Editoriale | The Crown 4: “Due donne al comando: è l’ultima cosa che serve a questo Paese”, infatti ce ne vorrebbero di più
Le donne protagoniste assolute della quarta stagione: alcune padrone del loro destino, capaci di guidare un intero Paese, altre fragili ma caparbie nel voler affermare sé stesse, agendo in nome dell’amore, della famiglia, alla ricerca disperata della felicità.
“Due donne al comando: è l’ultima cosa che serve a questo Paese” afferma cinicamente Filippo commentando l’elezione di Margaret Thatcher come Primo Ministro del Regno Unito nel 1979, la prima donna a guidare il governo di un Paese europeo e dell’intero Occidente. “Forse è proprio questo che serve al Paese…ottenne una borsa di studio per studiare a Oxford chimica e poi si laureò in Giurisprudenza mentre cresceva due gemelli. Fallo tu”, risponde piccata la Regina Elisabetta II all’atteggiamento maschilista del marito. Già dalla prima puntata della quarta stagione di The Crown, la fortunata serie firmata da Peter Morgan, disponibile dal 15 novembre su Netflix, si capisce che più che nelle precedenti stagioni le protagoniste assolute saranno le donne.
The Crown 4 – Elisabetta II e Margaret Thatcher: potere, dovere ed emotività
Non poteva non essere altrimenti con l’entrata in scena della “Lady di ferro” interpretata magistralmente da Gillian Anderson il cui confronto con la Regina, una sempre magnifica Olivia Colman, si tramuta puntata dopo puntata in una guerra garbata e tagliente fatta di visioni, stili di vita, mentalità nettamente differenti e di decisioni difficili da prendere per il bene del Paese. Margaret Thatcher è “caparbia, ostinata e pericolosamente supponente” come viene descritta dai giornali dell’epoca, delle caratteristiche che a una donna al potere non vengono di certo perdonate. Ma la “Lady di ferro”, nel bene e nel male, è stata una vera leader, uno dei tanti esempi di donna capace e appassionata nel suo lavoro, uno dei simboli politici del regno Unito seconda in fama solo a Winston Churchill e alla Regina, ovviamente. Una donna che abbatte così i pregiudizi maschilisti ma anche contradditoria perché come lei stessa ammette di fronte alla Regina: “Trovo che le donne non siano adatte a ricoprire alte cariche, diventano troppo emotive”. “Non avrà quel problema con me” risponde Elisabetta II che di emotività soppressa ne sa qualcosa: quando nega all’amata sorella, la principessa Margaret, di essere felice con l’amore della sua vita Peter Townsend perché era impossibile all’epoca il matrimonio di una nobile con un divorziato; quando è costretta a soffocare le ambizioni del marito Filippo, sempre tre passi dietro lei, incrinando così il loro rapporto; e quando deve voltarsi dall’altra parte sui suoi tradimenti per il bene della Corona, scongiurando un divorzio reale; fino a “condannare” suo figlio Carlo, il futuro erede al trono, a un matrimonio infelice facendolo rinunciare alla donna amata sopra ogni cosa: Camilla Parker Bowles. Sempre in nome della Corona, protagonista assoluta della serie.
Quell’emotività così criticata della quale la stessa Thatcher sarà vittima, contrariamente alla Regina: quando il figlio prediletto Mark, pilota automobilistico, viene dato per disperso per circa una settimana durante la Parigi-Dakar del 1982, il Primo Ministro perde in quei giorni lucidità e attenzione nei confronti del suo Paese mettendo al primo posto le ricerche del figlio, che venne poi ritrovato sano e salvo, e sottovalutando inizialmente la crisi nelle Falkland. Una situazione che Margaret Thatcher una volta ripresasi emotivamente affronterà con grande forza tramutando il conflitto nelle Falkland in uno dei più grandi successi del Regno Unito che portò a un’ondata diffusa di patriottismo. In seguito cede ancora, solo un’altra volta, alla fine del suo mandato, alle sue “Idi di Marzo” quando viene tradita dai suoi stessi alleati e costretta a dimettersi dopo undici anni e mezzo in carica: “Ho altri amori sì: mio marito, i miei figli, ma questo lavoro è la mia unica, vera passione e vedermelo togliere, vedermelo rubare così crudelmente…ciò che mi ferisce di più è che avevamo fatto tanti progressi, eppure la possibilità di portare a termine il lavoro mi viene strappata via proprio alla fine…” confessa in lacrime alla Regina nel finale di stagione, così come accadde nella realtà quando lasciò commossa Downing Street.
