Strappare lungo i bordi: tutte le citazioni che abbiamo trovato nella serie di Zerocalcare
Strappare lungo i bordi, la serie animata di Zerocalcare, ad oggi la più vista di sempre in Italia, ci ha stesi per bene, assestando il colpo con precisione: struggente e chirurgica, ci inchioda alle nostre responsabilità di fronte a un’esistenza che soprattutto noi Millennial (ma vale davvero per tutti) vagheggiavamo garantita e grandiosa, e che invece siamo chiamati a inventarci ogni giorno, fluttuando come “fili d’erba” dimentichi di essere insignificanti (e meno male che lo siamo).
Benché articolata in sei episodi di breve durata, la sua densità non solo emotiva, ma anche narrativa, è notevole. A chi di voi è già al secondo o terzo rewatch consigliamo allora di giocare a scovare il dettaglio nascosto: vi aiuteremo noi, allestendo una compilation ragionata dei riferimenti più sorprendenti.
Strappare lungo i bordi: tutte le citazioni che abbiamo scovato vedendo la serie di Zerocalcare su Netflix
Scritte sui muri, Shinji Ikari e l’antagonista dell’orso Yoghi
La scritta che apre la serie – “È inutile che vivi fuori se muori dentro” arriva a dieci secondi dall’inizio – riprende puntualmente quanto campeggia, per venticinque metri, sul muro del complesso penitenziario di Rebibbia, zona in cui vive da sempre Michele Rech, in arte Zerocalcare.
I manifesti attaccati nella metro di Ponte Mammolo, invece, parodizzano due Blockbuster (Shrek e Pearl Harbour) e una serie cult (Sex and the City) che appartengono all’immaginario collettivo.
Non è neanche finito il primo minuto che Michele Rech, catapultando Zerocalcare a una festa di tifosi romanisti scambiata per l’evento che celebra l’uscita del DVD di Evangelion, tira in ballo Shinji Ikari, il più sensibile (e piagnucoloso) tra i personaggi dell’anime.
L’agente della forestale che qualche giorno prima della suddetta festa, a Genova, gli aveva assestato “due pizzoni” compare, invece, in scena con la faccia di Ranger Smith, l’antagonista dell’orso Yoghi.
Strappare lungo i bordi – I film di Netflics secondo Zerocalcare
Sempre nel primo episodio di Strappare lungo i bordi, Zerocalcare arriva a notte fonda senza essere riuscito a decidere quale film guardare.
Tra i film e le serie che gli appaiono nell’home di ‘Netflics’ – storpiatura di facile decodifica – è possibile riconoscere i seguenti titoli: Bright (Luminoso); Fast and furious (Fasti e furiosi); Star Trek (Stà ar trec); War (A guera); Hill house; The Crown (The Corona); Dark (Nun ce capisci mai un cazzo); La regina degli scacchi (La regina de sticazzi); Skam (Pischelli che s’ennamorano); Bridget Jones’s Baby (Brigida Gions è pregna); Voglio mangiare il tuo pancreas (Me te magno ‘a milza – Amore e cannibalismo); Me before you (Me prima de te); 300 (Semo spartaniii); Lo squalo (Te magno); Ritorno al futuro (Come innamorasse de tu madre ner passato).
Onnipresente musica punk (per cui Zero ha un vero e proprio culto)
Quando, poco dopo, Zerocalcare incontra per la prima volta Alice, siamo all’interno del centro sociale La Strada della Garbatella: sul palco suonano le note di Libero, uno dei brani più popolari dei Klaxon, gruppo punk romano attivo dal 1979.
La nota passione per il punk di Zerocalcare è ribadita anche dalla presenza di tre poster alla parete sopra il divano della sua casa d’adulto (si possono vedere intorno al decimo minuto, sempre primo episodio): un manifesto di un evento tenutosi allo Spazio Boario con i concerti dei britannici Angelic Upstarts, dei francesi Brigada Flores Magon e degli italiani Duap; il manifesto di un concerto alla Locanda Atlantide sempre dei Brigada Flores Magon; un poster di Angry Kids Unite, album miscellaneo uscito nel 1991 per l’etichetta statunitense Peer Pressure Production.
Al gruppo hardcore Death Before Dishonor sembra essere ispirato il tatuaggio che vediamo stampato sul viso di Zerocalcare nell’episodio 2 di Strappare lungo i bordi.
Quando Zerocalcare e Alice si recano insieme per la prima volta in un negozio di dischi, la scelta dell’acquisto ricade su Plastic Surgery Disasters dei Dead Kennedys, gruppo punk statunitense. Alice torna a passeggiare davanti al negozio di dischi nell’episodio 5 (a una ventina di secondi dal primo minuto): esposti in vetrina, è possibile riconoscere Dark Side of the Moon dei Pink Floyd e The Velvet Underground & Nico, dei Velvet Underground e Nico.
