Editoriale | Perché Tatiana Maslany è la vera She-Hulk
Ripercorriamo la trasformazione fisica e interpretativa di Tatiana Maslany: l'unica e perfetta She-Hulk!
“Quale è la responsabilità di chi ha il potere? Ha semplicemente l’obbligo morale di astenersi dall’abusare di quel potere o ha il dovere di proteggere chi non ce l’ha?” con queste parole viene presentata in She-Hulk Jennifer Walters (Tatiana Maslany), si capisce fin da subito che ciò che vogliono raccontare Kat Coiro e Jessica Gao, attraverso la sempre bravissima Tatiana Maslany in She-Hulk: Attorney at Law (arrivata su Disney+ il 18 agosto 2022) – il nuovo progetto a puntate targato Marvel dopo i successi di WandaVision, Loki e Hawkeye –, è molto più profondo di ciò che appare in superficie, si tratta di una storia sulla percezione che noi abbiamo di noi stessi, su quella che hanno gli altri, sulla femminilità. Disney+ ancora vuole cambiare il punto di vista, ad aprire il campo d’azione delle narrazioni. L’avvocata Jennifer Walters ha una carriera di successo, ha combattuto e studiato per arrivare a questo punto, ha un collega per cui le sue capacità, la sua bravura sono un problema (“sento che la prenderebbero meglio se la dicessi io (l’arringa)”), soffre una collega così pronta e capace, eppure lei non retrocede, ha già compiuto un proprio percorso e vuole mantenere il suo posto nel mondo. C’è solo un piccolo dettaglio, lei è anche la cugina di Bruce Banner, Hulk, la sua esistenza cambia, forse non completamente, quando, con lui in macchina, hanno un incidente e il sangue di lui si mescola al sangue di lei e il gioco è fatto: è “nata” She-Hulk. Una sfida come questa a Maslany non può che piacere, raccontare una donna con super poteri che però viene ritratta nel suo habitat naturale, la sua quotidianità, il suo lavoro.
Tatiana Maslany: da Orphan Black a She-Hulk il passo è breve
Maslany è la miglior scelta possibile per interpretare She-Hulk, questo ruolo ha bisogno di un’attrice che sappia usare le sfumature e solo lei può farlo; questo perché ha abituato a prove d’attrice incredibili, come ad esempio in Orphan Black. Qui è Sarah Manning che, dopo aver assistito alla morte di una donna in tutto e per tutto uguale a lei, scopre di essere un clone. Lungo le cinque stagioni ha interpretato tantissime versioni diverse di sé, ognuna con una propria personalità. Uno sforzo titanico per chiunque ma non per lei capace come è di lavorare sulla sua “lingua”, sul suo corpo, sulla sua gestualità. Dice che questa impresa, che le è valsa vari premi, le è stata incredibilmente utile per interpretare Jennifer Walters e She-Hulk. L’attrice in varie interviste spiega come, se Jennifer Walters è sempre la stessa persona anche quando si trasforma in She-Hulk, è anche vero che vive in due corpi completamente diversi, elemento da non sottovalutare nell’interpretazione. Jen non cambia, è sempre lei – e di questo si stupisce il cugino – anche quando diventa She-Hulk, non perde mai la cognizione di chi è, ma si ritrova ad abitare il mondo in due involucri differenti, ed è questo il punto centrale della narrazione.
Ha lavorato sul suo fisico per strutturarlo e renderlo consapevole dei movimenti che avrebbe dovuto fare una volta trasformata; è questo, a suo dire, il modo migliore per guardare il proprio corpo e riconnettersi con esso. Senza consapevolezza di sé che per un attore vuol dire anche un buon equilibrio mentale che tradotto significa sentirsi a proprio agio e quindi al “sicuro” nella propria “casa”, non potrebbe portare a casa risultati così eclatanti.
Lavora sull’identità, sulla percezione propria e degli altri, questi sono i temi che ama esplorare e, per questo She-Hulk è quasi come un’estensione di Orphan Black. La serie è incentrata su un misterioso programma di clonazione governativa, per questo Maslany impersona ruoli selvaggiamente diversi – per aiutarsi ha usato la musica – ma con lo stesso sangue: dalla ragazza inglese Sarah, che assume l’identità di uno dei suoi cloni dopo aver assistito al proprio suicido, alla ferina Helena e ad Alison. Loro e tutte le altre condividono lo schermo giocando con gli effetti visivi e lavorando in modo certosino con il proprio talento. Come una giocoliera, “maneggia” accenti, toni di voce, postura, linguaggio del corpo, si modifica, cambia colore di capelli, stile, indole, questo viaggio affascinante e forse, per certi versi inquietante non può non essere propedeutico per She-Hulk. La performance iconica influenza dunque il suo ruolo Marvel oggi.