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Di altra natura i desideri, le aspirazioni e le speranze di altre quattro donne coinvolte nolenti o volenti nelle dinamiche della Monarchia destinante a essere, come spiega Filippo, insieme a Carlo, a lui stesso, alla Regina Madre “ombre, estranei, smarriti, solitari, irrilevanti” perché l’unica e sola persona che conta è la Regina. Nonostante questo Margaret, Anna, Diana e Camilla appaiono da subito come delle luci pulsanti desiderose di vivere senza costrizioni, di amare senza regole, di agire secondo il loro istinto, per poi, però, finire irrimediabilmente schiacciate dal sistema reale.
The Crown 4 – Diana e Camilla: il prezzo dell’amore
Ne sa qualcosa la compianta Diana Spencer, in The Crown interpretata da Emma Corrin che è stata capace di consegnare tutta la dolcezza e la fragilità della “principessa del popolo” il cui ricordo è ancora vivo e anche per questo motivo per la giovane attrice non un ruolo semplice da interpretare. Conosciamo tutti il suo destino infame, morta troppo presto in un incidente stradale, per anni terzo incomodo suo malgrado nella storia d’amore che dura ancora oggi tra l’erede al trono Carlo e Camilla. Eppure più volte la principessa tenta di conquistare il suo principe, di salvare il suo matrimonio inesistente nonostante il dolore, le umiliazioni, le cattiverie gratuite di Carlo, i disturbi alimentari che tutto questo le causavano. Ma grazie alla sua bontà d’animo, alla forza che le danno i figli William e Harry, alla sua personalità lucente riusce a risollevarsi e a farsi amare dalla gente come succede nell’episodio Terra Nullius, durante il viaggio in Australia con il marito, con folle adoranti venute a vedere solo lei suscitando l’ira invidiosa di Carlo. Qui tra le difficoltà di conciliare i doveri reali e il suo ruolo di mamma e di moglie non amata, Diana tenta di cambiare le cose nel suo matrimonio e più volte lo farà in seguito capendo alla fine che i suoi sforzi sono vani.
Lei è come quel bellissimo cervo che per tutto il secondo episodio viene cacciato e agognato dalla famiglia reale e poi ucciso da Filippo proprio in presenza di Diana e messo in bella mostra nella sala da pranzo del castello reale in Scozia: un bellissimo trofeo che tutti possono ammirare e che dà lustro ma che deve stare al suo posto, non dare problemi, sorridere e accettare stoicamente tutto quello che le capita. Ma Diana, pur nelle sue fragilità e nella sua immensa bontà è una donna con una grande personalità che non può accettare di essere l’ombra di qualcuno, anche se questo qualcuno è la Corona inglese.
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Un dolore nettamente diverso quella di Camilla Parker Bowles, oggi moglie di Carlo e duchessa di Cornovaglia. Per anni è stata per tutti l’odiatissima amante ufficiale di Carlo, colei che fu una delle cause delle sofferenze di Diana ma che negli ultimi anni, e soprattutto da quando il suo personaggio è apparso in The Crown interpretato dalla bravissima Emerald Fennell, è stata riabilitata. Questo perché si scopre che Camilla, quando frequenta liberamente Carlo negli anni ’70, per la famiglia reale risulta non all’altezza di sposare l’erede al trono, nonostante lui ne sia perdutamente innamorato, a causa della sua modernità, del suo essere una donna anticonformista e caparbia, non di certo la candidata ideale per il ruolo di consorte del futuro re d’Inghilterra, che deve essere necessariamente sottomessa, discreta e anonima. Quello però che fa Camilla quando si accorge dell’ostilità della famiglia reale nei suoi confronti, è di farsi da parte per amore di Carlo, sposando un altro uomo e lasciandolo libero di trovare la donna giusta per lui e la sua famiglia. Un gesto nettamente diverso e sicuramente segno di grande amore e abnegazione rispetto a quello della famosa Wallis Simpsons per il cui amore Edoardo VIII del Regno Unito abdicò rinunciano a essere re del Regno Unito e condannandosi all’esilio e al disprezzo di tutta la sua famiglia. Ma tutta questa razionalità non è servita ad allontanare Carlo e Camilla, anche quando lei stoicamente gli ripete che un futuro insieme, quello che Carlo caparbiamente ha sempre sperato, è impossibile: “Nello scontro tra favole e realtà vince sempre la favola”, dice Camilla al principe quando insiste con l’intenzione di divorziare da Diana per lei, dimostrando nuovamente di essere realista, consapevole che questo avrebbe danneggiato entrambi, una donna che non crede nelle fiabe nonostante il sentimento indissolubile verso Carlo. Solo anni dopo tutti capiranno la profondità di quell’amore, perdonando a entrambi le cattiverie nei confronti di Diana perché vittime anche loro della Corona.