Poco dopo, nello stesso episodio, compare il Sergente Hartman di Full Metal Jacket, che sarcasticamente fa una battuta sull’omosessualità nell’esercito americano, una realtà che esiste ma di cui non è possibile parlare, esattamente come le situazioni sentimentali di Zero e Alice, che sanno tutto l’uno dell’altra senza tuttavia dirselo.
Strappare lungo i bordi – Tutti i poster a casa di Zero, Sarah e Alice
I poster che Zerocalcare tiene nella sua camera di adolescente compaiono intorno al terzo minuto del primo episodio, e sono quattro: Maestro de pupi (riferimento a Master of puppets, disco dei Metallica); Londra chiama (si tratta di London calling, disco dei Clash); Jurassic park, film di Steven Spielberg; Ce vojo crede, traduzione romanesca di I want to believe, il poster alla scrivania di Fox Mulder di X-Files.
Uno dei poster in camera di Zerocalcare cresciuto è, invece, un riferimento a This is England (tradotto con Questa è l’Inghilterra), film di Shane Meadows, il cui nome viene italianizzato in Gianni Prati. Gli altri poster che si vedono in camera di Zerocalcare sono di Inglourious Basterds (tradotto come Ingloriosi Malandrini) e di Rogue One: A Star Wars Story (che diventa Rog Uan – Na storia de Guera fra’e stelle).
Nell’episodio 4, rientriamo in casa di Zerocalcare e, brevemente, scorgiamo un poster di Star Wars V – L’impero colpisce ancora (L’impero riattacca e mo so’ cazzi).
Nell’episodio 3 di Strappare lungo i bordi, troviamo Sarah, la migliore amica di Zero, impegnata a studiare alla sua scrivania: alle sue spalle riconosciamo la locandina di Tomboy di Céline Sciamma e un poster della cover di In Utero, album dei Nirvana del 1993.
Nell’episodio 4, poco prima dello scoccare del dodicesimo minuto, nel salotto di Zero possiamo notare il poster de L’astio, riferimento a L’odio, film francese con Vincent Cassel: nell’episodio 3 lo stesso Zero aveva prestato al ragazzo lucertola il DVD di un altro film che possiamo ricondurre sempre all’opera prima di Kassovitz, Che odio – fino a qui annamo bene, ripresa di una delle sue citazioni più memorabili.
Questa è la storia di un uomo che cade da un palazzo di cinquanta piani. Mano a mano che cadendo passa da un piano all’altro, il tizio, per farsi coraggio, si ripete: “Fino a qui tutto bene. Fino a qui tutto bene. Fino a qui tutto bene.” Il problema non è la caduta, ma l’atterraggio.
Nell’episodio 5 di Strappare lungo i bordi, nella scena del bacio mancato a casa di Alice, è possibile intravedere due locandine: una di Mommy, film del 2014 di Xavier Dolan, e una del sofisticato Bernard l’Hermite (scritto, però, senza l’acca), primo corto, dedicato al paguro, di Jean Painlevé, regista francese che, nella sua carriera, si è soprattuto concentrato sulla realizzazione di documentari intorno al comportamento animale, studiando in particolare la fauna acquatica.
I vecchi si fanno drughi: i film secondo Zerocalcare, da Lost in Translation a I miserabili
Nell’episodio 5 di Strappare lungo i bordi Zerocalcare va al cinema da solo e all’uscita s’imbatte nella ragazza-topo cui anni prima dava ripetizioni insieme alla sua amica ‘siamese’ e che ora ritrova laureata e fidanzata: l’incontro ha su di lui un effetto dirompente, lo getta in crisi e lo spinge a ripassare le scelte fatte (e no) fino a quel momento.
Fuori dal cinema, all’interno di teche di vetro, si possono riconoscere le locandine di tre diversi film: Lost in translation di Sofia Coppola (che diventa Famo a capisse), Mektoub My Love di Abdellatif Kechiche (Escargot my love, un film… francese) e I miserabili di Ladj Ly (Un drame français soporifique).
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Nello stesso episodio, Zero, insieme a Secco e Sarah, raggiunge Biella, città nella quale viene accolto e ospitato dai ‘vecchi’, i genitori di Alice. Nella scena in cui sommergono di parole i ragazzi, i due anziani signori si trasformano nei drughi di Arancia Meccanica, ulteriore riferimento cinefilo della serie.
Lo sfondo del cellulare e la copertina celebrativa
Nel secondo episodio Michele Rech compare in un poster elettorale accanto a Zerocalcare: si tratta di un rifacimento della copertina dell’Espresso dedicata al fumettista e intitolata L’ultimo intellettuale, definizione che, nella serie, si trasforma ne L’ultimo fagiano. Un’altra rivista, L’oculista sovranista, nell’episodio 4, mette in copertina Stefano Bannoni, che altro non è se non la versione italiana di Steve Bannon, esponente dell’estrema destra statunitense.
Nello sfondo del telefono di Zerocalcare, mostrata nel secondo episodio, compare una vignetta de Gli scarabocchi di Maicol&Mirco che strilla Chi è felice è complice.