Maslany si trasforma nel corpo ma non ha un diverso carattere, contrariamente al cugino Bruce/Hulk lei non perde consapevolezza durante la trasformazione e questo elemento è di rottura.
Quando una supereroina non è poi tanto diversa da noi
Jen è molto simile a Tatiana, entrambe hanno trent’anni, entrambe hanno una carriera, una famiglia, degli amici, e nella serie questo aspetto, naturale, profondamente umano è molto trattato, tanto che l’attrice la prima volta che ha letto lo script si è sentita vicina a lei, ha notato tutti i punti in comune, nonostante si tratti di una supereroina.
Jen/She-Hulk: “L’idea di essere una supereroina non fa assolutamente per me. Io non sono te, non diventerò te, non voglio far parte di una squadra segreta di collaboratori governativi e farmi privare di tutta la mia vita”
Quello sguardo feroce alla Jen Walters ce l’ha forse molto di più quando è in tribunale, quando fa le arringhe e quasi come se si trattasse di vasi comunicanti, la forza, l’intelligenza dell’una passa all’altra e viceversa. Lei è una fortissima donna, con una grande moralità e la determinazione per fare ciò che è giusto, è una combinazione unica di cervello e muscoli. Jen preferisce essere lei, con i suoi vestiti, il suo lavoro, le sue giornate, aiutare e salvare le persone in questo modo invece che nei panni di She- Hulk e infatti si presenta, nonostante sia verde e in forma, come Jen Walters, un’avvocata. Emerge fin da subito che la trasformazione che subisce non è per lei un “dono”, qualcosa di meraviglioso di cui gioire, lei vuole rimanere un’avvocata, lei vuole continuare ad essere chi è (“Non esagero quando dico che ho una vita. Bruce non sarò mai una supereroina. Tornerò alla mia vita di avvocato”). Per Maslany è proprio questa la prospettiva con cui leggere la serie: vuole avere il controllo su come viene percepita, ha lottato per questo, è conosciuta come una donna istruita, intelligente e può combattere proprio con queste armi e quindi, dopo che ha “contratto” – non a caso utilizza questo verbo come se si trattasse di una malattia – i poteri lei si rifiuta perché spariglia le carte, come spesso capita nell’esistenza femminile.
Jen: “Ora curami, fammi tornare normale. […] Io non voglio essere una Hulk, mi hanno appena dato un ufficio mio e i biglietti da visita”
Hulk: “Jen, è finita, non potrai più tornare come eri prima, capisci?”
Per lei questo mutamento non voluto – nel corpo, nella visione che di lei hanno gli altri – rappresenta una crisi di identità; la vita di Jen/She Hulk si fa metafora di molte donne verso cui il mondo ha delle aspettative. Questo contrasto tra chi si è e la percezione altrui è figlia dell’oggi; questo show diventa dunque un mezzo per affrontare questioni sociali importanti, concrete, si tratta di esperienze reali che toccano le donne, la loro posizione e la loro visibilità e diventa un discorso più semplice da portare avanti perché si svolge in un mondo di supereroi e di supereroine. Ci sono emozioni e problemi umani davvero riconoscibili. Sposarsi, avere dei figli sono tappe che gli altri si aspettano e nella stessa maniera ci si aspetta da She-Hulk un atteggiamento, allo stesso modo ci si aspetta da Jen che sia felice di trasformarsi.
Fondamentale non è solo l’interpretazione di Maslany che vuole rendere umanissima la sua Jen/She Hulk grazie alle sue esperienze di una persona, non solo e non tanto di supereroina, alle relazioni interpersonali, agli alti e bassi che affronta nella vita di tutti i giorni, ma anche il gruppo di lavoro con una forte presenza femminile. Tutte queste donne, diverse, con professionalità, punti di vista differenti, portano sul piccolo schermo un viaggio che riflette su un ruolo, su cosa significhi essere donna.