The Crown 4 – Margaret e Anna: essere le eterne seconde
Un’altra vittima, quella che forse ha subito di più e non ha avuto un riscatto come Carlo, è sicuramente la “vera” principessa triste: Margaret, sorella all’ombra della Regina, la cui vitalità come vediamo dalla prima stagione fino alla quarta, viene piano piano spenta, dalle privazioni (non materiali ovviamente), dall’impossibilità di essere libera solo per la “colpa” di essere la secondogenita di un re. Lei che non è potuta essere felice accanto all’uomo che l’avrebbe amata veramente, dopo un matrimonio infelice, affogando continuamente il dolore nell’alcol e nelle sigarette, nella quarta stagione, dopo aver rischiato di morire, vorrebbe ricominciare senza uomini, senza bere e fumare, solo per sé stessa, rendendosi utile per il suo Paese. Negato anche questo desiderio, questo diritto, sempre a causa dei freddi protocolli reali, tradita nuovamente dalla sua amata sorella Elisabetta. Saggia nel suo cinismo Margaret vede in Carlo il suo stesso triste destino: “Carlo ama un’altra. Quante volte questa famiglia ripeterà lo stesso errore? Vietare matrimoni che dovrebbe approvare e forzare unioni non desiderate pagandone sempre le conseguenze” dirà a Elisabetta, a sua madre e a Filippo alla vigilia delle nozze del nipote. Questo perché consapevole che anche Diana “si spezzerà” come è successo a lei, infelice e insoddisfatta, depressa, incapace di riprendersi da una vita fatta di ricchezza e lusso ma desolata e triste, un dolore magistralmente interpretato da Vanessa Kirby nelle prime due stagioni e da Helena Bonham Carter nelle ultime due.
Infine Anna, la secondogenita della Regina, anche lei indomita, indipendente ma infelice: il matrimonio fallito, i continui crudeli attacchi della stampa che dopo l’entrata in scena di Diana la tormenteranno ancora di più paragonandole in modo spregevole. Una “violenza” ingiusta e maschilista, vittima di quello che oggi conosciamo come bodyshaming argomento che soprattutto negli ultimi tempi è stato sollevato ed è al centro del dibattito pubblico. “Tarchiata, scontrosa, un incubo”, così viene appellata confrontandola alla perfetta e stilosa Diana, senza mai riconoscerle l’impegno benefico, giudicandola solo dall’apparenza: “Mantengo un basso profilo, lo sai. Non voglio lodi, attenzioni o gratitudine, ma sono umana e a volte anche io ne avrei bisogno. Lavorare nel Terzo Mondo, al caldo e tra la miseria per fare beneficenza. Ma quale giornale me lo ha riconosciuto? Qualcuno mi ha ringraziata? No”, si sfoga Anna, interpretata da Erin Doherty, con sua madre incapace anche lei di darle conforto, passiva di fronte al dolore della figlia.
The Crown 4 ci insegna, così, che a qualsiasi livello della società, che tu sia una principessa o una donna del popolo, è sempre difficile essere una donna, combattere i pregiudizi, le umiliazioni, doversi quasi scusare di essere imperfetta ed emotiva, dover dimostrare il doppio rispetto agli uomini come ha fatto Margaret Thatcher, per esempio, o essere giudicata per il solo fatto di amare nonostante mille ostacoli come Camilla o essere considerata debole solo perché bella e graziosa come Diana.