata a proteggersi dal maligno e da chi vuole vendicare la morte di zia Josephine e punire la transfuga LeAnne. Dal canto suo, è difficile credere che la ragazza usi i suoi poteri (in costante crescita) unicamente per fare del bene.
Proviamo però a immaginare una differente sfumatura interpretativa (anche perché è difficile pensare che un’intera stagione possa reggersi solo su questi fragili presupposti): e se la “magia” di LeAnne non fosse altro che un’illusione? E se solo le persone che credono in lei potessero vedere Jericho? Spesso, nel corso dei primi 20 episodi della serie, è stato lecito chiedersi se Sean o Julian fossero realmente “portatori sani” di logica e buonsenso. L’effetto straniante e respingente di Servant ci ha insegnato molto: anzitutto, a non fidarci mai delle apparenze e a non dare per scontata nessuna certezza acquisita.