Tatiana Maslany: un corpo muscoloso che rompe molti cliché per raccontare una storia di consapevolezza e di accettazione di sé
Come spesso succede nelle narrazioni, molto si concentra sul corpo e qui, se possibile, è ancora più centrale, come anche in Orphan Black, proprio per il processo che Maslany porta avanti e lei si allinea alla serie che esplora le percezioni sociali sulle donne e sui loro corpi.
Punto interessante è quello inerente ai discorsi e alle critiche (per alcuni comunque poco muscolosa) che sono stati fatti riguardo il fisico della protagonista di She-Hulk. Lo sviluppo del suo fisico è stato un processo lungo, interessava più che fosse emblema di forza invece che di bellezza (la stessa attrice parla di quanto sia un’ossessione del mondo moderno). Jennifer però è una donna moderna, va agli appuntamenti, lavora in ufficio, lei deve avere proporzioni umane. L’idea era quella di creare una mini Hulk e la sua muscolatura prendeva ispirazione da quella degli atlete olimpioniche, donne con un potere incredibile, non soltanto delle culturiste. Maslany riflette sul fatto che c’è l’opportunità in questo show di vedere una donna molto muscolosa. Se da una parte porta sullo schermo una figura poco frequente poiché il modello che lo spettatore (maschio) solitamente ricerca è un altro (perché vuol dire che non ha bisogno di essere protetta ma si può proteggere da sola), dall’altra è innegabile che nel fumetto il suo corpo sia sensuale proprio perché muscoloso, bello e impossibile con gambe lunghissime e scolpite, seno prosperoso, capelli selvaggi e abiti aderenti.
Diventa significativo che le persone desiderino vedere proprio quel corpo simbolo di potere e di forza. La fisicità strabordante nelle forme e nei muscoli della supereroina è componente fondamentale della sua personalità.
Hulk: “Jen? Sei ancora Jen, adesso?”
She-Hulk: “E sono rimasta cosciente”
Hulk: “è una cosa incredibile. Non hai un alter ego. Sei tu, l’unica la dentro”
Jennifer mantiene consapevolezza di sé stessa (“ora mi sento equilibrata”) tanto da parlare direttamente con il pubblico abbattendo la quarta parete – cosa che non succede mai e questo espediente narrativo serve proprio ad avvicinare lo spettatore all’eroina –, una sorta di espansione dei suoi super poteri, in questo modo riesce a spiegarsi meglio, a raccontarsi, è una maniera differente di farsi strada per il mondo.
Jen chiede al cugino nel momento in cui le dice che lui si è salvato il braccio grazie al sangue di lei: “perché sono meglio di te?!” e Bruce risponde frettolosamente “No, piuttosto direi che è diverso”, ma è evidente che la risposta è sì. Jen è migliore, non le servono anni per capire come lavorare sulla sua parte Hulk, non ha bisogno dell’aiuto del cugino, uno spocchiosissimo uomo verde che pensa di dover dare lezioni, mostrare la strada, incanalare, le parla con un insopportabile tono paternalistico: deve vivere quel cambiamento come le dice lui, deve essere felice, deve voler salvare il mondo con la forza, deve, deve, deve. Lei però si dimostra di un altro livello, a differenza di lui può controllare se e quando assumere la forma di Hulk, può controllare la propria rabbia. Lei ride in faccia a Hulk quando lui le dice che deve controllare le emozioni: paura e rabbia sono gli elementi su cui si basa la vita di una donna. L’esistenza femminile è un perenne esercizio per moderare le emozioni, dice, lei gestisce ogni sentimento, lo fa sempre, quando viene guardata per strada, quando deve lottare per il lavoro per cui ha studiato, per non essere insultata, picchiata, insomma non ha bisogno di maestri.
Per Maslany è stato un divertimento la conoscenza di una donna così simile a lei, Jen e la sua versione verde, She-Hulk, che vive gli stessi sentimenti, le stesse guerre di qualsiasi altra donna, ed è stato un grande gioco, quello di entrare nell’Universo Marvel, a tratti, soprattutto all’inizio perfino spaventoso per questo l’attrice in una prima parte, quando già sapeva che sarebbe stata protagonista negava. C’è qualcosa della sua storia che riguarda proprio le donne. La sua esistenza da supereroina donna rappresenta una minaccia per gli altri, addirittura per Hulk e sta proprio qui il punto, il mondo, la società, i “colleghi” hanno un’opinione su di lei, la stessa cosa non capita al cugino.ù